Da Franciscu Sedda – Docente di Semiotica all’Università di Cagliari, leader di A Innantis! – riceviamo e pubblichiamo.
Per via della peste suina la carne e l’economia sarda hanno subito un lunghissimo embargo. Adesso che le minacce arrivano da fuori, sia per il comparto suino che ovino, è necessario mettere in sicurezza la nostra terra con altrettanta fermezza.
Quanto ciò sia necessario lo conferma un report dell’Unione Europea (“Bluetongue Virus in Europe” – Updated Outbreak Assessment #10) che ha certificato che i sierotipi che hanno scatenato la nuova terribile ondata di Lingua Blu in Sardegna erano già presenti in Spagna e Francia da qualche mese. È dunque molto probabile che proprio da lì siano arrivati sulla nostra isola attraverso l’ingresso di capi di animali infetti.
In questa fase si è concentrati a risolvere l’emergenza ma se vogliamo davvero difendere uno dei nostri settori strategici (oltre che identitari) e curare davvero i nostri interessi economici non si può sempre inseguire l’emergenza. Tanto più che proprio in questo caso la nostra condizione di isola ci dà un vantaggio competitivo che è colpevole e insensato non sfruttare.
Per il futuro bisogna seriamente lavorare a un sistema di quarantena nei porti sardi: ovvero allestire delle stalle per gli ovini e i bovini che arrivano dall’esterno, in modo che si possano fare controlli più approfonditi sulle varie patologie degli animali prima che entrino sul nostro territorio.
È ciò che si fa in Australia, dove ogni animale vivo che entra deve fare dei periodi di quarantena in stalle pubbliche. A spese di chi fa l’importazione e senza gravare sulle casse pubbliche. Non si tratta di non fidarsi delle analisi fatte fuori ma di avere un livello in più di sicurezza attraverso analisi fatte da noi.
Immagino che chi commercia possa non gradire questo passaggio e i relativi costi. Ma quale è il costo che stiamo pagando ora? Non è forse molto più alto? I focolai sono quasi 3.300. La Lingua Blu sta colpendo un terzo del nostro patrimonio ovino. Le nostre aziende sono allo stremo.
È decisamente meglio investire tutti – pubblico e privato – per prevenire e dare sicurezza a un comparto così importante per l’economia sarda piuttosto che pagare il prezzo di crisi come questa.
Intanto, da parte mia e di A innantis! la massima solidarietà alle tante aziende che stanno soffrendo e combattendo questa ennesima battaglia per sopravvivere e dare continuità a una tradizione sarda di eccellenza.