Tappeti di Samugheo alla Design week. Mariantonia Urru protagonista a Milano

di Andrea Tramonte

L’idea è quella di raccontare l’Isola attraverso la tessitura. A partire da Samugheo, uno dei distretti sardi più importanti per quanto riguarda la produzione di tappeti, arazzi, cuscini, con una storia secolare che affonda le radici nelle tradizioni del paese: ogni casa aveva a disposizione un telaio per le esigenze familiari. È da qui – da queste storie di saper fare manuale soprattutto femminile – che inizia a muoversi Mariantonia Urru, storico marchio del tessile che nasce quarant’anni fa e che da diverso tempo ha portato nuovi linguaggi e contaminazioni nei suoi tappeti, grazie alla collaborazione con designer internazionali in grado di aggiornare i motivi tradizionali e di dare a quei manufatti un respiro internazionale. “In questo momento a Milano stiamo prendendo contatti con architetti e creativi per lavorare alle nuove collezioni”, spiega Giuseppe Demelas, che dell’azienda è responsabile dei nuovi prodotti. Il modus operandi è ormai collaudato: il marchio invita in paese i designer scelti per far vivere loro la cultura del luogo, immergersi nelle storie, nelle tradizioni e nelle usanze dell’Isola in modo da trovare ispirazione per il lavoro da portare avanti con Urru. Il racconto della Sardegna nel tessile, appunto.

L’azienda in questi giorni è presente alla Design week di Milano – in programma fino al 10 settembre – in tre postazioni distinte. Al Supersalone – allestito dall’architetto Stefano Boeri – Mariantonia Urru ha presentato la nuova collezione per l’outdoor: tappeti, tessuti per tappezzeria, cuscini, realizzati con un nuovo filato rigenerato recentemente brevettato da un’azienda italiana. “Una scelta di ecosostenibilità – spiega Demelas – con materiali che altrimenti sarebbero finiti in una discarica e che peraltro hanno delle prestazioni di tenuta e di colori quasi superiori all’acrilico vergine”. Il risultato è un prodotto per un pubblico internazionale ma totalmente Made in Italy (e Made in Sardinia) che alla Design week viene presentato in particolare attraverso due tappeti: uno con parte del disegno realizzato dalla designer cilena – ma cagliaritana d’adozione – Paulina Herrera Letelier per la collezione Licheni. L’altro basato su motivi molto essenziali, un semplice semipieno.

Da Zanotta – una delle aziende storiche del design italiano – Urru ha portato diversi cuscini usati per completare l’arredo del loro spazio, sia in jacquard sia a pibiones manuali. Infine da Spotti l’azienda di Samugheo presenta la collezione Heritage creata insieme a Pretziada (leggi qui il nostro approfondimento). Si tratta di una serie di tappeti coi quali il combo ha deciso di lavorare a una ricerca e una reinterpretazione dei motivi tradizionali – in particolare geometrie – per raccontarne e veicolarne le storie. Allusion, ad esempio, si ispira ai copriletto sardi dell’Ottocento con motivi ispirati a piante e animali (veri e fiabeschi). Patchwork invece recupera le irregolarità dei disegni delle coperte da letto ed è realizzato con una tecnica mini-pibiones particolarmente laboriosa e precisa. “Siamo molto contenti di aver presentato la nostra collezione outdoor, ci stavamo ragionando da tempo e siamo sicuri che ci porterà a risultati importanti a livello internazionale – spiega Demelas -. Ma naturalmente continueremo a investire ancora e sempre più sulle collezioni di tappeti in collaborazione con nuovi designer”. Nel corso degli anni Mariantonia Urru ha realizzato prodotti insieme a nomi del calibro di Patricia Urquiola, Carolina Melis, Stefano Asili, Silvio Betterelli, Antonio Forteleoni (e così via) e le giornate milanesi servono a stringere rapporti per immaginare nuovi lavori. Per un brand che non sente affatto la fatica dei quarant’anni di vita e che ha la capacità di rinnovarsi di continuo.

(Foto d’archivio di Valentina Sommariva)

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