Rimpasto, Solinas cambia strategia per la 5° volta: “Dai partiti aspetto le proposte”

Alessandra Carta

Christian Solinas ha cambiato strategia. Per la quinta volta in due mesi. Adesso sul rimpasto della Giunta il presidente della Regione dice che dai partiti del centrodestra aspetta “proposte e curricula“. Così, almeno, è scritto in una nota diffusa ieri sera dopo l’incontro a Roma con il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ormai un ex amico. E infatti nei rispettivi comunicati non solo l’allenza Lega-Psd’Az non viene mai citata, ma tra i due non ci sono state sviolinate reciproche, come invece accadeva ai vecchi tempi.

Ma andiamo con ordine. Solinas, viste anche le dimissioni di Alessandra Zedda dall’assessorato al Lavoro, non può più fare melina col rimpasto. Ma siccome la situazione in maggioranza è talmente ingarbugliata, il governatore ha deciso che la prima mossa devono farla i partiti e non più lui.

Basta recuperare le cronache degli ultimi due mesi per contare quante volte Solinas ha cambiato idea sulla linea da seguire. Il primo ordine del governatore è datato 9 settembre. La Lega, il giorno precedente, aveva liberato la casella dei Trasporti con le dimissioni di Giorgio Todde, l’ogliastrino entrato in rotta di collisione con i vertici nazionali del Carroccio.

Nel giro di poche ore ci pensò il coordinatore delle camicie versi nell’Isola, Dario Giagoni, allora ancora consigliere regionale poi eletto deputato alle Politiche del 25 settembre, a comunicare a Solinas il nome del nuovo assessore. Il prescelto era Pierluigi Saiu, capogruppo nell’Aula di via Roma. Ma siccome Salvini non aveva accontentato il Psd’Az sulle candidature per il Parlamento, il governatore sardo restituì la pariglia bloccando la staffetta tra Todde e Saiu.

Ai microfoni della Rai, Solinas comunicò di prendere l‘interim ai Trasporti e giustificò la mossa sostenendo da un lato che era meglio tenere le bocce ferme sino a dopo il voto e per un altro verso paventò la possibilità di cambiare più caselle nella squadra di governo. Ecco perché, a suo dire, era meglio congelare tutto.

La frenata contro la Lega era stata talmente dura che Solinas, sempre prima del 25 settembre, ci pensò due volte prima di andare a Pontida, dove i leghisti si ritrovano ogni anno. Poi rotti gli indugi e preso l’aereo, Solinas partecipò alla festa del Carroccio provando a recuperare con la fatidica frase “noi crediamo solo in Salvini“. Ma ormai la frittata era fatta, il gelo tra i due era calato.

Il 28 settembre, chiuse finalmente le urne delle elezioni, il rimpasto sarebbe dovuto essere in cima alla lista. Invece ecco un nuovo cambio di strategia, il secondo per Solinas: tre giorni dopo le Politiche in cui Lega e Psd’Az insieme hanno incassato un pessimo risultato, raccogliendo il 6,52 per cento alla Camera e il 7,15 al Senato, il capo della Giunta sarda ha rilanciato l’azzeramento di tutte le deleghe.

Il rimpasto sembrava vicino. Invece ad arrivare è stato solo il terzo cambio di linea: d’improvviso Solinas ha sostenuto che la necessità di celebrare prima gli Stati generali del centrodestra, allargandoli anche ai sindaci, come chiesto da alcuni alleati. Siamo già a ottobre.

Nessuno immaginava che sarebbe stata una telenovela. Pochi giorni prima del summit di coalizione, da tenere dal giorno 20 al 22, il governatore si è accorto che il convento di Bultei, scelto come location, non ci sarebbe stato spazio anche per le fasce tricolori. Quindi, evento annullato, niente Stati generali. Quarto cambio di strategia.

Ieri sera la quinta variazione sul da farsi. E chissà se è l’ultima o ne seguiranno delle altre: il presidente della Regione attende “la formulazione di proposte per la nascita della nuova Giunta regionale”, è la frase testuale scritta nella nota diffusa dall’Ufficio stampa alle 17.44.

Sarà la volta buona? Chissà. Anche perché Solinas non ha chiarito se il rimpasto si tradurrà in una semplice sostituzione dei dimissionari o ci sarà un rimescolamento delle deleghe. Nel primo caso, la partita si chiuderebbe in pochi minuti con le indicazioni della Lega ai Trasporti, dei Fratelli d’Italia all’Ambiente e di Forza Italia al Lavoro. Ma così non verrebbe dato il secondo assessorato all’Udc e resterebbe fuori pure l’amico di Solinas, Carlo Doria, rimasto senza incarico dopo la mancata rielezione in Senato.

Oggi Solinas è un presidente debolissimo che non può più tirare la corda, tanto da aver passato agli alleati la palla. Nello stesso tempo, una leadership così incerta e ballerina come quella del presidente sardista ha finito per rendere inconsistente pure gli stessi partiti della maggioranza, letteralmente succubi del mancato decisionismo di Solinas.

Alessandra Carta

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