Referendum, i vertici della Regione con Renzi: dopo Pigliaru a dire sì è Ganau

Entra nel vivo la campagna referendaria: dopo il governatore Francesco Pigliaru anche il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, annuncia il Sì.

Si schierano a favore del referendum costituzionale i vertici della Regione: dopo il governatore Francesco Pigliaru anche il presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, ufficializza il proprio Sì alle urne del 4 dicembre. La conferma arriva il giorno dopo la convention di Sassari, dove Pigliaru e Ganau hanno partecipato all’apertura della campagna referendaria ‘battezzata’ dal sottosegretario Luca Lotti.

La motivazione del sostegno alla linea del Governo si muove nel solco della specialità statutaria sarda che “non verrà affatto intaccata dalla riforma costituzionale”, sostiene Ganau. Secondo il quale “la nascita del nuovo Senato (a composizione ridotta) diventerà uno spazio di confronto con le regioni, sede ideale per elaborare un nuovo e differenziato sistema nei rapporti con lo Stato”. Il capo dell’Assemblea dice ancora: “Il 4 dicembre non siamo chiamati a votare la fiducia all’Esecutivo nazionale, ci dobbiamo esclusivamente esprimere sulla modifica dell’assetto costituzionale che in Italia è necessaria, perché l’attuale iter legislativo, per via del bicameralismo perfetto, è troppo lento”.

Pigliaru, sempre a Sassari, a sostegno del Sì ha ricordato che “l’autonomia della Sardegna non cambierà perché ci sono ampie rassicurazioni da parte del Governo. Ma ciò deriva anche dalle clausole di salvaguardia che blindano lo statuto regionale”. Di qui l’endorsement alla campagna referendaria del Pd, di cui Pigliaru fa parte pur non avendo tessera, mentre Ganau ne è un dirigente.

A questo punto, sono tre gli esponenti della Regione allineati col premier Matteo Renzi: prima di Pigliaru e Ganau, a favore della riforma si era schierato l’assessore-costituzionalista Gianmario Demuro. Ad aprile l’esponente della Giunta aveva diffuso una nota sostenendo che il ddl diventato legge non “svilisce l’autonomia della Sardegna, ma anzi la rafforza perché viene sancito il principio dell’intesa in caso di rielaborazione degli statuti“.

Sul fronte opposto, quello del No, ecco invece i partiti autonomisti e sovranisti, dal Psd’Az ai RossoMori che hanno avviato la campagna referendaria la scorsa settimana. Con una postilla che è suonata a dichiarazione di guerra: “Se in Sardegna il fronte del Sì dovesse perdere, il presidente Pigliaru avrà il dovere di fare un passo indietro“. Il dibattito sul 4 dicembre è dunque più che aperto, anche nell’Isola. (al. car.)

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