Pd: Comandini si ritira, Frau non ancora. Oggi nuova assemblea regionale

Oggi alle 16 nuova Assemblea del Pd sardo: si preannuncia un’altra giornata di passione e colpi di scena. Arrivo del garante sempre più probabile.

Il Pd sardo rischia di restare senza candidati alla segreteria regionale: dopo il ritiro di Piero Comandini anche Giuseppe Frau è pronto a fare la stessa mossa, ma con la differenza che rimetterà la decisione nelle mani dell’Assemblea convocata oggi alle 16 a Tramatza. E c’è una spiegazione dietro le ultime manovre dem: nell’incontro di venerdì a Sassari, tra i delegati delle diverse componenti sarde e il sottosegretario Luca Lotti, si è ipotizzato di aprire la strada all’arrivo di un garante. E questo perché nessuno dei due possibili leader, al momento, ha i numeri per incassare l’elezione. Che sarebbe comunque a tempo, giusto pochi mesi di incarico per gestire la campagna del referendum costituzionale e preparare il congresso del 2017.

Insomma, Lotti ha suggerito un percorso e i due candidati sardi, “nell’interesse del partito”, stanno facilitando la ricomposizione dell’unità. Il tema verrà discusso oggi alle 16 a Tramatza, dove è convocata l’Assemblea nella quale Comandini e Frau saranno i primi a parlare. E se il primo, il consigliere regionale, si presenta da candidato già ritirato, il secondo, medico, farà decidere il proprio destino al parlamentino dei 171. In caso di bocciatura, quindi, la responsabile se la dovranno assumere tutti i democratici.

A Sardinia Post Comandini spiega: “Il mio non è né un passo indietro né avanti. È un passo al lato con l’unico obiettivo di sbloccare una situazione non più sostenibile. Con la stessa generosità con la quale mi ero messo a disposizione, adesso mi ritiro. I sardi aspettano risposte dal Pd e dalla Giunta regionale, non è pensabile continuare a a impegnare il partito su questo o quel nome. La pagina che il Partito democratico sta scrivendo da mesi, con contrasti interni e tutti personali, non è edificante e va definitivamente chiusa”. Anche Frau anticipa la sua posizione: “Ho sempre detto che il Pd sardo dovesse rivendicare la propria autonomia eleggendo un segretario, a tempo ma di tutti. Per questo mi sono messo a disposizione. Sarà l’Assemblea a discutere e a decidere. Compresa la soluzione, meno auspicata ma certamente più chiara, di un commissario o un garante autorevole che accompagni questa fase politica. Facciamo però ogni sforzo per superare la crisi presente. Ne ha bisogno soprattutto la Sardegna”.

Politicamente la nomina di un garante, se avverrà, non sarà un premio per il Pd isolano. Come già era successo a fine 2013 per la candidatura di Francesca Barracciu alla presidenza della Regione, c’è stato bisogno di arrivasse Lotti per sbrogliare una partita che i democratici isolani, da soli, non sono stati in grado di gestire. Non a caso Lotti ha concordato la sua visita di venerdì con il premier Matteo Renzi, nonché segretario nazionale, perché alle porte c’è un referendum che il Pd non può perdere. Una sconfitta alle urne indebolirebbe un Governo già di per sé fragile, costruito com’è su un’alleanza spuria e insolita con l’Ndc di Angelino Alfano e l’ala ex forzista di Denis Verdini.

Vero è che il garante non è un commissario: le cariche nel partito non verrebbero azzerate, Assemblea e Direzione resterebbero in piedi e anzi sarebbero di supporto. Ma quasi sicuramente l’incarico verrebbe affidato a una democratico di nomina romana, proprio per superare le litigiosità che stanno dividendo da mesi il Pd isolano. E anche su questo tema a Tramatza c’è aria di scontro: l’area popolare-riformista di Antonello Cabras, Paolo Fadda e Silvio Lai spinge infatti per una soluzione interna, individuando il garante nelle figure istituzionali del partito, come la presidente Giannarita Mele o Giuliano Murgia che guida la commissione di garanzia. Ma sulla Mele la trattativa è già naufragata in questi mesi, tanto che Comandini doveva rappresentare l’alternativa. Poi c’è stato l’ennesto di Frau, ma nemmeno questa seconda soluzione tutta sarda ha facilitato la pace.

La nomina romana piace invece ai renziani che Comandini lo hanno indicato e poi dovuto sacrificare, quindi adesso si sentono tutelati solo da un garante non sardo. Stesso discorso per i soriani che sul nome del consigliere regionale avevano deciso di convergere. In Assemblea, oggi, si capirà anche la posizione degli ex civatiani de La Traversata che mesi fa, senza successo, si erano candidati a guidare il partito.

Sullo sfondo restano i contrasti per la data del nuovo congresso. Lotti a Sassari è stato chiaro: si farà nel 2017, non prima. Ma i popolari-riformisti, che invece lo chiedono entro l’anno, non si sono arresi. Anche perché le aree Cabras-Fadda-Lai hanno al momento più tessere di tutti, ciò che permetterebbe loro di vincere nella gran parte dei circoli comunali e provinciali. Per contro, renziani e soriani, che sulle iscrizioni al partito sono in svantaggio, hanno tutto l’interesse a rinviare l’appuntamento di un anno per recuperare terreno, visto che la nuova campagna di tesseramento si conclude a dicembre.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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