Sindaci a presidente Abbanoa: ‘A casa’. Ma lui: ‘Ho eseguito ordini della politica’

Il delegato della Regione, l’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna, aveva già detto al presidente di Abbanoa di andarsene. Ma Gabriele Racugno, dal canto suo, non solo rispediva al mittente l’invito alle dimissioni, ma spiegava i motivi della suo voler restare lì, compresa il fatto che sinora ha solo fatto “quello che la politica mi ha detto”. È in quel momento che dal parterre del Teatro Doglio a Cagliari, dove erano seduti i sindaci, si è levata una voce: “Adesso basta, non ti crediamo più”.

A urlare contro Racugno è stato il sindaco di Alghero, Mario Conoci, quota Psd’Az-Lega. Conoci è uno dei primi cittadini che oggi ha bocciato il bilancio 2019 della gestione Riformatori-Sardegna 20Venti, con Racugno presidente del Cda e amministratore delegato Fernando Ferri, ovvero l’ex manager Saras entrato di recente in rotta di collisione con Racugno e per questo uscito volontariamente di scena. Ferri era stato nominato a giugno 2019 in quota Sardegna 20Venti, scelto dal fondatore del movimento politico, Stefano Tunis.

Il fastidio espresso di Conoci rende perfettamente l’idea sull’aria che oggi tirava in Abbanoa, dove da mesi si respirava un clima pesantissimo. Per chiarezza: la colpa è in primo luogo del presidente Christian Solinas che ha voluto lì Racugno. Poi è vero che il governatore ha preso le distanze e ne ha sconfessato l’azione in Abbanoa, ma il Psd’Az, in questi mesi, non ha mai ammesso le proprie responsabilità. Da parte di Solinas e dei Quattro Mori, intervenuti anche attraverso il capogruppo in Consiglio regionale, Franco Mulas, c’è stato uno scaricabarile sugli altri.

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Così ha fatto oggi anche l’assessore Sanna, scelto da Solinas per rappresentare la Giunta nell’Assemblea odierna: “Il 12 giugno del 2020 questa Assise elesse il nuovo Cda della società, sul quale erano riposte molte aspettative, visto che il modello gestionale precedente aveva dimostrato qualche criticità, anche in relazione al fatto che ci fosse un solo uomo alla guida. Si è deciso di puntare su una governance di tipo orizzontale, per garantire alla società una migliore operatività e una gestione più efficiente. Purtroppo, la situazione è peggiorata al punto tale che dobbiamo mettere la parola fine a questa esperienza”. Quindi l’attacco frontale a Racugno: “Abbiamo un presidente che si è attributo il pagamento di emolumenti in una situazione non chiara, nonostante l’ufficio Affari societari abbia chiaramente indicato che questi non erano dovuti”.

Lo stralcio dell’intervento fatto da Sanna è stato pubblicato dall’agenzia Dire e si è concluso con la richiesta di dimissioni, “un gesto di responsabilità che si rende necessaria vista l’assenza di risultati. La fiducia al presidente Racugno è venuta meno”, ha chiosato ancora l’assessore. Duro pure il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, altra fascia tricolore che ha contestato la gestione Riformatori-Sardegna 20Venti. Truzzu, rivolgendosi a Racugno, ha detto: “I sindaci, insieme alla Regione, sono i veri proprietari della società, non è lei il proprietario. Non può essere approvato il bilancio che ha una perdita di 10 milioni di euro. Anche perché poi dovranno essere i sindaci a chiedere ai cittadini di pagare per coprire quelle risorse, un fatto inaccettabile in questo momento. La richiesta di dimissioni è assolutamente condivisibile, siamo stufi di questa gestione del tutto personalistica”.

Nel parterre il vociare era sempre più alto quando il presidente di Abbanoa ha preso la parola: “Io non ho alcuna intenzione di dimettermi – ha detto Racugno -. Il canto terzo del’Inferno ascrive ai posteri Papa Celestino V che si è dimesso. Non ci si dimette mai, lo si fa solo se si ha la consapevolezza di aver commesso degli errori. Se l’azionista di maggioranza (la Regione, ndr), ritiene che ci siano giuste cause per revocarmi, convocherà un’Assemblea e lo farà. A quel punto io valuterò se chinare la testa o impugnare“.

Sempre stando allo stralcio dell’intervento pubblicato da Dire, Racugno non ha rinunciato a una stoccata nei confronti di Solinas, paragonata a Ponzio Pilato. “Ho cercato più volte di parlare con il presidente, senza mai riuscirci. Lo stesso Solinas mi ha sempre detto che il mio riferimento doveva essere l’assessore Roberto Frongia, il quale mi raccomandò di fare in modo che Ferri assumesse la carica di amministratore delegato, indicazioni che io ho seguito. E infatti il dottor Ferri mi ha fatto sapere che si e’ dimesso perché, dopo la scomparsa di Frongia, ha avuto sentore che tutte le sue iniziative non erano percepite più  come un’opportunità”.

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Racugno, in ogni caso, non ha detto nulla di nuovo. È risaputo che l’idea di affidare la gestione di Abbanoa a un Cda è stata di Frongia e dei Riformatori, il partito che nel 2012 aveva voluto il referendum contro l’abolizione dei Consiglio di amministrazione nelle società e nelle partecipate della Regione. Roba da non crederci. Ma c’è una differenza: quando Frongia, nella prima metà del 2019 ha chiesto ad Abramo Garau, allora amministratore unico, di lasciare l’incarico, Garau, quota Pd, si è fatto subito da parte. Racugno invece ha deciso di non andarsene. E il motivo adesso è chiaro: lui dice di aver obbedito agli ordini della politica, quindi non può essere accusato di cattiva gestione, se a conti fatti, stando alla sua versione, ha solo fatto come gli è stato detto. Non solo: Racugno trova paradossale che a volerlo cacciare siano gli stessi partiti da cui ha preso indicazione sulla gestione della società.

A mettere sulla bilancia le parole di Racugno, è evidente che oggi il presidente di Abbanoa ha consumato la sua piccola vendetta, spifferando i retroscena. Anche se sul suo compenso, quello che ha sequestrato la Procura di Cagliari, ha omesso parte degli accadimenti. ha detto Racugno oggi: “Mi è stato attributo di aver causato un danno all’erario per aver richiesto il pagamento di 2.500 euro mensili. Quando ho presentato il mio curriculum, ho chiarito che ero insieme professore universitario in pensione e avvocato in attività. Quindi non ero un pensionato totale, e, come ogni cittadino avrebbe fatto, ho poi chiesto al Tribunale di Cagliari di stabilire se gli emolumenti mi spettino o meno, in base alla legge Madia. Abbanoa è una società per azioni, a cui si applica il Codice civile. Quindi l’azionista di maggioranza, se ritiene di cacciarmi, ha degli strumenti giuridici di fronte ai quali naturalmente mi difenderò”.

Racugno non ha spiegato che ad agosto la Sezione controllo della Corte dei conti si era espressa sul caso come il suo, in risposta a un quesito fatto della Commissione per il controllo analogo di Abbanoa, presieduta dal sindaco di Irgoli, Ignazio Porcu. La Corte aveva espressamente scritto che il trattamento in quiescenza impedisce di riceve altro emolumento pubblico. Racugno di recente ha sostenuto che deve prendere il compenso di Abbanoa perché l’incarico nella spa gli ha tolto tempo all’esercizio della professione, quindi al guadagno. Ma il Codice civile questo non lo prevede.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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