Un tappeto di Seulo nel tempio del design italiano: Mustras tra artigianato e contemporaneità

di Andrea Tramonte

Il tappeto è un grande manufatto in lana disegnato attraverso 94.080 pibiones, ovvero i riccioli della lavorazione tradizionale sarda. Sembrano dei pixel e richiamano il codice Qr: un riferimento alla contemporaneità mediato però con un legame alla cascata di Sa Stiddiosa a Seulo, in un omaggio al territorio dell’Isola. Il lavoro è stato realizzato dall’artigiana Vilma Ghiani e progettato dagli architetti Fabrizio Felici e Alberto Olmo per Mustras, un progetto dedicato all’incontro e alla contaminazione tra artigianato tradizionale, design e architettura promosso dall’associazione Abbicultura a partire dal 2019. Un manufatto che ha raggiunto un traguardo importante: l’Adi, Associazione per il disegno industriale di Milano ha scelto di inserire il tappeto nel prestigioso Adi Design Index 2021, la selezione annuale del miglior design in Italia che rappresenta anche il passaggio preliminare per la corsa al Compasso d’oro, ovvero il massimo riconoscimento nazionale del settore. L’opera è stata presentata in mostra all’Adi design museum di Milano e successivamente arriverà a Roma alla Casa dell’Architettura. “Un segnale forte – spiegano gli architetti – che dimostra l’assoluta importanza dell’ambito artigianale locale quale patrimonio materiale e immateriale e fondamentale strumento di conoscenza della società”. 

Il tappeto Q.R. (Quanta Res)

Il progetto Mustras nasce nel 2019 e si inserisce in un trend più ampio di rinnovamento dell’artigianato sardo, rivisto attraverso la cultura del progetto e l’apertura verso la contemporaneità. L’idea è quella mettere a confronto designer, architetti e artigiani nel territorio sardo, instaurare un dialogo, scambiare competenze e superare i confini della tradizione. “Il progetto – spiegano i curatori Felici, Olmo e la scenografa Chiara Secchi – è nato da una precisa volontà di rilancio di un ambito tradizionale che nel tempo ha subito un processo di impoverimento e di sconnessione tra la cultura del fare ancora viva nelle aree più marginali della Sardegna e una cultura del progetto che ha progressivamente favorito processi industriali e commerciali”. La seconda edizione ha visto il coinvolgimento di oltre 40 artigiani dell’Isola insieme a 15 designer locali e internazionali, tra Aritzo, Assemini, Atzara, Belvì, Isili e Seulo con la produzione di cinquanta opere di alto artigianato artistico di mondi come la tessitura, la ceramica, il legno e la cestineria. “Abbiamo portato avanti una serie di azioni volte ad un rilancio culturale, strategico e formativo del comparto artigianale per la sperimentazione di nuovi linguaggi legati alla tradizione locale re-inventata nelle sue matrici più profonde al fine di rispondere ad una contemporaneità che si modifica sempre più velocemente”.

Prima gli incontri per stabilire le modalità di lavoro, le ricerche e lo studio delle tradizioni locali. Poi workshop e brevi residenze artistiche per realizzare i prototipi. I risultati iniziano a uscire al di fuori dall’Isola, come dimostra il successo del tappeto Q.R. “Quanta Res non è il progetto di un tappeto ma un progetto di architettura – spiegano Felici e Olmo -. Un foglio tessuto anziché disegnato che racconta una storia in bassa definizione, quindi all’opposto delle immagini contemporanee tanto definite quanto irreali. Rappresentare una debolezza, un frammento è l’unica forma possibile per esprimere le rovine del pensiero d’autore”.

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