La bastonata del Tar al test per turisti: ecco tutte le bugie di Solinas sul Covid

Dopo mesi di omissioni e cambi di versione sui test di ingresso per i turisti, il primo round sul Covid in Sardegna si è chiuso con un verdetto che boccia su tutta la linea il presidente Christian Solinas. Oggi il Tar ha sospeso l’obbligo del test – sierologico e molecolare – entro le quarantotto ore dall’arrivo nell’Isola. Solinas l’aveva imposto attraverso l’ordinanza firmata l’11 settembre. Il 13 la circolare esplicativa, con la marcia indietro per i sardi costretti a brevi viaggi di lavoro. Ma a stretto giro la decisione del Governo Conte di presentare ricorso, su proposta del ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Oggi la sospensiva concessa dal presidente del Tribunale, non sussistendo alcuna situazione di emergenza tale da giusitificare un provvedimento così restrittivo.

Il dispositivo odierno del Tar ha trasformato Solinas in re nudo e populista. Nudo dal momento che in questi giorni sono venute fuori tutte le mancate verità del capo della Giunta isolana; populista perché il governatore, insieme alla sua maggioranza, si lagna da settimane contro la stampa nazionale, rea di aver parlato male della Sardegna. In realtà è stato Solinas a non voler concordare i test anti-Covid con il Governo, attraverso la Protezione civile, come lo stesso Boccia ha fatto sapere. Erano i giorni di fine agosto: Roma proponeva i cosiddetti “accordi di reciprocità con le Regioni”, ma il governatore sardo non accettò. Diceva: “O con tutte o con nessuna“.

Sardinia Post ricostruisce in questo pezzo l’intera querelle sui test per i turisti, una maratona di versioni fantasiose e sempre diverse che Solinas ha inaugurato a metà maggio, precisamente il 14, quando per la prima volta aveva parlato “di test rapidi all’arrivo”. Furono le società di gestione degli aeroporti isolani a bocciare immediatemente quella proposta, nel giro di ventiquattro ore, sostenendo che negli scali mancassero gli spazi per allestire un’area dedicata agli esami anti-Covid.

Il 17 maggio Solinas rilanciava e puntò tutto sui “test salivari“, perché nell’università dell’Insubria, ateneo voluto dai suoi amici leghisti, li stavano mettendo a punto. Ma il presidente della Regione aveva capito male, visto che quei test non solo non erano (e non sono) in commercio, ma allora esisteva giusto un prototipo. Fatto che il 21 maggio si registrava un altro ripensamento di Solinas che cambiò ancora nome alla strategia e parlò di “passaporto sanitario“. In buona sostanza il capo della Giunta isolana si riferiva a un certificato che attestasse la negatività. Il ministro Boccia lo marcò stretto da subito, spiegando “l’inesistenza di tale documento“.

Ormai Solinas viaggiava al ritmo di una sparata al giorno. Tanto che gli albergatori sardi, i più esposti alle fluttuazioni dell’industria vacanziera per via della ondivaga linea della Giunta, chiesero a Solinas di fare chiarezza. Ci pensò il presidente regionale Paolo Manca, che fece notare come il mercato turistico stesse reagendo alla ridicolaggine di Solinas: si registrarono una marea di cancellazioni (leggi qui). Era il 22 maggio. Il 25 Solinas, non contento – tanto lui non ci stava rimettendo nulla – lanciò la proposta dell’autocertificazione, una roba che manco a Carnevale. Praticamente chi veniva in Sardegna doveva fare quasi una dedica su foglio bianco, scrivendo di stare benissimo. Lo sanno anche le pietre che in materia sanitaria non esiste l’autocertificazione, nemmeno in tempo di no-vax, rettiliani e negazionisti. Solo un medico può accertare lo stato di salute di una persona: frequentare l’università della vita non dà alcun titolo per farlo.

Il 26 maggio il presidente della Regione venne invitato nel programma radiofonico ‘Un  giorno da pecora’, perché ormai le giravolte di Solinas erano la barzelletta nazionale. Tanto che il capo della Giunta sarda non deluse e cambiò ancora idea parlando di “passaporto di negatività“. Quinta versione in dodici giorni. Era il 26 maggio. ll 7 giugno persino l’assessorato alla Sanità aveva bocciato le fantasiose proposte di Solinas spiegando perché i test sierologici, allora, non avessero un senso.

Quindi Solinas – per rimediare ai suoi errori, convinto di vendere una Sardegna bucolica e tirato per la giacchetta dal commissario della Lega, Eugenio Zoffili – abbandonò ogni proposito sui controlli. Il capo della Giunta si limitò a lanciare il “beni benius“. Il saluto in limba. Ovvero: i turisti in arrivo si dovevano registrare sul portale della Regione e in cambio di un’autodichiarazione in cui scrivevano di sentirsi in ottima forma, ricevevano il bevenuto in sardo. Non è dato sapere in quanti se lo siano incorniciato e appeso in cameretta.

Si arriva così a inizio estate. Nell’Isola si entra liberamente. Sino a fine luglio i casi di Covid sono quasi inesistenti. Poi però la musica cambia: prima i giovani a Porto Rotondo, poi i casi a Porto Cervo. La pandemia esplode di nuovo. Si toccano punte di cento contagi al giorno, un record. La Regione, attraverso il suo ufficio stampa, pensa che la comunicazione sia un fastidioso fardello che impedisce di andare al mare. E infatti non si prende la briga di costruire uno straccio di canovaccio narrativo in cui spiegare cosa stava succedendo in Sardegna. Che diventa così l’Isola-focolaio, piaccia o meno, proprio per via dei contagi in aumento.

Solinas e i suoi l’unica cosa che riescono a fare è piangersi addosso contro i giornali cattivi che “danneggiano l’immagine della nostra terra”, come se un Governo regionale così confuso non fosse il vero problema. Quindi Solinas, col supporto di Michele Pais, il presidente del Consiglio regionale, prova a far leva sulla permalosità del sardo medio e annuncia ricorsi. Ma non finisce qui: il governatore rilancia di nuovo la pantomima del test, in nome del diritto alla salute di cittadini (poi però i malati oncologici vengono lasciati sotto il sole e obbligati a non rispettare il distanziamento sociale). L’11 settembre è pronta la nuova ordinanza. Che a tempo di record è diventata carta straccia. Oggi, a conclusione del primo round.

Solinas all’ora di pranzo ha convocato una conferenza stampa, in cui ha provato a dire che Roma ce l’ha con la Sardegna perché è governata dal centrodestra. E poi ha promesso che lui andrà sino in fondo. Il 7 ottobre è prevista l’udienza di merito sulla decisione odierna del Tar. Il presidente ha deciso di affidarsi gli amministrativisti Marco Porcu e Mauro Barberio, che con certezza faranno opposizione in Consiglio di Stato, nel caso in cui tra due settimane la sospensiva dovesse diventare bocciatura definitiva. Solinas prova a mostrare i muscoli, scambiando la Regione per una palestra.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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