Abbanoa, il Psd’Az contro il presidente: “È arroccato sulla poltrona, si dimetta”

Volano stracci per Abbanoa, dopo le dimissioni di Franco Piga, il consigliere del Cda che per sei mesi ha provato a combattere lo strapotere dell’asse Racugno-Ferri. Ovvero il presidente e l’amministratore delegato-direttore generale, battezzati rispettivamente Gabriele e Fernando. A lanciare strali contro i “vertici inconsistenti” è il capogruppo del Psd’Az in Consiglio regionale, Franco Mula, uno dei sardisti più vicini al governatore Christian Solinas. Quanto basta per capire che l’uscita di Mula non è un’azione solitaria, ma concordata con lo stesso capo della Giunta. A Racugno chiedono di togliere il disturbo. Ovvero di dimettersi.

Serve una premessa per meglio inquadrare lo scontro che sta dividendo il centrodestra: sulla spa dell’acqua si registra ormai una frattura pesantissima, soprattutto tra il Psd’Az da una parte e i Riformatori e Sardegna 20Venti dall’altra. Del resto il presidente Racugno ‘nasce’ in Abbanoa come uomo di Solinas. Ma poi ne ha fatte più di Carlo in Francia in soli sei mesi, anche maniera un po’ pasticciata. Infatti: prima ha stretto alleanza con Ferri, a sua volta espressione di Sardegna 20Venti, poi ha cominciato a prendere ordini dai Riformatori di Massimo Fantola, il capo politico di Roberto Frongia nonché il consigliere personale più fidato dell’assessore morto appena prima di Natale.

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Frongia, super visore di Abbanoa per via della delega ai Lavori pubblici nella Giunta Solinas, era comunque riuscito a tenere in piedi la baracca, sebbene a metà dicembre Solinas gli avesse smontato il giocattolino, annullando l’Assemblea dei soci nella quale l’assessore voleva far approvare il bilancio 2020. Ovvero il documento finanziario che il Pd, insieme all’ex amministratore unico Abramo Garau, aveva chiuso con un utile di dieci milioni di euro. Invece Frongia ha voluto a tutti i costi stralciare i conguagli regolatori, cioè i crediti che la società vanta sui consumi. Queste significherebbe una perdita di esercizio pari a nove milioni.

Già a dicembre i sindaci si sono messi di traverso. La morte di Frongia ha poi accelerato lo scontro. Ma adesso è guerra aperta, dove il fair play tra alleati ha lasciato spazio al vetriolo. Mula usa tutto il cinismo di cui è capace, annientando letteralmente la figura di Racugno, che in Abbanoa sta collezionando bastonate. L’ultima, meno di un mese fa, gliel’ha servita la Procura di Cagliari che ha deciso di sequestrargli gli stipendi. Poco più di 18mila euro, equivalenti ai compensi chiesti e ottenuti dal presidente di Abbanoa, malgrado la Corte dei conti, ad agosto, avesse certificato l’illegittimità di quei pagamenti, in virtù del fatto che Racugno è un docente universitario in pensione.

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Per capire il livello di scontro: in una pagina di comunicato, Mula lo fa a pezzi sia sul piano personale che professionale. Solo che i Riformatori, almeno per ora, si stanno guardando bene dal sostenere pubblicamente l’azione di Racugno, malgrado lo abbiano portato dalla propria parte. Ciò che dà la misura esatta di quando caos ci sia nella spa dell’acqua.

“La più volte denunciata mancanza di governo di Abbanoa – ha scritto Mula – si sta rivelando una tragica realtà. I vertici della società mostrano una totale inconsistenza e soprattutto una totale mancanza di indirizzi coerenti nella gestione”. Mula non fa nulla per nascondere da parte sta. Precisamente da quella di Piga, l’unico del Cda che ha sempre preso le distanze dagli altri manager-colleghi. “Le dimissione del consigliere Franco Piga comunicate con una lunga e articolata lettera, ne sono la conferma. Piga denuncia apertamente e coraggiosamente un sostanziale stallo del governo della società e un clima di enorme confusione e conflittualità all’interno del Cda”.

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A questo punto Mula comincia a togliersi sassolini a raffica. E va avanti: “Come sostenuto da tempo” in Abbanoa si registra “una incapacità di governo da parte del presidente, unico ancora arroccato sulla poltrona. Di questo Cda rimane in carica” solo Racugno che “si deve interrogare sul perché di questa fuga”.

Mula, furbescamente, tratta meglio Ferri di Racugno. Anzi: sulle dimissioni di Ferri, che pure sono state una contestazione alla decisione di Solinas di fermare il bilancio senza i conguagli regolatori, il capogruppo del Psd’Az le considera comunque una presa di “distanza clamorosa dal governo della società”. Ancora dal comunicato del sardista: “La conclusione pare ovvia – prosegue il ragionamento -. Si lasci il campo libero per consentire finalmente il rilancio della società e il suo risanamento”, in modo da “riportare la stessa spa al ruolo che merita, come peraltro sostiene Piga nella sua lunga lettera di dimissioni”.

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Non è tutto: per Mula “l’attuale gestione di Abbanoa, fin dalla sua composizione, ha mostrato evidenti limiti di rappresentatività e affidabilità, avendo aggirato e ignorato la volontà dei sindaci sardi”. Questo è un passaggio chiave, che svela in qualche modo gli scenari della prossima Assemblea, fissata per il 16 febbraio: Solinas, evidentemente, le fasce tricolori le ha già sentite. Del resto sono loro a votare in Assemblea, da rappresentanti legali dei Comuni-azionisti.

In quell’occasione in quota Regione, socio di maggioranza con oltre il 70 per cento di quote, ci sarà l’assessore all’Urbanistica, Quirico Sanna, altro fedelissimo di Solinas, a gestire gli equilibri dell’Assemblea. Anche perché il messaggio di Mula è molto chiaro: se Racugno non si dimette da qui al 16 febbraio, saranno i sindaci a mandarlo a casa. Mula ha scritto: “Al presidente Racugno non resta che riconoscere il fallimento di questa gestione e rassegnare le dimissioni, seguendo il buon esempio di Piga, per consentire all’assemblea dei soci di scegliere una nuova classe dirigente che possa garantire il risanamento e il rilancio di Abbanoa”. E questo “prima che sia la stessa Assemblea a decretarne la sfiducia”. Chissà se Racugno si farà da parte prima che nel centrodestra salti tutto per aria.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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