Pd, arriva un garante nominato da Renzi. E il 26 febbraio 2017 le primarie

Il Pd sardo verrà affidato a un garante romano. Così ha deciso l’Assemblea riunita oggi a Tramatza. Decisa la data del nuovo congresso: 26 febbraio 2017.

Sarà un garante a gestire il Pd sardo sino al congresso del 2017, fissato per il 26 febbraio. Così ha deciso a Tramatza l’Assemblea dem con un voto unanime che, malgrado l’apparente condivisione, consegna un partito definitivamente spaccato. Da una parte renziani e soriani che hanno spinto per la figura di garanzia di nomina romana; dall’altra i popolari-riformisti di Antonello Cabras, Paolo Fadda e Silvio Lai, i quali avrebbero preferito una soluzione interna, ma sono riusciti a far mettere nero su bianco la data delle primarie. Nel mezzo gli ex civatiani de La Traversata che in questi mesi non hanno mai smesso di rivendicare la propria autonomia rispetto alle componenti maggioritarie.

È stato l’ex segretario Renato Soru a chiedere per primo che il parlamentino democratico si esprimesse sull’arrivo di un garante, come ipotizzato venerdì dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, atterrato in Sardegna proprio per mettere ordine nel Pd isolano in vista del referendum costituzionale di fine novembre (o di inizio dicembre). L’eurodeputato ha anche sollecitato la costituzionale di un comitato congressuale, stavolta regionale, per accompagnare la transizione sino alle primarie del prossimo anno.

A Tramatza si sono capire subito le alleanze. Dopo che Soru si è detto favorevole alla soluzione Lotti, sostenendo espressamente una nomina romana, il deputato Siro Marrocu, esponente dell’ex minoranza congressuale che si è saldata con renziani e soriani, ha avanzato la stessa specifica richiesta.

La riunione l’ha aperta la presidente del partito, Giannarita Mele, anche lei in minoranza nel congresso del 2014, ma adesso più vicina ai popolari-riformisti. I quali l’hanno proposta nei mesi scorsi come segretaria di transizione, in virtù della carica. Ma il resto del partito si era opposto. Nel suo intervento la Mele ha lanciato un monito all’Assemblea, invocando l’unità e la soluzione interna contro il rischio di un commissario “mandato dal nazionale”.

Il garante di nomina romana, tuttavia, non è un commissario tradizionale. Col suo arrivo non verranno azzerate le cariche interne: Assemblea e Direzione resteranno in piedi per evitare l’impatto negativo sull’elettorato in vista dell’appuntamento referendario. Un Pd totalmente governato da Roma, infatti, non sarebbe una buona cartolina di presentazione a due mesi dall’appuntamento con le urne. Non solo: il garante, come proposto da Soru, sarà affiancato da un comitato congressuale, una sorta di minidirettorio in rappresentanza di tutte le componenti interne.

Durante la riunione la linea Soru è stata contestata da Anna Crisponi, portavoce de La Traversata, che a nome del gruppo si è detta contraria alla nomina di un garante romano. Gli ex civatiani avrebbero preferito affidare il partito alla Mele, segnando in questo una convergenza coi popolari-riformisti. Ma dall’area Cabras-Fadda-Lai nessuno ha chiesto la parola.

Con l’Assemblea di oggi è definitivamente naufragata l’elezione dei due segretari interni che si erano candidati: il consigliere regionale Piero Comandini e il medico quarantenne Giuseppe Frau. Ma se il primo ha annunciato in giornata il proprio ritiro, Frau è rimasto in corsa e ha chiesto che fosse il parlamentino a decidere sul proprio destino. Il voto c’è stato e ha prevalso la soluzione Lotti del garante di nomina romana.

Il Pd sardo entra dunque in campagna elettorale. E il ruolino di marcia sarà subito intenso, dal momento che sino a fine anno è aperto il tesseramento. Vuol dire raccolta di iscrizioni che saranno decisive per votare i segretari di circolo e quelli provinciali. Intanto il copione si ripete: Cabras, Fadda e Lai hanno rotto di nuovo con Soru dopo la pace del 2014. Una pace che adesso ha tutto il sapore di essere stata solo l’ennesima tregua.

È stata la presidente Mele è leggere, a fine seduta, il documento votato all’unanimità, ultimo atto di una guerra che destinata a riprendere sotto altra forma: la resa dei conti su chi governerà il Pd sardo verrà decisa nelle primarie del 26 febbraio 2017.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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