I progetti del designer lombardo nell’Isola: “Così rilanciamo l’artigianato a Sarule”

Andrea Tramonte

Nelle campagne di Sarule si trova un’erba selvatica, chiamata erimeri, che in passato veniva usava per colorare i tappeti secondo una tecnica tradizionale e antichissima. Bisognava bollire la pianta in un paiolo in rame per ottenere un giallo naturale che poi è diventato segno distintivo del lavoro tessile del paese barbaricino. Il designer lombardo Giulio Iacchetti – due volte Compasso d’oro, esposto al Moma di New York – in questi giorni è in Barbagia per un progetto dedicato all’artigianato insieme a tessitrici e fabbri locali e ha voluto recuperare questa usanza per colorare il tappeto a cui sta lavorando. “Ho chiesto alle signore se posse possibile rifarlo – racconta il designer -, così abbiamo raccolto l’erba lunedì e abbiamo iniziato a lavorarci, cuocendo le matasse con questo colorante naturale. L’esperimento mi ha divertito molto: c’era una situazione da gran sabba con tutte le signore intorno al paiolo che bolliva. È una tecnica che abbiamo ripristinato e sono felice”.

Iacchetti rimarrà fino a venerdì per un progetto intitolato Tempo artigiano, pensato insieme all’amministrazione comunale di Sarule e al suo assessore alla Cultura, Luca Cheri, con la direzione scientifica di Giuliana Altea e Antonella Camarda, in collaborazione con il Museo Nivola e alla sua Fondazione della vicina Orani. Si tratta di un percorso che vuole dare nuovo impulso all’artigianato del paese attraverso un incontro-confronto tra il saper fare tradizionale e la visione progettuale del designer, all’insegna del dialogo e della crescita comune. “È una modalità di lavoro, di collaborazione e di compromissione totale – spiega -, con l’obiettivo di individuare soluzioni insieme senza rincorrere un rapporto clienti-fornitore d’opera, che non mi interessa”. Iacchetti è arrivato nell’Isola con una serie di idee progettuali non compiute, a cui dare poi sostanza attraverso una collaborazione paritaria. “Sarule è conosciutissima per il tappeto – racconta – e nella vecchia sede dell’I.s.o.l.a. ho conosciuto cinque tessitrici particolarmente esperte che conservano memoria di una tradizione antichissima”. 

Il tappeto ideato da Iachetti insieme alle artigiane ruota intorno al concetto di tempo e cerca di discostarsi da una tradizione troppo marcata. “Qui Tavolara ha lasciato un segno indelebile stabilendo archetipi potentissimi che sono diventati marchio di fabbrica del paese. Non sono entrato in questo confronto perché ne sarei uscito sconfitto. Così ho ragionato sul concetto di “tappeto parlante”, che racconta il tempo necessario a produrne uno col telaio verticale”. Il lavoro si compone di strisce gialle e nere, e ogni linea che viene tirata su indicata una giornata di lavoro portata a termine. “Alla fine avremo un tappeto a strisce gialle e nere, con interferenze rosse, del tutto casuali, che non procedono secondo un ritmo geometrico, perché ci raccontano giornate di lavoro diverse: in una sei più attivo e in un’altra magari più distratto. Contando le linee rosse possiamo avere riscontro di quanti giorni sono serviti per fare un tappeto. Racconta anche a chi non conosce quest’arte quanto tempo ci voglia a produrre un manufatto e non è un dato da poco: abbiamo perso la misura delle cose, il tempo giusto per farle. Così lo portiamo a livello narrativo nel tappeto”. Le strisce nere sono date dalla lana di pecora e quindi tutti i colori sono naturali, senza additivi chimici. 

Oltre alle tessitrici, Iacchetti ha iniziato a collaborare con alcuni fabbri locali per la produzione di vassoi in ferro – “che parlano del termine contenere tanto caro a Enzo Mari” – e di alcune decorazioni zoomorfe, come una piccola pavoncella “che può essere interpretata come una colomba pacificatrice, fondamentale in questi giorni”. Il lavoro è già impostato e produrrà i primi risultati nei prossimi giorni. “Vorrei chiudere questo lavoro con una pubblicazione perché mi piacerebbe che il format Tempo artigiano possa diventare il prototipo di altri progetti simili in tutta l’Isola. Per produrre prodotti e poi anche commercializzarli. Nessuna parata di sogni e belle intenzioni e basta: occorre misurarsi sul mercato. Ed è una sfida che può dare un bell’impulso all’artigianato sardo”.  (Foto di Gaia Anselmi Tamburini)

Andrea Tramonte

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share