Arru: “La sanità sarda avrà due basi per l’elisoccorso”

Con Luigi Arru proseguono le interviste di Sardinia Post agli esponenti della Giunta. Obiettivo: fare il punto sull’attività di governo.

Luigi Arru è partito per Nuoro, la sua città. Pausa ferragostana “a casa”, dice, e sarà “riposo assoluto” per l’assessore alla Sanità che il 27 luglio ha incassato l’ok del Consiglio regionale sulla Asl unica (Ats). Formalmente partirà il 1° gennaio 2017. Ma l’istituzione verrà preceduta dalla cosiddetta fase di incorporamento che comincerà il 1° settembre e preparerà alla cancellazione delle otto Asl territoriali. Contestualmente sarà attivata l’Areus, l’azienda del 118 cui spetterà gestire le emergenze-urgenze, anche attraverso l’elisoccorso per il quale l’assessore sta lavorando a un bando da 48 milioni di euro. In otto anni. Con Arru prosegue il ciclo di interviste organizzato da Sardinia Post per mettere sotto la lente l’attività di governo (qui Cristiano Erriu).

Assessore, entro il 31 agosto deve scegliere il direttore generale dell’Ats che gestirà un budget gigantesco, pari a oltre tre miliardi. Si sta portando in vacanza i curricula dei candidati?

No, sarebbe impossibile: le domande arrivate sono 105.

Ma non è che il top manager è già stato deciso?

Il Dg dell’Asl unica non è l’unico professionista da nominare entro la fine del mese. Dobbiamo affidare le direzioni generali anche nella nascente Areus, al Brotzu e nelle due aziende miste di Cagliari e Sassari.

Per l’Ats si fanno soprattutto i nomi del savonese Fulvio Moirano e del modenese Bruno Zanaroli. Col primo che pare in vantaggio visti i risultati ottenuti in Piemonte, dove il bilancio regionale è tornato in attivo dopo anni.

Davvero nessuna decisione è presa. Sui 105 curricula arrivati negli uffici di via Roma stanno continuando le verifiche. Moirano, certamente, è molto conosciuto e apprezzato per il suo profilo professionale.

Durante il dibattito in Consiglio regionale dai banchi della stessa maggioranza hanno contestato la non esistenza di uno studio che provi l’automatismo tra istituzione della Asl unica e risparmi.

L’Ats non è un salto nel buio. Tutt’altro. Abbiamo deciso di accorpare le Asl territoriali perché i risultati sono più che positivi dove la fusione è stata fatta. Per esempio a Bologna o in Toscana, modelli di eccellenza nel panorama della sanità nazionale. Sugli acquisti, attraverso una centrale unica, è provata una riduzione di costi tra il 5 e il 20 per cento. In Sardegna abbiamo realizzato una sperimentazione con la fornitura di protesi, affidando alla Asl 1 di Sassari il ruolo di capofila: si è arrivati a un risparmio del 55 per cento. I dati sono promettenti pure sulla farmacia territoriale: sempre con la centrale unica di acquisto nel solo 2016 avremo 68 milioni di minori spese. Equivalgono a un taglio dei costi pari al 14 per cento.

Areus: finalmente partirà l’elisoccorso.

Stiamo lavorando a un bando europeo da 48 milioni in otto anni. La Sardegna avrà intanto due elibasi: una al Sud, a Cagliari-Elmas e l’altra ad Ardara-Mores a copertura del centro-nord. Ci saranno poi le elisuperfici, ancora da individuare. Ma nulla osta che atterraggi e decolli possano avvenire nei campi di calcio.

È vero che in Sardegna ci potrebbero essere problemi per via del forte vento?

Sciocchezze. La Sicilia non è una regione meno ventosa della nostra e lì l’elisoccorso è davvero efficiente. Di facile gestione sono anche i voli dopo il tramonto: i mezzi più moderni hanno in dotazione i cosiddetti visori notturni. Noi puntiamo sul modello Hems, acronimo inglese di helicopter emergency medical service per un’assistenza 24 ore su 24. E questa sarà la differenzia col servizio finora garantito dai vigili del fuoco, ai quali va tutta la nostra riconoscenza perché hanno colmato un vuoto nei servizi con 215 interventi nel solo 2015. Nel nuovo bando è previsto pure il trasporto di organi in caso di trapianti e la mobilità sanitaria secondaria. Cioè i trasferimenti dei pazienti. Attiveremo il numero unico dell’elisoccorso: sarà il 112.

Tempi del bando?

Non tarderemo.

A settembre, quando riprende l’attività del Consiglio regionale, in commissione Sanità approda la riforma della rete ospedaliera, altra sua creatura legislativa che su tutto rimescola i posti letto e classifica gli ospedali a seconda delle prestazioni erogate.

Una nuova sanità prenderà forma con gli ospedali che torneranno al loro ruolo garantendo specialità medio-alte per pazienti in fase acuta. Le cure intermedie, o post acuzie, saranno dirottate negli ospedali di comunità. La Sardegna registra un’altissima percentuale di ricoveri inappropriati (leggi qui), a fronte di patologie di medio o bassa complessità. Per di più con tempi lunghi di permanenza nelle strutture sanitarie. Si tratta di un costo sociale inutile. La razionalizzazione della rete ospedaliera non è un taglio, ma non miglioramento dei servizi che passa pure dall’eliminazione degli sprechi. Ma la performance economica è solo un aspetto: la presa in carico del malato e la salvaguardia della sua salute sono la priorità.

A proposito: sul triennio 2016-2018 c’è il piano di rientro della sanità. Prevede risparmi per 350 milioni. State monitorando la spesa?

Cominciamo adesso, visto che ad aprile 2016 sono stati approvati i bilanci del 2015. Ma dalle prime proiezioni siamo ottimisti.

Fare economica era il compito affidato ai commissari nominati a dicembre 2014.

Hanno centrato gli obiettivi.

Per questo dal 1° settembre li sostituirete?

Chi l’ha detto?

La legge che istituisce la Asl unica prevede la nomina di nuovi commissari nelle Asl da cancellare, così dal 1° settembre al 31 dicembre 2016. Vuole dire che potreste riconfermare gli stessi?

Si vedrà caso per caso. La fase di incorporamento, con il Dg che si insedierà alla Asl 1 di Sassari dalla quale partirà la fusione, è una tappa delicata. Si tratterà di passare una sorta di testimone ideale per accompagnare il processo.

I cagliaritani ancora non si capacitano del perché la sede della Asl unica sia a Sassari e non nel capoluogo.

C’è la tendenza a sentirsi abbandonati quando manca la vicinanza con gli uffici. Ma il decentramento amministrativo è un punto di forza.

In quest’anno lei ha continuano a girare la Sardegna per spiegare nei territori la riforma della rete ospedaliera. Resistenze finite?

Lo ripeto: non stiamo chiudendo ospedali. In quelli più piccoli lasciamo le prestazioni strettamente necessarie come la chirurgia programmata, la medicina e il pronto soccorso. Ma non per capriccio. È un fatto di sicurezza. La casistica dimostra che la riuscita di un intervento è legata al numero di prestazioni erogate. Per esempio, un parto può dirsi sicuro quando in un ospedale se ne fanno almeno mille all’anno. Stesso discorso per le specialità a bassa diffusione come i trapianti. Una novità della riforma della rete ospedaliera è il riconoscimento di una struttura sanitaria a Carloforte, ancora senza ospedale. Invece come isola minore ne ha diritto, al pari de La Maddalena.

Il suo assessorato gestirà pure il reddito di cittadinanza (Reis).

Siamo la prima regione italiana ad averlo istituito. E non si tratta di assistenzialismo. Il Reis, al contrario, è un welfare generativo che punta all’inclusione sociale. Quindi per la collettività non è un costo ma un investimento. Abbiamo stanziato 30 milioni all’anno per il prossimo triennio. Ne avranno diritto i 14mila sardi che, secondo le stime, vivono nella soglia di povertà assoluta.

Un po’ di cassa la farete con il taglio dei posti da primario, nei tanti reparti-doppione della Sardegna.

Non verranno rinnovati 64 incarichi che includono 30 pensionamenti. E questo perché le specialità mediche saranno accorpate in un unico ospedale. Al Brotzu di Cagliari, per esempio, ci sarà tutta la pediatria: dall’emergenza alla chirurgia.

Ha messo in conto i consiglieri regionali che potrebbero opporsi alla riforma della rete ospedaliera per difendere eventuali rendite di posizione e quindi voti?

Gli interessi dei consiglieri regionali coincidono con quelli della Giunta: garantire ai sardi una sanità sempre migliore.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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