Danno erariale per tamponi pagati quasi il doppio. Ma Temussi parlava di notizia-fake

Alessandra Carta

Non è stata una fake news, ovvero una bufala, la notizia che in Ogliastra, per la campagna ‘Sardi e sicuri’ sul monitoraggio anti-Covid della popolazione, sono stati usati i tamponi cinesi VivaDiag. Era stato il nostro giornale a dare la notizia perché in quei giorni di gennaio 2021 la Francia li aveva banditi dal commercio, considerandoli inattendibili. Ma Massimo Temussi, che allora era il commissario straordinario dell’Ats, negò categoricamente la circostanza e sostenne che la Asl unica aveva ordinato i test di un’altra marca. Passati due anni e mezzo, invece viene fuori che l’Azienda per la tutela della salute aveva comprato proprio i VivaDiag pagandoli quasi il doppio rispetto al prezzo dell’offerta più vantaggiosa. Così ha ricostruito la Guardia di finanza in una lunga indagine su cui adesso la Corte dei conti ha aperto un fascicolo per danno erariale. E non sono spiccioli: per i giudici contabili sono usciti dalle casse pubbliche 3.524.260 euro che si sarebbero potuti risparmiare. La presunta violazione è imputata da due dirigenti dell’Ats, di cui le Fiamme gialle però non hanno diffuso i nomi.

Era gennaio 2021 quando, ancora in piena pandemia, Sardinia Post aveva raccontato che l’Ats, per lo screening di massa in Ogliastra, stava impiegando i tamponi banditi dalla Francia qualche giorno prima. I test antigenici in questione erano i VivaDiag prodotti in Cina dalla Vivachek Biotech, azienda con sede a Hangzhou. La determina di Ats è datata il 14 dicembre 2020. Costo dell’ordine: 5 milioni e 300mila euro, reagenti inclusi, come risulta dal documento numero 6470. Era il lotto 3 contrassegnato dalla Cig 852086583C. La Regione Sardegna, sempre per il tramite del capo di Ats, si era accodata a una maxi acquisto con il Piemonte capofila. Il nostro giornale aveva pubblicato anche questo file (clicca qui).

Ma Temussi bollò tutto come bufala attraverso una nota in cui diede, secondo lui, anche una piccola lezione di giornalismo. Che poi si è rivelata piccina piccina. “Riteniamo che l’informazione corretta sia fondamentale, soprattutto in un momento così delicato. Fake news e notizie fuorvianti creano solo allarmismo e scetticismo tra i cittadini, rischiando di compromettere il lavoro che si sta facendo sui territori in un momento in cui non possiamo abbassare la guardia nei confronti della pandemia”. Di più: nello stesso comunicato l’allora commissario Ats scrisse che “i test rapidi usati in Ogliastra sono di un’altra marca, la Joysbio“. Sempre cinesi ma prodotti nella città di Tianjin.

La bufala, a ben vedere, l’aveva detta Temussi. Sardinia Post questo aspetto l’aveva chiarito in quegli stessi giorni del 2021 pubblicando proprio lo screenshot della determina 6470 in cui risultava unicamente l’acquisto dei VivaDiag (leggi qui) per una somma totale di 3 milioni e 920mila euro (reagenti esclusi). I test acquistati ammontavano a un milione e 600mila unità, mentre ciascun pezzo è costato 2,45 euro. L’acquisto è stato fatto tramite la Pikdare spa, azienda di Casnate Con Bernate, nel Comasco. La quale nel prospetto delle offerte risulta essere la quinta classifica. Nella stessa determina 6470, con oggetto “Procedura d’urgenza sovraregionale, suddivisa in lotti, per la fornitura di test rapidi”, sono elencate tutta una serie di motivazioni per cui sono state escluse le proposte delle prime quattro ditte. Motivazioni che, a ben vedere, non sono state considerate sufficienti né dalla Guardia di finanza né dalla Corte dei Conti per evitare l’apertura del fascicolo sul danno erariale.

Se l’Ats avesse accettato la prima offerta, presenta dalla srl Lume import con test di marca Strongstep, il prezzo unitario sarebbe stato di 1,29 euro. Che, moltiplicato per la stessa quantità di un milione e 600mila unità, avrebbe fatto due milioni e 64mila euro. A cui ovviamente va sommato il costo dei reagenti. In una nota diffusa ieri, le Fiamme gialle hanno sottolineato che l’accettazione della proposta di Pikdare spa era “avvenuta ancor prima dell’ufficializzazione dell’iniziativa sanitaria e senza un preventivo studio e pianificazione degli approvvigionamenti necessari per l’esecuzione del testing di massa”. 

Altro capitolo, sempre rilevato da Corte dei Conti e finanzieri, riguarda “il quantitativo acquistato” che “è risultato sovradimensionato rispetto alle reali necessità“. Per gli screening ‘Sardi e sicuri’, l’Ats ha “utilizzato complessivamente 338.155 dispositivi”, risulta ancora dall’indagine. Non è dato sapere invece come giudici contabili e Fiamme gialle siano arrivati a quantificare il danno erariale da 3,5 milioni.

È agli atti pure un altro aspetto: proprio in quei giorni, dopo che il nostro giornale raccontò la vicenda dei tamponi cinesi banditi dalla Francia, l’assessorato alla Sanità guidato allora dal top manager Marcello Tidore (da inizio 2022 alla guida della Asl 8 di Cagliari) aprì un’indagine interna proprio per fare chiarezza sull’acquisto. Sempre in quei giorni, precisamente il giorno 16 gennaio, Sardinia Post invitò Temussi a rendere pubblica la fattura di acquisto dei test Joysbio, cosa mai avvenuta. Quattro giorni dopo la medesina richiesta venne inoltrata all’Ufficio stampa dell’Ats, con un uguale resito: nessuno ha mai risposto. Adesso il primo round chiuso, con due dirigenti dell’Ats accusati di danno erariale.

Alessandra Carta

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share