È il tassello che mancava. Ovvero capire come una trentina di persone, di destra e di sinistra, politici ed ex, manager e dirigenti pubblici, siano finiti tutti insieme alle terme di Sardara. Gli inviti al ristorante della struttura, nella località di Santa Maria Aquas, alla periferia del paese, li ha fatti Gianni Corona, uno dei tre imprenditori-proprietari.
È stato Corona, due mercoledì fa, a fare qualche telefonata per un veloce pranzo nel ristorante della struttura, che si chiama Sardegna termale. La nostra Isola era in zona arancione. Il locale, in teoria, poteva accogliere solo gli ospiti delle terme. Ma Corona ha chiamato qualche amico, lasciando libera la possibilità, per ciascun invitato, di portare qualche altra persona.
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Così il gruppetto inizialmente ristretto si è allargato. E adesso che si conoscono i nomi di diciannove commensali – quelli identificati dai militari della Guardia di finanza – si capisce anche l’eterogeneità degli invitati. Persone che sulla carta, in alcuni casi, potrebbero non azzeccarsi le une con le altre.
Fatto sta che Corona, a cui gli uomini delle Fiamme gialle hanno fatto un verbale con sanzione per aver violato le restrizioni anti-Covid, non poteva certo immaginare come sarebbe finita. Corona è il proprietario della struttura insieme ad altri due soci (hanno in concessione le nuove terme, la cui proprietà è del Comune).
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Da quando la notizia del pranzo finito col blitz è venuta fuori, sono emerse le più svariate ricostruzioni sul perché di quell’incontro conviviale. Sino a ipotizzare il vertice politico. In realtà, proprio la trasversalità degli inviti è l’imprinting sul fatto che sia stato un imprenditore a volere quel pranzo. Corona nella fattispecie.
Non solo: quando l’ex assessore regionale all’Urbanistica, Cristiano Erriu, ha ammesso la propria presenza a Sardara, non ha voluto fare nomi su chi l’avesse invitato al pranzo. Erriu si è limitato a dire che “è stato un amico”, ma non ha fatto volutamente nomi. Il racconto dell’ex assessore è proprio un anello di quel tam tam che ha portato a trenta e spiccioli i presenti al pranzo.
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Il caso di Sardara, in ogni caso, sembra aver fatto scoppiare un bubbone. malgrado la Sardegna fosse in zona arancione: pare sia successo anche altre volte che alcuni ristoranti abbiano aperto le proprie porte non solo per l’asporto, ma anche per consumare al tavolo. Il tutto rigorosamente in gran segreto. In ambienti politici si ragiona invece su chi abbia fatto la ‘soffiata’ alla Guardia di finanza.
Alessandra Carta
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