Referendum, voto in Sardegna: il No stravince ovunque. Record a Iglesias e Oristano

I numeri sul voto in Sardegna: le percentuali del No nei capoluoghi e nelle principali città. L’Isola è la regione italiana che più convintamente ha bocciato la riforma.

Sardegna regina del No in Italia col 72,22 per cento, pari a 616.791 voti (su 859.158). Così da Cagliari a Sassari che, sostanzialmente, si sono equivalse: nel capoluogo dell’Isola la riforma è stata bocciata col 69,71 per cento, mentre nella prima città del Nord-ovest il No ha prevalso col 69,67.

Tuttavia, gli oppositori della riforma Renzi-Boschi si sono concentrati in misura maggiore nelle altre due storiche province. A Oristano – record tra i capoluoghi – il No ha vinto col 75,52 per cento. Quindi 3,3 punti sopra la media regionale. Stesso trend per Nuoro, dove il No ha prevalso col 74,18.

Tra gli ex capoluoghi boom di No a Iglesias: 77,26 per cento che, tra i centri urbani, vale la percentuale più alta di tutta la Sardegna. Seguono Tortolì (73,75), Sanluri (73,72), Villacidro (73,34), Carbonia (72,17) e Olbia (70,97). A distanza Lanusei (58,69): qui la vittoria del No è stata ugualmente netta, ma più in linea coi numeri nazionali che non col trend sardo, cioè con una forbice intorno ai dieci punti base.

In assoluto è Maracalagonis il Comune sardo dove il No ha prevalso con un distacco maggiore: 83,85 per cento. Alle urne 3.691 elettori su un totale di 6.509. Il Sì, invece, ha vinto a Semestene nel Sassarese e ad Armungia nella provincia del Sud Sardegna: in entrambi i casi si tratta di centri piccolissimi, rispettivamente con 49 e 261 votanti.

Trasferendo i dati locali sui big della politica, per il governatore Francesco Pigliaru e il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganauentrambi sassaresi ed entrambi per il Sì – il voto di ieri è stata disfatta. Idem per il sindaco Nicola Sanna, altro dem, così come il senatore Silvio Lai e la deputata Giovanna Sanna.

Batosta elettorale pure per Renato Soru che a Sanluri, la sua città, aveva organizzato la convention delle polemiche, quella in cui l’eurodeputato disse che si doveva cambiare la Costituzione, e quindi votare Sì, perché in Italia non esisteva più “un pericolo fascista” (leggi qui).

Per restare nel campo dei parlamentari, perdono tutti: le deputate Romina Mura e Caterina Pes, rispettivamente a Sadali (68,63 per cento) e a Oristano. Su Nuoro e Cagliari la sconfitta travolge altri due esponenti di Palazzo Madama: Giuseppe Luigi Cucca e Ignazio Angioni. Tra gli eletti Pd a Montecitorio, nel Sulcis perdono Francesco Sanna ed Emanuele Cani, a Olbia Gian Piero Scanu, nel Medio Campidano Siro Marrocu.

Quanto agli altri partiti, la riforma Renzi-Boschi l’ha sostenuta alla Camera il deputato Roberto Capelli (Centro Demcoratico), mentre si è opposto Michele Piras (Sel). E a proposito di vendoliani, in Sardegna non ha funzionato nemmeno l’appello al So lanciato dal senatore Luciano Uras. Un appello che ha raccolto e sostenuto anche il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, finito nei giorni scorsi nel mirino di Marco Travaglio proprio per via della decisione di non rivelare il voto (leggi qui).

Da oggi si capirà quali effetti avrà in Sardegna l’esito del referendum. Specie con lo sguardo rivolto verso la Regione dove le forze dell’area sovranista e indipendentista – su tutti Partito dei Sardi e Rosso Mori – escono rafforzati da questa chiamata alle urne.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

LEGGI ANCHE: Costituzione, riforma bocciata e Renzi a casa. Sardegna regina del No (72,2%)

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