Soru si autosospende da segretario. Ora nel Pd tutto è possibile

Ecco cosa potrebbe succedere nel Pd adesso che i dem sono arrivati alla guerra totale. Decisiva sarà la prossima Direzione regionale.

Il Pd sardo è davvero avviato verso il dopo Soru? È questa la grande incognita dem dopo che oggi, a Oristano, la Direzione regionale ha fatto segnare un’accelerata nella rottura dei rapporti interni: prima l’attacco del segretario agli ex alleati delle correnti di Antonello Cabras, Paolo Fadda e Silvio Lai, ai quali Soru ha detto che “la politica non è un patronato delle carriere personali“. Quindi la replica della stessa area riformista che, a sua volta, ha chiesto le dimissioni del leader Pd. Infine l’autosospensione di Renato Soru, contestualmente al congelamento di tutti gli incarichi nella segreteria (già azzoppata dopo le dimissioni delle scorse settimane).

È una bella gatta da pelare, quella del Partito democratico, specie in vista del voto per le Amministrative di maggio. Oggi, infatti, ciò che più di tutto ha sorpreso è stata la decisione – presa da Soru prima e dagli ex alleati poi – di spazzare via ogni margine di trattativa. Col rischio di aprire addirittura la strada verso il commissariamento. Una estrema ipotesi tecnica che l’approssimarsi delle amministrative rende poco probabile. Ma il fatto che ci sia chi la profila all’interno del Pd, dà la dimensione del livello di tensione che si è raggiunto. E il pensiero è andato dritto verso Achille Passoni, primo e unico commissario nella (breve) storia dei dem sardi: arrivò nell’Isola il 30 dicembre 2008, alla vigilia delle Regionali che finirono con la vittoria del centrodestra di Ugo Cappellacci. Passoni prese la guida del partito dopo le dimissioni di Soru che aveva lasciato anzitempo anche l’incarico da governatore.

Il destino del Pd verrà scritto nella prossima Direzione che “riconvochiamo a breve per chiudere definitivamente questa vicenda”, ha detto oggi il segretario nel suo intervento finale a Oristano. E non si esclude che sia lo stesso Soru a farsi da parte, ma come ultima opzione: dall’entourage dell’eurodeputato filtra che il leader dem “farà il possibile per ricomporre la frattura con la scelta di una nuova segreteria”.

Del resto, arrivare alla guerra dei numeri non è una strada più percorribile, a differenza di quanto stava emergendo nelle scorse settimane, durante le quali si parlava segretamente di una mozione di sfiducia al segretario da mettere ai voti in Assemblea. Ma da questo gioco (al massacro) si è tirata fuori la minoranza interna, guidata dal senatore Ignazio Angioni e della quale fanno parte ex Ds, ex Margherita e qualche soriano. Una formazione composita e proprio per questo sembrava che il gruppo potesse sfilacciarsi, sino a garantire, nella lotteria dei numeri, il sostegno a Soru o l’appoggio all’area riformista. Nel primo caso si sarebbe potuta ipotizzare una conferma dell’attuale segretario; nel secondo caso si sarebbe creata una nuova maggioranza in vista del prossimo congresso.

Invece la minoranza interna, come dichiarato a Oristano dal portavoce Siro Marrocu, ha deciso di “essere disponibile solo a una soluzione unitaria”, ovvero con tutte le correnti del partito che concorrono alla sua gestione. Non è nemmeno praticabile la soluzione che a fare da stampella siano gli ex civatiani: nell’Assemblea hanno 19 rappresentanti su 160. È il 12,08 per cento, insufficiente per sbloccare la partita del Pd sardo. Un Pd che giusto ieri il sottosegretario Luca Lotti, fedelissimo del premier Matteo Renzi, ha definito “in splendida forma“. Tuttavia rischia di trovarsi in un binario morto. Col segretario che, se gli equilibri interni non dovessero cambiare, sarebbe inevitabilmente costretto a lasciare.

Con le dimissioni volontarie, però, il nuovo leader verrebbe scelto dall’Assemblea, senza la necessità di convocare un nuovo congresso. E questa è una soluzione che, a dispetto dell’attuale situazione di stallo, potrebbe indurre la minoranza interna a abbandonare l’opzione unica della “soluzione unitaria” e dunque determinare una nuova maggioranza che potrebbe nascere dalla somma delle aree Cabras, Fadda e Lai con le correnti di Tore Ladu e i renziani della prima ora. Almeno quelli che fanno riferimento al consigliere regionale Gavino Manca (ma non a Chicco Porcu, ex dell’Assemblea sarda e da sempre soriano).

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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