Dopo decenni riapre il Padiglione Tavolara: l’architettura di Badas ospita il design dell’Isola

Andrea Tramonte

È una delle più belle architetture sarde del Novecento – firmata da Ubaldo Badas – e non ha avuto una apertura continua al pubblico dalla bellezza di 25 anni. Uno spreco a cui finalmente è stato posto rimedio: il Padiglione Tavolara a Sassari ha riaperto al pubblico il 20 dicembre e ora è destinato a essere una delle istituzioni culturali più prestigiose dell’Isola, con l’istituzione di un museo dedicato all’artigianato e al design e l’apertura di una mostra intitolata “Faccio con la mente penso con le mani”, che si potrà visitare fino al 31 maggio di quest’anno. 

Negli anni 50 e 60 del Novecento all’interno degli spazi del Padiglione si tenevano le mostre dell’Isola, l’agenzia nata per rilanciare l’artigianato sardo e diretta dall’architetto Badas e dallo scultore e designer Eugenio Tavolara. Il Padiglione è stato restaurato a metà degli anni Zero ma poi è rimasto inutilizzato a lungo. Nonostante si tratti di un luogo che – secondo la storica dell’arte Giuliana Altea, presidentessa della Fondazione Nivola che gestisce lo spazio – è esso stesso un gigantesco oggetto di artigianato. All’interno ci hanno lavorato lo stesso Tavolara e i ceramisti Gavino Tilocca, Giuseppe Silecchia ed Emilia Palomba. “Nel Padiglione – dice Altea – il tema dell’artigianato è svolto secondo registri diversi, da uno figurativo a uno simbolico, a uno giocoso e ornamentale. Si inizia all’esterno con l’altorilievo di Tilocca,  composto da grandi figure di ceramisti, tessitrici, fabbri, su un mosaico di tessere rossastre. Il fregio di Palomba, trenta metri di grandi piastrelle smaltate sulla parete vetrata sopra il laghetto, ha un tono più leggero. Un susseguirsi di immagini allusive alla tessitura, il cui carattere figurativo si stempera però nei ritmi vivaci e nella grafia incisiva del disegno, ricchi di echi futuristi”. Poi ci sono i lavori interni, ancora più spettacolari: la fontana di Silecchia nel patio e il rilievo di Tavolara sulla scala che porta alla sala mostre.

La mostra inaugurata il 20 dicembre si inserisce in una più generale rinascita del design nell’Isola, secondo le sue diverse declinazioni: dall’artigianato artistico ai lavori high-tech. Progetti diversi che non si limitano solo alla reinterpretazione contemporanea dell’artigianato sardo, mediata dal design e dalla cultura del progetto (pure presente e significativa). La mostra – curata da Altea, Antonella Camarda e Luca Cheri – racconta quindici anni di creatività all’interno di un “campo espanso”, contro l’idea di una Sardegna che ripropone passivamente una tradizione senza tempo: un approccio che nei decenni ha limitato fortemente la crescita del settore, la sua possibile evoluzione e contaminazione con l’esterno. “Questa mostra – spiega Altea – presenta per la prima volta con ampiezza il fermento di iniziative, idee e progetti che caratterizzano l’artigianato contemporaneo in Sardegna: uno scenario che ha trovato già 10 anni fa un prestigioso riconoscimento internazionale con il Compasso d’oro attribuito alla XIX Biennale dell’artigianato Domo, e che oggi è entrato in una nuova fase, più dinamica e attenta alla sostenibilità”.

I creativi provengono da campi disciplinari diversi: industrial, graphic e fashion design, arti visive e architettura, con un incontro cruciale con il mondo dell’artigianato, dando vita a nuove collezioni e progetti speciali. Così l’Isola negli ultimi anni è diventato un campo di sperimentazione che ha prodotto risultati notevoli. Sulla scia dello spirito di Tavolara – che ha lavorato profondamente al rinnovamento dell’artigianato nell’Isola – ma con uno sguardo contemporaneo capace di intercettare nuovi fermenti, idee e direzioni. “I rapporti fra design, artigianato e fabbricazione digitale – dice Camarda – sono sempre più stretti e complessi, le esperienze ibride e in continua evoluzione. Fare e pensare, manualità e progetto, caratterizzano in egual modo l’attività di artigiani e artigiane, designer e maker, che lavorano in modo indipendente o si alleano per progetti complessi. La tradizione è un punto di partenza, a volte di arrivo, ma mai un freno o un ostacolo alla sperimentazione”. “La Sardegna – dice Cheri, co-curatore della mostra e direttore del Museo Nivola – è sì un luogo fisico ma anche e soprattutto uno stato mentale: c’è chi non l’ha mai lasciata, chi è tornato per costruire un futuro, chi vi ha trovato una nuova patria, chi vi si ferma per il tempo di un’esperienza, chi vive fuori ma la porta, comunque, dentro di sé. Per tutti è un elemento di confronto imprescindibile, una fonte di ispirazione o uno stimolo al cambiamento”. 

Il Padiglione è stato costruito nel 1956 su progetto di Badas e oggi intitolato a Tavolara, ed è un edificio che si staglia nel tessuto urbano grazie “alla leggerezza della struttura aperta da vetrate e movimentata da rampe e pensiline – spiega Altea -, all’uso fresco del colore e alla naturalezza con cui, specchiandosi in un laghetto artificiale, si inserisce nel verde dei giardini pubblici”.  Il museo è destinato ad accogliere anche importanti collezioni pubbliche attualmente non esposte quale la collezione storica Isola, nonché a svolgere una programmazione espositiva di respiro internazionale grazie alla convezione biennale tra il Comune di Sassari e la Fondazione Nivola.

In mostra:

Alterego Surfboards, Antonio Arcadu, Stefano Asili, Silvio Betterelli, Andrea Branzi, Arias, Artijanus Artijanas, Bam Design, Silvio Betterelli, Stefano Carta Vasconcellos, Monica Casu, Annalisa Cocco, Serena Confalonieri, Cube Controls, Antonello Cuccu, Paolo Curreli, Gianni Cusinu, Mara Damiani, Ebanisteria Meccanica, Fabrizio Felici, Giuseppe Flore, Antonio Forteleoni, Jari Franceschetto, Caterina Frongia, Francesco Frulio, Pietro Fois, Heart Studio, Paulina Herrera, Giulio Iachetti, Lalanà, Maan Motocicli Audaci, Antonio Marras, Carolina Melis, Roberta Morittu, Mustras, Antonio Nivola, Eugenia Pinna, Genesio Pistidda, Pretziada, Caterina Quartana, Fabio Ruina, Celestino Sanna, Mauro Scassellati, Gianfranco Setzu, Studio Pratha, Celestino Sanna Studio, Su Trobasciu, Tempo Artigiano, Terrapintada, Tessile Medusa, Maria Antonia Urru, Walter Usai, Sara Vignoli, Roberto Virdis, Zannellato/Bortotto. Ed inoltre l’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” di Sassari, il Dadu Dipartimento di Architettura, design e urbanistica dell’Università di Sassari e lo Ied, Istituto europeo di design di Cagliari.

Per approfondire:

Tessuti di Samugheo e ceramiche di Bitti: l’incontro tra artigiani sardi e designer celebrato a Venezia

Come si rilancia l’artigianato nell’Isola. Il nuovo design sardo rinnova la tradizione

I progetti del designer lombardo nell’Isola: “Così rilanciamo l’artigianato a Sarule”

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Andrea Tramonte

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