Il rompicapo dopo la ‘Giunta mini’. Chessa rischia di finire subito fuori

Non si esclude nulla nel centrodestra. Nemmeno un clamoroso ritiro delle deleghe a Gianni Chessa, neo titolare del Turismo e delle Attività produttive. L’ipotesi rientra nel ventaglio di opzioni che la coalizione si sta dando per chiudere il cerchio sui sette assessori che ancora vanno nominati dopo l’esordio della ‘Giunta mini‘, ieri in Consiglio regionale. Oggi il presidente Christian Solinas e gli alleati si sono presi un giorno di riflessione. La trattativa ricomincia domani e include la presidenza dell’Aula, casella che vuole la Lega. Ma il nome più gradito a Solinas è quello di Michele Cossa, quota Riformatori, l’uomo della mediazione e di esperienza, gli riconoscono i colleghi. Tutti, da destra a sinistra. Un profilo che sembra calzare alla perfezione col ruolo da ricoprire.

L’ipotesi di Chessa fuori dalla squadra di governo sarebbe certamente un record. La sua equivarrebbe a un nomina lampo su cui solo Solinas – che l’ha scelto – può tornare indietro. Non solo: proprio per il profondo legame politico che unisce i due, il neogovernatore potrebbe chiedere il sacrificio del passo indietro ‘all’amico Gianni, se questo aiutasse a facilitare la chiusura dell’accordo sulla Giunta (qui l’intervista di Sardinia Post al neoassessore).

Il ritiro della delega al Turismo sembra funzionale a rimettere un po’ di pace nel centrodestra, dopo le fibrillazioni di ieri. Lo stesso Solinas, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha ammesso che gli alleati lo stavano tirando per la giacchetta. E infatti la ‘Giunta mini’ rappresenta l’argine messo dal presidente per contenere le pressioni dei partiti. Se il governatore si fosse piegato ai diktat della coalizione, l’epilogo sarebbe stato diverso, a sentire Solinas. “Avrei esordito in Consiglio con la Giunta al completo“, ha detto. Ecco perché la nomina di Chessa può essere letta come una forzatura fatta dal presidente.

Il ragionamento su Chessa va calato nel quadro delle sette deleghe che il centrodestra deve ancora spartirsi. Sono Urbanistica, Lavori pubblici, Trasporti, Industria, Agricoltura, Affari generali (e Riforme), Pubblica istruzione (e Cultura). Finora hanno scelto la delega solo quattro partiti, sui dieci ‘ammessi’ nella ripartizione: la Lega ha preso la Sanità con Mario Nieddu, ma deve ancora piazzare la bandierina su due caselle dell’Esecutivo; Forza Italia ha voluto il Lavoro e la Programmazione, andate rispettivamente ad Alessandra Zedda e Giuseppe Fasolino, e non può chiedere altro; idem i Fratelli d’Italia che hanno puntato sull’Ambiente con Gianni Lampis.

Un assessore è andato in quota Psd’Az, con Chessa appunto, senza il quale non si sarebbe raggiunto il numero minimo di assessori per rendere operativa la squadra di governo. E senza il quale Solinas non avrebbe potuto dimostrare ai ‘ribelli’ del centrodestra la sua totale autonomia nelle nomine dell’Esecutivo.

Devono ancora scegliere una delega i Riformatori, Sardegna 20venti, l’Udc più Sardegna civica insieme a Fortza Paris. Non solo: ai Quattro Mori tocca pure un secondo assessorato e va poi rispettata la rappresentanza di genere con l’obbligo di avere quattro donne in Giunta. Stando a quando filtra dal centrodestra, se la Lega prende l’Agricoltura (con l’allevatrice Daria Maria Inzaina) e gli Affari generali, i Riformatori possono scegliere i Lavori pubblici. A quel punto il Psd’Az metterebbe una donna all’Urbanistica (anche se si fa il nome dell’avvocato gallurese Quirico Sanna), ma non cederebbe i Trasporti che stanno particolarmente a cuore a Solinas, soprattutto dopo l’apertura della trattativa con Bruxelles sulla continuità territoriale (il presidente vuole portare a casa il risultate e vuole che sia il suo partito a farlo). Giorgio Oppi, a quel punto, sarebbe contento di avere per la ‘sua’ Udc la Pubblica istruzione e la Cultura, mentre Sardegna 20venti e Sardegna civica, a cui spetta la penultima e l’ultima indicazione, si dovrebbero dividere il Turismo e l’Industria.

Con Sardegna 20venti, Solinas è in ottimi rapporti, sebbene il gruppo sia spaccato: Stefano Tunis, fondatore della civica, è stato messo in minoranza dagli altri due eletti, Domenico Gallus e Pietro Moro. Ma se si rendesse necessario che fosse Sardegna 20venti a indicare la quarta donna, per il governatore il risultato sarebbe a portata di mano. Per Sardegna civica e Fortza Paris è grasso che cola qualunque delega resti libera, visto che i due partiti hanno preso l’1,6 e si ritrovano ad avere un assessore come i Riformatori al 5 per cento.

Di certo la giornata di ieri ha consegnato a Solinas anche un altro equilibrio fragile da non sottovalutare: ci sarebbero voti sardisti tra i sedici presi dall’azzurro Antonello Peru come presidente del Consiglio. Forza Italia, infatti, ha cinque consiglieri. Tra le altre undici preferenze sembra ci sia la mano di Giovanni Satta e Piero Maieli. Il primo, gallurese di Buddusò, è da tempo amico di Peru; il secondo lo è diventato per il tramite di Sergio Milia, l’ex assessore Udc che ha aiutato Maieli non solo a candidarsi coi Quattro Mori, ma anche a prendere i voti per diventare consigliere regionale.

Domani si capirà se – e quanto – Solinas è riuscito a ricucire la tela strappata. I partiti non faranno gli agnellini, dopo le risse di ieri. Ma il governatore è stato chiaro: “Se entro martedì non si trova l’accordo, decido io“. Solinas la sua parte l’ha fatta, rivendendo il metodo in due punti: ha concesso di far entrare in Giunta gli eletti (la Zedda e Chessa) e ha ammesso nella squadra di governo i ‘trombati’ delle urne (Fasolino e Lampis). Adesso deve far digerire alla lega il fatto che l’assessorato alla Sanità vale doppio, visti i tre miliardi in bilancio, la metà della cassa regionale. Per Solinas è fondamentale che il Carroccio smetta di chiedere la presidenza dell’Aula.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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