Pd, il cammino lento verso le primarie: si cerca una donna per rimettere pace

Nomi non ne circolano. Ma la sensazione è che nel Pd sardo stiano cercando una donna per rilanciare il partito e superare le guerre interne.

Il Pd sardo non ha ancora candidati alla segreteria, almeno non ufficialmente. Nel partito, che sceglierà il leader con  le primarie del 12 marzo, stanno aspettando l’Assemblea approvi il regolamento del voto. Il passaggio è puramente tecnico, visto che le norme ricalcheranno le modalità previste nello statuto nazionale. Ma il cerimoniale interno vuole che nessuna corrente scopra le carte sino a quando il parlamentino dem non avrà messo il sigillo alle regole.

dal-moro

L’Assemblea è convocata per il 20 gennaio. A presiederla sarà come sempre il garante Gianni Dal Moro (nella foto) che nella Direzione del 9 gennaio scorso è riuscito nell’impresa di strappare il partito allo stallo, dopo otto mesi, fissando appunto la nuova data delle primarie (inizialmente erano previste per il 26 febbraio).

Nel Pd l’ipotesi di un candidato unitario non è stata ancora abbandonata, ma la strada è in salita: lo stesso Dal Moro è arrivato nell’Isola perché si concluse con un nulla di fatto la scelta di un segretario condiviso. Ovvero, di quell’Epifani sardo che avrebbe dovuto guidare il partito a tempo, sino al congresso. Non solo: la trattativa fece ‘bruciare’ più di un nome: dal consigliere regionale Piero Comandini, che poi si tirò fuori dai giochi, a Giuseppe Frau, ugualmente in corsa per un’elezione che sarebbe spettata all’Assemblea ma le urne non si sono mai aperte.

Il risultato di quel tentativo di unità naufragato è stato il logoramento interno. Per questo la sensazione è che la differenza di queste primarie potrebbe farla una donna. Puntare infatti su una figura femminile sarebbe un segno di rottura rispetto al passato, con l’obiettivo di dare al partito nuovo appeal. Il secondo elemento è che una segretaria porterebbe a compimento quel percorso sulla rappresentanza di genere che il Pd ha sì sperimentato, ma solo nel ruolo secondario della presidenza scegliendo nell’ordine Valentina Sanna, Daniela Porru e l’uscente Giannarita Mele. Adesso potrebbe essere l’occasione per fare il salto consegnando a una donna la guida del partito. Nomi di papabili non ne circolano. Ma tra le attuali democratiche ci sono per esempio le deputate Romina Mura, Giovanna Sanna e Caterina Pes, così come le consigliere regionali Rossella Pinna e Daniela Forma. La stessa Mele è considerata tra le big.

Che il Pd abbia bisogno di uno scossone, è pacifico. Di questi giorni la notizia che a livello nazionale il partito sia al minimo storico sulle tessere: il 2016 dovrebbe chiudersi con 345-350mila iscritti, il dato più basso da ottobre 2007, quando Ds e margherita si unirono dando vita alla prima forza progressista del Paese. E la Sardegna, sulla disaffezione degli elettori, non fa eccezione: nell’Isola, in occasione del referendum costituzionale, i voti anti-Pd sono cresciuti del 13 per cento (leggi qui).

Di qui il tentativo – per ora sottotraccia – di trovare una candidata segretaria, capace innanzitutto di sparigliare gli equilibri interni. Di sminare il terreno del confronto avvelenato da anni di contrasti. La stessa candidatura di Soru al congresso del 2013 è frutto di quelle tensioni: le correnti di Antonello Cabras e Paolo Fadda si allearono con l’area dell’ex presidente della Regione per evitare di averlo avversario. E, per un’identica logica di pesi e contrappesi, Soru accettò quell’intesa che non ha mai funzionato.

A fine mese si dovrebbe capire se questa figura femminile, e di congiunzione, è stata trovata. L’alternativa è che ciascuna delle tre correnti interne – Cabras-Fadda, soriani ed ex Ds-renziani – presenti un proprio candidato. Ma nel caso in cui in corsa per le segreteria ci saranno più di tre democratici, la prima scrematura verrà fatta col voto nei circoli, come sarà stabilito dal regolamento congressuale su cui sta lavorando il gruppo di dieci nominato il 9 gennaio.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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