L’addio della Zedda, il processo per peculato, i milioni del Lavoro e gli obblighi di Solinas

Alessandra Carta

Alessandra Zedda non è più l’assessora al Lavoro. Da ieri quando, a sorpresa, almeno per i non berlusconiani della Sardegna, ha annunciato le dimissioni dalla Giunta e dalla vicepresidenza della Regione scegliendo di fare il soldato ‘semplice’ in Consiglio regionale, dove resta titolare di uno scranno conquistato alle Regionali del 2019.

La mossa della berlusconiana, sostituita con il compagno di partito Giuseppe Fasolino, a cui Christian Solinas ha assegnato sia l’interim al Lavoro che la seconda poltrona della Regione, stanno scatenando ridde di supposizioni. A quasi nessuno sembra bastare il messaggio via WhatsApp mandato dalla Zedda nella chat della Giunta e in cui l’assessora dimissionaria parla di “scelta individuale” ma senza spiegare le ragioni che l’hanno spinta a lasciare.

La Zedda con certezza si sta giocando la candidatura alle Regionali del 2024, specie adesso che Solinas non è più un candidato su cui scommettere per via dell’abuso d’ufficio di cui è accusato nel processo sulle nomine dei Dg Silvia Curto e Pasquale Antonio Belloi. Per la legge Severino, anche solo in caso di condanna in primo grado per quel reato è prevista la sospensione dall’incarico. Con le dimissioni dalla Giunta a un anno e tre mesi dalla fine della legislatura, qualora corresse per la presidenza della Regione, la Zedda potrebbe fare una campagna elettorale in cui contro Solinas dice di tutto. Sotto questo aspetto l’addio di ieri all’Esecutivo ha messo l’assessora uscente nelle condizioni di avere le mani libere. Se non del tutto, visto che resta una consigliera del centrodestra, almeno in parte.

C’è però un particolare di non poco conto: anche la Zedda è a processo per un vicenda che riguarda un finanziamento di 750mila euro dato alla ‘Fm fabbricazioni metalliche’. Secondo l’accusa, la società non ne avrebbe avuto diritto. La Zedda è sul banco degli imputati perché quei soldi, derivanti da fondi Ue, sono stati gestiti dal suo assessorato quando guidava l’Industria nella Giunta di Cappellacci tra il 2009 e il 2014. Lo stesso ex presidente della Regione è una delle sei persone a processo.

Delle due l’una: o la Zedda sa di non c’entrare assolutamente nulla con quelle irregolarità oppure la prescrizione è nell’ordine delle cose. I maligni, senza metterci la faccia, ieri a Palazzo hanno provato a legare le dimissioni dell’assessora con il processo in corso, quasi a voler dire che, al contrario, la Zedda sa il fatto suo e ha deciso il passo indietro. Ma se così fosse, non ci sarebbe stato motivo per non informare anzitempo Solinas. Invece la berlusconiana, malgrado la serata passata accanto al governatore al teatro Massimo di Cagliari per la presentazione del film su Gigi Riva, non ha scucito parola. Solinas ha saputo con il messaggio su WhatsApp che stava perdendo un altro ‘pezzo’ dell’Esecutivo.

Da ambienti vicini all’assessora dimissionaria, la narrazione è ben altra. L’ormai ex titolare del Lavoro ha lasciato l’incarico perché non ne poteva più dei rapporti con Solinas. Del resto il presidente in più di un’occasione ha disertato la Giunta e lasciato alla Zedda la patata bollente. Si pensi, per esempio, alle misure che la Regione avrebbe dovuto adottare in piena pandemia per controllare i turisti in arrivo (leggi qui). Era luglio 2021. Ma i casi si sprecano: c’è l’assalto alle coste di aprile 2020 con la delibera che dava il via libera alla realizzazione di un hotel a cinque stelle sul mare di Castiadas, nel Sud dell’Isola (qui l’approfondimento di Sardinia Post).

Non è finita: la Zedda si era ribellata a Solinas quando a maggio 2021 è stata nomina alla guida di Aspal, l’Agenzia regionale per l’occupazione, la precaria della pubblica amministrazione Maika Aversano. In quell’occasione l’allora assessora si era rifiutata di votare la delibera sull’ingaggio della nuova Dg (qui lo scontro politico). Eppure su Aspal la Zedda, da assessora al Lavoro, aveva la supervisione. Si può ricordare anche la nomina della nuova responsabile dell’Anticorruzione in Regione: anche in quella occasione, a gennaio 2021, Solinas non era in Giunta e ha lasciato firmare alla Zedda l’atto pubblico. Ma sulla vicenda c’erano un ricorso e molte proteste politiche (leggi qui).

Insomma, la carne al fuoco è stata abbastanza, tale da giustificare un divorzio unilaterale tra il governatore e la berlusconiana. A cui i nemici, dalle pagine de L’Unione Sarda pur senza rivelare il proprio nome, hanno fatto notare che la Zedda non è una mammoletta, tanto meno una vittima: attraverso gli uffici del Lavoro ha gestito qualcosa come 400 milioni di euro, inclusi i bandi dei ristori per la pandemia. E non si può certo dire che l’assessorato sia stato campione di velocità. Tutt’altro. Addirittura la gestione del bando ‘Resisto’, sempre stando a quanto ricorda il quotidiano di Cagliari, è stata definita “fallimentare” in ambienti vicini a Solinas.

C’è poi una lunga serie di vertenze su cui l’azione della Zedda è stata definita ugualmente “inutile”. Vengono citati i casi di AirItaly, Eurallumina e Portovesme. Pure su questi fronti la Zedda esce a pezzi, stando a quanto le stanno dicendo alle spalle in queste ore i nemici interni. Di sicuro questi quasi quattro anni di governo di centrodestra sono stati un disastro e la Zedda è una delle co-responsabili, questo è un dato di fatto.

Adesso i fari sono puntati tutti sul rimpasto, anche perché una fine anticipata della legislatura non è nell’aria. Specie perché comprometterebbe irrimediabilmente l’esito delle prossime Regionali: equivarrebbe a un’ammissione di inadeguatezza che gli elettori non perdonerebbero all’attuale maggioranza. L’unica strada che può percorrere Solinas è provare a fare il leader riunendo gli alleati e decidendo una volta per tutte di chiudere un rimpasto che si trascina da un anno e mezzo.

Alessandra Carta

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