L’ospedale anziché il Sant’Elia, i conti sballati di Solinas: Giunta senza potere, area del Comune

Alessandra Carta

Adesso spunta l’atto notarile numero 2347 nella querelle di Sant’Elia, quella per cui Christian Solinas accusa – non si sa bene chi – di “alimentare confusione e paure” per non far realizzare un nuovo ospedale al posto dello stadio. In realtà a non tornare sono proprio le mosse del governatore.

L’atto notarile in questione, datato 5 luglio del 1961 e firmato davanti al notaio Francesco Vacca, è la compravendita del terreno di Sant’Elia. A vendere fu la Regione, ad acquistare il Comune. Obiettivo: realizzare lo stadio negli anni d’oro del Cagliari, un’epoca culminata con lo scudetto del ’70. Ecco: su quell’area la Giunta non ha alcun potere perché è di pertinenza municipale. La Regione è solo l’ex proprietaria che avrebbe potuto rivendicare la titolarità solo nel caso in cui non si fosse costruita la struttura sportiva.

Ora: comunque la si legga, la faccenda è strana. Perché se Solinas pensa di fermare il nuovo stadio per ridare validità alla postilla sul cambio di proprietà, sarebbe un caso più unico che raro. Anche perché nello studio commissionato nel 2021 agli uffici della Sanità per capire dove costruire un eventuale nuovo ospedale a Cagliari, i terreni di Sant’Elia non sono stati nemmeno citati come opzione possibile, proprio perché fuori dal controllo della Regione. Ma il discorso è speculare facendo l’ipotesi inversa: visto che la competenza è del Comune, non si capisce dove Solinas voglia andare a parare con la sua ostinazione su Sant’Elia, tanto da aver rotto col sindaco Paolo Truzzu, suo alleato di centrodestra, e con parte della maggioranza in Regione. Vero che Forza Italia e Fratelli d’Italia gli hanno dato la loro lezione disertando il vertice di ieri, ma Solinas le sue polpettine avvelenate le sta servendo da febbraio. Da quando ha imposto nella Finanziaria 2023 l’Accordo di programma tra Regione e Comune, lasciando credere che fosse la strada per dare i 50 milioni di co-finanziamento pubblico. Invece proprio in quel modo ha bloccato le risorse.

La domanda è una: perché Solinas si sta mettendo il mondo contro? Sebbene non abbia intenzione di ricandidarsi, viste le indagini a suo carico aperte dalla Procura, inimicarsi gli alleati significa bruciarsi la possibilità di chiedere una pista di atterraggio alternativa alla presidenza, non avendo lui un lavoro ed essendo sfumate le occasioni che in questi anni aveva provato a costruirsi: prima il concorso al Tar, al quale poi non ha partecipato; poi le docenze all’Unilink di Roma e all’Università di Tirana in Albania, addirittura finite con l’accusa di corruzione.

Per tornare allo stadio: Solinas vuole decidere al posto del Comune, di cui però non può fare a meno per ottenere un cambio di destinazione urbanistica, visto che le strutture sportive e gli ospedali sono classificati in maniera differente. Ma più ancora: nel caso di espropri, la parte del cattivo dovrebbe farla il Municipio e non la Regione. È evidente che c’è un non detto ancora taciuto dal centrodestra, le stranezze intorno a questa lite su Sant’Elia crescono col passare dei giorni.

Salvo ulteriori rinvii, la resa dei conti nel centrodestra è attesa per venerdì, giorno in cui è stato riprogrammato il vertice di maggioranza. Con Fratelli d’Italia e Forza Italia che si sono ritrovate su identiche posizioni anti-Solinas. Peraltro: il Psd’Az, attraverso il consigliere regionale Giovanni Satta, ha provato ieri sera a esercitare da paciere d’accordo con il presidente dell’Aula e coordinatore della Lega, Michele Pais. I due, attraverso un messaggio WhatsApp, hanno chiamato a raccolta tutti i consiglieri della maggioranza per oggi alle 18,30. Anche per arrivare “a definire una linea comune con la stampa”. Sembra sia finita come ieri: le adesioni devono essere state talmente poche, che Pais e Satta hanno sospeso l’incontro. Ufficialmente per un lutto in casa di uno dei consiglieri di centrodestra (una roba mai vista).

Oggi i capigruppi di centrosinistra e M5s hanno convocato penne e taccuini per fare sintesi sulle mosse di Solinas e alleati. Da Gianfranco Ganau (Pd) a Eugenio Lai (Verdi-Sinistra sarda) passando per Francesco Agus (Progressisti) e Alessandro Solinas (M5s), hanno parlato tutti di “legislatura finita”. Il centrodestra è ai ferri corti. Ma nessuna coalizione è ancora pronta per tornare alle urne. Forse, paradossalmente, conviene proprio alla maggioranza liquidare Solinas e ritentare la scalata alla Regione con un nuovo candidato. Non è escluso che questo succeda a settembre. Per ora la sfilacciata coalizione di Solinas continua a restare in sella tra liti e paralisi amministrativa.

Alessandra Carta

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