Referendum, sorpresa Sardegna: gli elettori anti-Pd crescono del 13%

In tutta la Sardegna si registra una crescita di consensi a scapito del Partito Democratico: così nella ricostruzione dell’Istituto Cattaneo di Milano.

Gli elettori anti-Pd sono cresciuti in Sardegna del 12,9 per cento. Lo ricostruisce l‘Istituto Cattaneo di Milano che ha rielaborato i risultati del referendum costituzionale del 4 dicembre mettendoli in relazione con i dati delle Politiche 2013. E in tutta l’Isola si è registrata la massima crescita di consensi a scapito del Partito Democratico.

L’analisi dell’Istituto – presieduto da Pier Giorgio Ardeni e che studia le forme della partecipazione politica – si fonda su un presupposto: il No al referendum è stato sostenuto in larghissima maggioranza da partiti anti Pd. Ovvero Sel, Movimento Cinque Stelle, Forza Italia più forze minori ascrivibili sia all’area moderata che a quella tradizionalmente riferibile al centrosinistra ma appunto diversa dal Pd. Un variegato universo di elettori che in Sardegna, alle Politiche del 2013, aveva sommato il 59,3 per cento di consensi, mentre il 4 dicembre ha fatto vincere il No col 72,22 per cento.

Lo scarto positivo è del 12,9 e colloca l’Isola prima in Italia per numero di voti anti-Pd. Ciò che completa il record già incassato i 4 dicembre dalla Sardegna, dove quel 72,22 per cento di No ha rappresentato in tutta la Penisola la vittoria più netta per gli oppositori della riforma costituzionale.

Nel dettaglio dei dati territoriali disaggregati, in tutte le quattro province storiche dell’Isola – Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari – la cartina elaborato dall’Istituto Cattaneo è di colore verde scuro: vuol dire che gli elettori anti-Pd sono aumentati ovunque con una forbice tra il 6,4 e il 21,7 per cento.

Cagliari, in particolare, è stata presa a riferimento per un’analisi più approfondita sul flusso elettorale interno alle singole forze politiche. Quanto al Pd, emerge questo quadro: solo il 54,1 per cento di coloro che alle Politiche 2013 aveva votato per il Partito Democratico, si è espresso con un Sì al referendum del 4 dicembre, come chiesto dal segretario-ex premier Matteo Renzi. Per contro, il 45,9 per cento dei sostenitori Pd nel 2013 ha bocciato la riforma della Costituzione.

In base a questo dato, l’elettorato dem risulta essere quello più diviso. Infatti: coloro che nel 2013 avevano votato Pdl, il 4 dicembre hanno seguito in larga parte l’indicazione del partito, cioè l’attuale Forza Italia, con un 72,6 per cento di No. Trend addirittura in crescita tra i Cinque Stelle: gli elettori grillini che hanno bocciato la riforma sono stati il 74,5 per cento di coloro che alle Politiche 2013 avevano votato per il Movimento.

Dall’Istituto Cattaneo scrivono: “La strategia di Matteo Renzi, volta a conquistare consensi alla riforma fra gli elettori di centrodestra e del Movimento Cinque Stelle, non ha avuto successo. Ed è stata ancora più infruttuosa nel Nord-est, nel Sud e nelle Isole: il fronte del No si è dimostrato coeso e addirittura in grado di attrarre voti aggiuntivi rispetto al dato del 2013″.

L’insieme dei dati consegna al Pd sardo uno scenario allarmante che si sovrappone alla crisi interna: i dem isolani sono senza leader e la paralisi non si risolverà prima del congresso fissato per il 26 febbraio 2017. Lo stallo sta avendo ripercussioni pure in Regione: l’assenza di una guida nel primo partito della coalizione non facilita il rimpasto della Giunta.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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