Abbanoa, la Procura blocca il conto: sequestrati gli stipendi del presidente

I compensi di Gabriele Racugno, presidente di Abbanoa, sono sotto sequestro. Così ha disposto la Procura di Cagliari. Non robetta. Sul diritto o meno di Racugno di percepire emolumenti, nella spa del servizio idrico si è giocata una partita importante anche nella maggioranza di centrodestra, sino alla guerra. Adesso l’epilogo giudiziario, che è una mazzata per il numero uno della società. Perché dallo scontro politico si è arrivati al risvolto penale.

La magistratura ha ordinato il sequestro di 17.705 euro. Tanto ha percepito sino il presidente di Abbanoa. La notizia è rilanciata dall’Ansa, dopol’annuncio fatto dallo stesso avvocato-manager. E pensare che Racugno, all’indomani del primo articolo pubblicato da Sardinia Post ad agosto, aveva chiesto un parere legale, diffuso su altre testate, per dire che aveva ragione lui. Secondo Racugno, è suo diritto percepire lo stipendo da presidente malgrado prenda già la pensione da docente universitario (insegnava Diritto commerciale nell’ateneo di Cagliari).

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Certo: il sequestro ordinato dalla Procura non è un segno di colpevolezza. Ma comunque il segno che la magistratura sta continuando a indagare. Anche perché lo scorso ottobre la Corte dei Conti si era espressa sulla vicenda, rispondendo a un quesito presentato dal sindaco di Irgoli, Giovanni Porcu, presidente della Commissione per il controllo analogo. Ovvero l’organo di verifica del Cda in quota Comuni, gli azionisti di Abbanoa (insieme alla Regione, che detiene il grosso del pacchetto societario con oltre il 70 per cento”. I giudici contabili della Sezione controllo avevano messo nero su bianco l’illegittimità della perseveranza di Racugno nel sollecitare ogni mese agli uffici 2.550 euro di emolumento netto.

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Nell’ultimo Cda di Abbanoa lo strappo nel centrodestra è avvenuto perché l’amministratore delegato dimissionario, Fernando Ferri, aveva improvvisamente cambiato strategia: dopo aver sostenuto per mesi la linea di Racugno e il suo diritto a percepire il compenso da presidente, la scorsa settimana Ferri lo ha scaricato. Da lì la minaccia dell’avvocato di ritirargli le deleghe. Non fosse altro che Racugno si è sentito tradito, visto che lui, senza ripensamenti, il maxi stipendio per Ferri lo aveva votato. Erano 160mila euro come Dg da aggiungere ai 40mila come amministratore delegato. Ma di tutto quel tesoretto annuale non se ne fa più nulla perché Ferri ha rassegnato le dimissioni.

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In serata Racugno ha diffuso una nota stampa nella quale scrive che il sequestro è legato “all’atto di citazione” che lo stesso presidente spiega di aver depositato in tribunale per “accertare la legittimità del compenso da presidente”. L’udienza è fissata per il 27 aprile davanti al giudice Stefano Greco. Nell’attesa il sequestro dell’intera somma percepita da fine giugno. E pari a quasi 18mila euro.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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