Regione, Solinas sotto accusa. “Troppi Dg provvisori”: ecco i nomi

Per Christian Solinas va tutto bene (o quasi) in Regione. “Come è noto – ha scritto il governatore in risposta allo Sdirs, il sindacato dei dirigenti – con la legge regionale 10/2021 è stato approvato un nuovo modello organizzativo che consentirà all’Amministrazione di essere finalmente adeguata alle sfide che dovrà cogliere nel prossimo futuro”. La 10 è la norma sui maxi staff, finita in un binario morto anche quella. Ma per Solinas la preoccupazione dello Sdirs sul “deterioramento” delle condizioni di lavoro “è infondata”, si rammarica l’organizzazione dei lavoratori.

La corrispondenza tra Solinas e dirigenti è cominciata lo scorso 6 dicembre, quando Cristina Malavasi, segretaria generale dello Sdirs, ha preso carta e penna e fatto notare al governatore, per l’ennesima volta, quanto sia complicata la situazione in Regione. Tra posti vacanti, contratti spot e una leggina ribattezzata ‘Salva Dg‘ per far rientrare nelle nomine i collettivi bianchi esterni e con meno titoli.

Gli uffici degli assessorati sommano 24 direzioni generali e quasi 130 direzioni di servizio. Significa che sono oltre 150 i quadri in pianta organica. Eppure negli assessorati si lavora malissimo perché si tocca con mano “una non ottimale distribuzione delle risorse umane tra le diverse unità organizzative dirigenziali”.

Per capire l’entità del problema, da un anno funziona a colpi di proroghe l’Area legale, ufficio chiave di una pubblica amministrazione. La Dg Alessandra Camba, andata in pensione ad aprile 2021, ancora non è stata sostituita. Al suo posto c’è il facente funzioni Massimo Cambule, quindi una soluzione provvisoria.

Non va meglio al Turismo dove è stato silurato Mauro Cadoni, finito pure nella Caienna di via Mameli a Cagliari, stanze senza pc chiamate non a caso il cimitero degli elefanti. Adesso gli uffici li guida Fabio Francesco Farci, dirigente arrivato dal mondo della sanità, ma si tratta sempre di una pezza messa in fretta in furia in attesa di una scelta definitiva.

Stessa storia all’Industria e agli Enti locali, che hanno una storia comune: i rispettivi ex Dg, Alessandro Naitana e Umberto Oppus, sono stati silurati a luglio per aver partecipato al pranzo di Sardara (epurazione avvenuta con la legge 10, la panacea di tutti i mali). Ma anche in questi due casi la soluzione trovata è provvisoria: il facente funzioni dell’Industria è Antonello Pellegrino che ha dovuto prendere in mano pure tre direzioni di servizio su quattro (leggi qui); agli Enti locali prima è stata indicata Stefania Manca, poi è arrivata Valentina Flore, sempre a tempo.

Si vive pressoché alla giornata anche all’Ambiente, dove Andreina Farris, esterna con carriera prefettizia andata in pensione qualche tempo fa, non è stata ancora sostituita in maniera definitiva: il posto da Dg lo sta ricoprendo per ora Raffaella Lentini. Al Corpo forestale il facente funzioni è Carlo Masnata che ha occupato la poltrona lasciata vuota da un altro silurato eccellente, Antonio Casula, mandato via da Solinas per la partecipazione al banchetto di Sardara, anche se “ho mangiato solo un pezzo di pane”, aveva detto lui, poi indagato dalla Procura di Cagliari per omissione d’atti d’ufficio. Da capo del Corpo forestale, Casula avrebbe dovuto vigilare sugli invitati anziché banchettare insieme a loro.

Non è finita: è provvisoria pure la soluzione trovata per la Centrale di committenza, altro ufficio chiave della Regione, con gare d’appalto milionarie da gestire. Eppure senza un apparente motivo lo scorso luglio è stato revocato l’incarico alla Dg Cinzia Lilliu, spedita a ottobre all’Eni, l’Ufficio di gestione del programma operativo. C’è un ricorso aperto perché la revoca del mandato, così come per Naitana, è avvenuta fuori termine, stando agli atti depositati davanti al giudice del lavoro. Alla Centrale di committenza il facente funzioni è Aldo Derudas.

Dal 1° gennaio è libera anche la casella della Sanità dove c’era Marcello Tidore, diventato direttore generale dell’Asl 8 di Cagliari, la più grande dell’Isola. Al momento è stata nominata facente funzioni la dirigente più anziana, Maria Antonietta Raimondo, ma si tratta dell’ennesima pezzetta di un sistema non più sostenibile.

La norma sui maxi staff, rimasta in Consiglio per mesi, veniva presentata da Solinas come rivoluzionaria. Tanto che il governatore si prodigava in un serrato pressing per spingere gli alleati del centrodestra a convertire in legge 10 il ddl 107 della Giunta. Quello che prevedeva di istituire anche un’Avvocatura regionale, finita ugualmente nel dimenticatoio.

Si aggiunga il caos legato alla nomina del segretario generale, il primo dirigente della Regione, una nuova figura voluta da Solinas proprio con la legge 10: il prescelto è stato l’ex presidente della Seconda Sezione del Tar, Francesco Scano, ma ancora non si sa nemmeno come sia finita la storia del suo stipendio: nel ddl 107 Solinas prometteva al segretario una retribuzione d’oro da 286.500 euro annui e lordi. Forse Scano non prenderà mai nemmeno un centesimo perché è pensionato. Poi quest’anno compirà settant’anni e dovrà comunque andare via.

L’istruttoria per la nomina dei Dg spetta a Scano. Ma prima ancora tocca a lui indicare i tre capi dipartimento della Regione, altra figura di nuova istituzione prevista dalla legge 10. Ma sia gli stipendi di Scano che quelli dei tre super manager non sono mai stati oggetto di contrattazione, quindi non si può procedere con gli ingaggi. In Regione ogni inquadramento economico deve passare attraverso l’apposito organo, il Coran: la paga non può deciderla il presidente della Regione come se la Sardegna fosse una monarchia.

Vien da sé che tutta questa precarietà è diventata un problema grave. Anche perché da dieci anni i concorsi sono bloccati. Il centrosinistra non era stato nemmeno in grado di fare un bando decente: tutto finì sulla tagliola del Tar (era il 2018, leggi qui). Questa è l’unica colpa che Solinas non ha. Per il resto, come fa notare la segretaria Malavasi, “la responsabilità” della paralisi è la sua”, perché la legge riconosce al capo della Giunta, se solo avesse voglia, il potere di “razionalizzare le strutture organizzative della Regione”.

Solinas, invece, non si assume oneri. Non fa nulla. Lasciale cose come sono. Gli uffici degli assessorati annaspano. Tutto dipende dalla buona volontà dei dipendenti, quando c’è. Solo che non si tratta di un reality. In ballo c’è l’economia di una regione che sta attraversando con difficoltà la pandemia. Il rischio è che la Sardegna perda anche il treno del Piano regionale di ripresa e resilienza.

Alessandra Carta

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