di Andrea Tramonte
I tre cuscini e il tappeto contengono riferimenti a elementi iconici della cultura dell’Isola, dall’archeologia a natura e paesaggio. C’è un bronzetto nuragico, ci sono alcune piante sarde come il mirto, ci sono le caprette stilizzate. Però la realizzazione non è tradizionale, non del tutto: colori e dettagli riescono a dare il senso di un progetto che vuole traghettare il passato dell’Isola nella contemporaneità, creare degli oggetti che raccontano la nostra storia ma la calano nel presente, aprendosi al futuro. La collezione è stata realizzata nel laboratorio Tessile Medusa di Samugheo insieme alla designer milanese Serena Confalonieri: uno spazio artigiano in uno dei distretti più importanti nell’Isola per la produzione di tappeti che incontra una progettista che ha lavorato in tutto il mondo e vinto premi internazionali, all’insegna di un dialogo e di un confronto tra saper fare tradizionale e design. Una contaminazione che ha un senso: dare la possibilità all’artigianato sardo di aprirsi a influenze esterne, realizzare progetti che siano in grado di rappresentare nuovi standard per il futuro, disegnare una nuova tradizione che si emancipi dalle cose come sono sempre state fatte.
Questi lavori fanno parte della prima collezione di Artijanus Artijanas, progetto sperimentale promosso dalla Fondazione di Sardegna, con la direzione artistica della Triennale di Milano guidata dall’architetto Stefano Boeri, la direzione operativa di Innois e la collaborazione della Fondazione Cologni dei Mestieri d’arte. La prima edizione dell’iniziativa ha visto un doppio confronto: quello tra le artigiane di Samugheo – le sorelle Marcella e Daniela Sanna – e Confalonieri, e poi tra il laboratorio di ceramica Terrapintada a Bitti – portato avanti da Simonetta Marongiu insieme ai due fratelli Giulia e Robert Carzedda – insieme ai designer Daniele Bortotto e Giorgia Zanellato. Questi ultimi hanno realizzato una collezione di cinque vasi chiamata Terre, che si ispira ad alcuni elementi iconici della cultura materiale dell’Isola ma attraverso una rilettura contemporanea. I riferimenti sono il carasau, il cesto del corredo della sposa, la gonna di un abito tradizionale, il bottone in filigrana. Il vaso Unu, in particolare – realizzato tra tornio, estrusione e lastra – è composto da tre elementi distinti: “Il lavoro progettuale si è concentrato attorno al concetto di stratificazione (storica, culturale e materiale) per realizzare un oggetto che fosse il frutto della sovrapposizione di più elementi, affidando alla texture della materia grezza il compito di legare il tutto – spiegano da Artijanus Artijanas -. Il forte valore evocativo trae ispirazione dal costume tradizionale femminile, in particolar dalla plissettatura della gonna e dalla modalità con la quale di frequente questa veniva usata per coprire il capo. La composizione ruota attorno all’elemento cilindrico del vaso in terracotta, elemento comune a tutta la collezione, simbolo del legame con la terra e la cultura di ispirazione”.
Questi lavori sono stati selezionati per la nuova edizione di Homo Faber a Venezia, una delle più importanti manifestazioni dedicate ai mestieri d’arte a livello internazionale, all’interno della mostra “Next of Europe” curata da Jean Blanchaert e Stefano Boeri con l’obiettivo di celebrare i maestri artigiani, l’alta manifattura e la cultura del bello e ben fatto. Con uno sguardo che tiene insieme passato e futuro: tecniche e tradizioni secolari che però vengono calate in un contesto contemporaneo. Insieme al vaso Unu sono stati selezionati anche i cuscini Sa Murta e Su Bronzu (nella foto di apertura di Daniela Zedda), realizzati su telaio manuale con la tecnica “a pibiones”. “Siamo molto felici della presenza di una selezione di progetti, nati dallo scambio e dialogo tra designer di fama internazionale e artigiani sardi nell’ambito di ArtiJanus/ArtiJanas, in questa edizione di Homo Faber – ha dichiarato Boeri -. Triennale Milano ha da subito sostenuto ArtiJanus/ArtiJanas. Ne ha seguito la direzione scientifica, ha lavorato a stretto contatto con Fondazione di Sardegna, con Barbara Argiolas e Barbara Cadeddu e con i curatori Alberto Cavalli e Roberta Morittu per l’organizzazione delle residenze e dell’omonimo Festival a Orani nel 2021. Oggi questo intelligente incontro tra progetto e mani intelligenti vede un ulteriore, prestigioso, sviluppo e riconoscimento, che si ricollega alla missione primigenia di Triennale: la valorizzazione di tutte le arti, del mondo del progetto e dell’artigianato nella sua forma espressiva più elevata”.