Enti locali, i sindaci da Pigliaru: confronto (e scontro) sulla riforma

Città metropolitane e Unioni dei Comuni: sono questi temi in discussione in viale Trento, in un vertice chiesto a Pigliaru da Anci e Cal.

Negli uffici di Francesco Pigliaru è cominciato alle 12 il vertice sul riordino delle Province: il governatore sta incontrando una delegazione di dodici sindaci arrivati in viale Trento insieme ai vertici di Anci (Associazione dei Comuni) e Cal (Consiglio delle autonomie locali). Presente anche l’assessore Cristiano Erriu.

È diventata una storia complicata, e anche contraddittoria, questa della riforma, perché a gennaio 2015, quando la Giunta approvò il dl Erriu, da Anci e Cal arrivò la condivisione del testo. Compreso il fatto che solo a Cagliari dovesse essere istituita la Città metropolitana. Poi da marzo la riorganizzazione degli Enti locali è passata in mano alla commissione Riforme del Consiglio regionale. E da lì sono cominciati i problemi, culminati in autunno con uno sfiorire di proposte: dalla Provincia Tirrenica alla Città metropolitana di Sassari. Adesso l’ultimatum lanciato da Anci e Cal che reclamano correzioni, anche su questioni considerate pacifiche. L’associazioni dei Comuni è rappresentata al vertice dal presidente Pier Sandro Scano e dal direttore Umberto Oppus. Per il Cal ci sono il presidente Giuseppe Casti e il sindaco Emiliano Deiana.

A Pigliaru, oggi, il compito di provare a mettere ordine in questo caos senza fine e rispetto al quale il governatore è già intervenuto un mese e mezzo fa, quando non lasciò margini di manovra sulla possibilità di riconoscere più di una Città metropolitana. Così a differenza di quando avevano chiesto i sindaci del Nord-ovest con una protesta guidata dal sassarese Nicola Sanna. Ma di recente si è aggiunta la rivendicazione che stanno portando avanti i municipi di Nuoro, Olbia e Tempio, quindi il versante orientale dell’Isola, coincidente con la Provincia tirrenica tenuta fuori dal dl.

C’è poi la questione delle Unioni dei Comuni, tema caro a Pigliaru che le ha sempre considerate centrali nella programmazione regionale. Ma adesso questi enti di secondo livello, destinati a diventare obbligatori, non piacciono più ad Anci e Cal perché la riforma – è la posizione che filtra – le avrebbe caricate di troppi poteri, a scapito dei singoli municipi, specie quelli più piccoli (sotto i 5mila abitanti). Non solo: a sentire Anci e Cal, il nuovo modello di Unioni dei Comuni sarebbe troppo costoso, quindi anche per questo da ridimensionare. Tanto che l’Anci, nei giorni scorsi, ha lanciato l’ultimo appello alla revisione “prima dello scontro”. Il Cal, cui spettava il parere, ha bocciato il testo del Consiglio regionale. Tra le aggiunte fatte dalla commissione di via Roma, anche le “zone omogenee” con la quali si farebbero resuscitare le nuove province cancellate dalla stessa riforma, cioè Medio Campidano, Sulcis, Ogliastra e Gallura.

Insomma, quello che sembrava condiviso un anno fa, si è trasformato in oggetto di contesa, in una frammentazione di rivendicazioni non facili da ricomporre. Al momento nulla filtra dal vertice di viale Trento. Ma a metà pomeriggio si potranno capire gli spazi di correzione a cui Pigliaru ed Erriu hanno aperto, anche alla luce del fatto che la stessa Giunta può proporre emendamenti al testo approvato dalla commissione Riforme. Nell’aula di via Roma la prima seduta è fissata per il 9 dicembre. (al. car.)

 

 

 

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