Il crollo Pd alla moviola, in Sardegna la seconda più consistente dopo l’Emilia

Alle urne del 4 marzo la Sardegna ha fatto registrare, su scala nazionale, la seconda maggiore percentuale sui voti persi dal Pd e la settima più alta nel consenso recuperato dal Cinque Stelle. Pd. Il dato risulta dall’analisi del voto fatta dall’Istituto di ricerche Carlo Cattaneo che ha messo la lente lo spostamento di preferenze dai partiti tradizionali verso M5s. Il materiale è buono anche e soprattutto per il Pd isolano che si prepara ad affrontare l’esame del crollo elettorale tra le prime dimissioni dalla segreteria regionale guidata da Giuseppe Luigi Cucca. Ieri hanno lasciato tre componenti della corrente Soru.

Sulla fuga degli elettori Pd, il partito sardo è secondo a -10,4 per cento, subito dietro l’Emilia Romagna a -10,6. Seguono la Basilicata a -9,6; Abruzzo a -8,8; Campania a -8,7; Calabria a -8,1. Quanti ai nuovi consensi incassati dai Cinnque Stelle, la Sardegna è settimana +12,88 per cento, preceduta nell’ordine da Campania, +27,3; Basilicata, +20,1; Puglia, +19,4; Calabria, +18,6; Molise, +17,1; Sicilia, +15,3. Ovvero, tutte regioni del Sud e non casualmente: gli analisi dell’istituto Cattaneo hanno infatti rilevato che rispetto alla omogenizzazione territoriale tipica del voto M5s alle elezioni del 2013, a questo giro il movimento è cresciuto nel Paese in maniera diversa facendo segnare un picco di consenso nelle zone più in difficoltà del Paese. E parallelamente, a fronte della meridionalizzazione del voto M5s, è il Pd a pagare il presso più alto.

Si legge ancora nella relazione del Cattaneo: “Cinque anni fa il Movimento Cinque Stelle sembrava il vero ‘partito della nazione”, visto che i quasi nove milioni di voti – precisamente 8.704.809 – erano così distribuiti: “Oltre 2,5 milioni al Sud (26,6%), circa 2,1 milioni nel Nord-Ovest (23,1%), oltre 1 milione nelle regioni del Nord-Est (24,8%), circa 1,5 milioni nelle regioni del Centro (28,6%) e 1,6 milioni di voti nella ‘Zona rossa’ (24,6%)”. Col voto del 4 marzo è cambiato tutto: al Sud le preferenze M5s sono aumentate del 20,7; nel Nord-Ovest dello 0,5; nel Nord-Est c’è stato un calo dell’1,1; nel Centro Italia si è registrato un +7,2; nella ‘Zona rossa‘ un +0,8.

Con Nord-Ovest, per inciso, vanno intese Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia; nel gruppo Nord-Est figurano Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia-Giulia; la ‘Zona Rossa‘ include Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria; il Cento comprende Lazio, Abruzzo e Sardegna; nel Sud ci sono Molise, Campania, Basilicata, Puglie, Calabria, Sicilia.

Dal 2013 al 2018, M5s è cresciuto in Sardegna del 12,8 per cento. Sardinia Post ha contato i voti di domenica: alla Camera si sono contati 93.955 nuovi elettori, al Senato 96.724, pari a un totale di 369.196 e 341.177 rispettivamente (qui anche i dati per territorio).

Il calo del Pd in Sardegna è stato quantificato dall’Istituto Cattaneo in un -10,4 per cento. Sardinia Post ha calcolato una perdita di 104.459 elettori sulla Camera e 109.832 sul Senato. Nel 2013 i voti erano stati rispettivamente 233.278 e 233.719; domenica scorsa sono 128.819 su Montecitorio e 123.887 su Palazzo Madama (leggi qui anche i dati per collegio elettorale).

Infine il centrodestra. In Forza Italia c’è stato un calo di voti pari al 5,6 per cento, ha quantificato l’istituto di Bologna. Nel dettaglio dei numeri, rispetto al 2013 agli azzurri sono mancati 60.398 elettori alla Camera e 73.029 al Senato (leggi qui). Nel primo caso le preferenze sono passate da 188.901 a 128.503; nel secondo da 187.032 a 114.003. Per contro, sono cresciuti sia la Lega che i Fratelli d’Italia. Il partito di Salvini ha raccolto domenica 93.771 preferenze su Montecitorio 93.812 su Palazzo Madama, facendo segnare rispettivamente un +92.441 elettori e un +92.491. Gli Fdi hanno conquistato 18.728 voti alla Camera e 20.545 al Senato arrivando a una quota finale di 34.963 e 34.722 rispettivamente.

Gli analisti del Cattaneo scrivono ancora: “Il Movimento stia mutando la sua natura di partito ‘pigliatutti’. Le
recenti elezioni mostrano che M5s è sempre più in grado di guadagnare nuovo consenso soprattutto grazie alla sua maggiore capacità di intercettare il disagio e l’esclusione sociale”. E i Cinque Stelle lo hanno fatto attraverso il programma elettorale che “tra i punti principali prevede misure assai popolari di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza o l’aumento delle pensioni minime”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

LEGGI ANCHE: Da Pd e Forza Italia verso M5s, Lega e Fdi: i numeri della ‘migrazione’ sarda

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