I due Corona dietro il pranzo a Sardara: ecco i rapporti dei fratelli Gianni e Tore

Potenti. Potentissimi. In tempi diversi e quasi in una staffetta familiare, ma comunque ai vertici del giro che conta da molti anni. Sono i fratelli Gianni e Tore Corona, all’anagrafe Giovanni e Salvatore. Del ’63 il primo; del ’64 il secondo. Appena quindici mesi separano questi due fratelli nati a Jerzu, in Ogliastra, e la cui notorietà sta superando i confini nazionali. Tutto ruota intorno al banchetto di Sardara, celeberrimo pranzo costato l’accusa di peculato a militari e manager pubblici (uno di loro deve anche rispondere di omissione in atti d’ufficio). Era il 7 aprile scorso quando al più grande dei due Corona, commercialista e imprenditore, venne l’idea di uno spuntino esclusivo nel ristorante di Sardegna Termale, struttura nel Sud dell’Isola di cui è uno dei tre proprietari.

L’ultima indiscrezione su Sardara l’ha rilanciata l’altro giorno Il Fatto Quotidiano. Perché seduto a tavola, dopo un passaparola che ha sommato in piena zona arancione una trentina di invitati, c’era pure Tore, fratello di Gianni, quello che in famiglia aveva fatto fortuna nei Ds prima e nel Pd poi. Tore Corona è arrivato a diventare il presidente della Fondazione Berlinguer, nata nel 2007, perché così vollero i Democratici di sinistra che nell’Isola erano la Sinistra federalista sarda, di cui il più piccolo dei due fratelli jerzesi fu segretario organizzativo regionale dal 2005 al 2007. Corona junior si ‘riciclò’ perfettamente anche con la svolta Pd, dove è stato a lungo funzionario a partire dal 2009.

Il giornale di Marco Travaglio ha legato il banchetto di Sardara alla vittoria dell’appalto milionario da parte della società in cui lavora oggi Tore Corona. Si tratta della Coopservice, sede legale a Reggio Emilia, un miliardo di fatturato e un business che spazia dalla pulizie civili a quelle industriali e sanitarie, passando per la gestione e la manutenzione di immobili e impianti, nonché la gestione di forniture energetiche e servizi di sicurezza e vigilanza, trasporto e movimentazione merci. La coop si occupa pure di traslochi civili e industriali. Nel sito ci sono solo grafici di successo: fatturato in crescita, al pari degli addetti.

La Coopservice ha vinto l’appalto al Parco geominerario della Sardegna, illuminante idea politica che nel 2001 prese forma per gestire otto aree della Sardegna con vocazione mineraria, ma trasformato anche quello in carrozzone da cambiale elettorale, dove tutti, sinistra e destra, hanno messo dentro nel tempo amici e conoscenti. Fatto sta che nell’agosto del 2019, quando la Sardegna era passata in mano alla coalizione guidata da Christian Solinas (i sardi bocciarono in maniera rotonda la gestione di Francesco Pigliaru e alleati), l’Aspal pubblicò il bando per “l’affidamento del servizio di facility management e gestione delle attività nelle aree del Parco per un periodo di ventiquattro mesi” (qui il disciplinare di gara)

L’Aspal è l’Agenzia per le politiche attive del lavoro. Allora la guidava Massimo Temussi, il manager che dopo un primo e breve amore, da giovane, coi Ds di Antonello Cabras, ha poi fatto fortuna nella pubblica amministrazione col centrodestra. Salvo poi essere ingaggiato nel 2014 pure dal centrosinistra di Pigliaru quando l’assessore al Lavoro era Virginia Mura. Quel bando di Aspal per il Parco geominerario (qui l’apertura della procedura telematica) a fine 2020 è stato aggiudicato alla Coopservice, terza classificata in una gara con quattro offerte. Valore: 39.154.644,13 euro, “di cui € 32.093.970,60 a titolo di imponibile e 7.060.673,53 euro quale Iva al 22 per cento”. Il maxi investimento, si legge ancora nella determina dell’Agenzia, è coperto attraverso il capitolo “Sc02.0178, Missione 9, Programma 2 del bilancio di previsione dell’Aspal 2020-2022 (qui l’atto pubblico del 21 dicembre 2020)”.

Tralasciando il fatto che sull’assegnazione di Aspal c’è un ricorso aperto, Tore Corona può essere benissimo “l’amico” a cui ha fatto riferimento, in un’intervista a La Nuova Sardegna, l’ex assessore all’Urbanistica, Cristiano Erriu, quando ha spiegato perché si trovasse a Sardara invitato da una persona a lui vicina, ha detto. Erriu è infatti il primo dei fedelissimi del gruppo Pd guidato da Paolo Fadda, gruppo al quale appartiene pure Corona junior. Ma prima di approdare nell’area Fadda, il più piccolo dei due fratelli ogliastrini era in sintonia con Cabras. Di certo la nomina di Gianni Corona ad amministratore unico di Cagliari free zone (Cfz) è avvenuta nel maggio del 2018 col beneplacito dell’area Cabras, non fosse altro che il presidente dell’Autorità portuale era già Massimo Deiana (ex assessore ai Trasporti che di Cabras è parente acquisito). Per Gianni Corona alla guida di Cfz, società nata nel 2016 per provare a realizzare la zona franca nel porto di Cagliari, si spese pure l’allora consigliere regionale Franco Sabatini, ogliastrino come i Corona.

Sardinia Post, rileggendo una parte degli inviti a Sardara, ha ricostruito che il passaparola sul banchetto di Sardara ha molto a che fare con la geografia del Psd’Az, secondo preferenze che tengono conto degli  equilibri mutati nel cerchio magico del governatore (qui la prima puntata, qui la seconda). Anche perché il maggiore dei Corona, Gianni appunto, ha sostenuto la campagna elettorale di Solinas, per il tramite dei fratelli Esu, Mauro il portavoce e Stefano il consulente nell’assessorato agli Enti locali, dove il dg è Umberto Oppus, sindaco di Mandas, candidato col Psd’Az ma non è stato eletto alle Regionali vinte da Solinas. Oppus è anche uno dei tre commissari che ha valutato le offerte nel bando di Aspal per il Parco geominerario della Sardegna. Un ente di cui fa parte anche il Comune di Gadoni attraverso Funtana Raminosa, giacimento di rame tra i più famosi in Europa. A Sardara c’era , tra gli altri, il sindaco di Gadoni, Francesco Mario Peddio, andato al banchetto alle terme insieme alla sorella Maria. Insomma: se a Sardara i Corona abbiano brindato davvero la vittoria della Coopservice, non è dato saperlo. Ma gli intrecci sono oggettivi e inconfutabili.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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