Crisi in Regione, c’è la terza via: sostituire i soli assessori dimissionari

Subito le nomine degli assessori alle Riforme e all’Agricoltura, dopo le dimissioni di Demuro e Falchi. È questa la soluzione più probabile per risolvere la crisi in Regione.

Subito le nomine dei nuovi assessori alle Riforme e all’Agricoltura, dopo le dimissioni di Gianmario Demuro ed Elisabetta Falchi. È questa la soluzione più probabile per risolvere la crisi in Regione. Ovvero un mini rimpasto immediato che da una parte risolverebbe l’emergenza delle due caselle rimaste vuote in Giunta e dall’altro permetterebbe di superare la lentezza dei partiti. I quali stanno tradendo una certa schizofrenia: da mesi chiedono il rimpasto dell’Esecutivo e nell’ultimo vertice di maggioranza, a settembre, si erano dati i compiti a casa con la definizione di un’agenda programmatica di priorità. Ma proprio adesso che dovrebbero chiudere il cerchio, prendono altro tempo. Tanto che il vertice di domani, tra il presidente Francesco Pigliaru e i consiglieri regionali, è stato annullato.

Per Pigliaru non sono giornate facili, proprio per via del quadro politico isolano che si è ancora più frammentato dopo la vittoria del No al referendum del 4 dicembre. Nel Pd non c’è una leadership, la paralisi si è incancrenita e l’unica possibilità per venirne fuori è il congresso del 26 febbraio 2017. Non va meglio dentro Sel, divisa sul futuro del partito dopo l’annunciato scioglimento e ciò non aiuta a prendere una posizione univoca sulla crisi in Regione. Si aggiunga lo scontro tra i ‘piccoli’ della coalizione, con l’Upc e il Centro Democratico che si stanno alleando, proprio insieme a Sel, per contrastare il Partito dei Sardi.

Paradossalmente tutto questo fuoco amico, pur nella complessità del momento, è un assist per Pigliaru che da mercoledì ha assunto anche l’intermin delle Riforme e dell’Agricoltura. Ma la gestione di tre incarichi non può durare a lungo, a maggior ragione se è vero che il 72,22 per cento di sardi ha votato No al referendum anche contro il governo della Regione.

L’ipotesi del mini rimpasto immediato avvantaggia il presidente pure per una seconda ragione: le dimissioni di Demuro e della Falchi – rispettivamente quota Soru del Pd e RossoMori – sono volontarie. Quindi nessuno può rimproverare a Pigliaru di aver fatto una fuga in avanti decidendo il doppio siluramento. Il governatore, dal canto suo, avrebbe il solo obbligo di non modificare i già precari equilibri della coalizione scegliendo due nuovi assessori non riferibili ad alcuna parte politica.

Per il presidente della Regione l’unico punto a sfavore è la ‘digeribilità’, da parte della maggioranza, di altri due assessori di nomina tecnica. I partiti leggerebbero la mossa come un rafforzamento dello stesso Pigliaru che in Giunta ha deciso tre caselle ( su dodici): la Programmazione, andata a Raffaele Paci, la Sanità, affidata a Luigi Arru, e l’Ambiente gestito da Donatella Spano. Ma per un altro verso nessuna forza della coalizione, finora, ha mostrato di aver brillato nella scelta delle deleghe, visto che i partiti hanno indicato gli altri nove assessori e univocamente considerano debole l’attuale Esecutivo.

Nomi al momento non ne circolano. Ma nemmeno ci sono ipotesi alternative alla cura ‘leggera’ del mini rimpasto immediato. La situazione sembra simile a quella della Asl unica, quando il centrosinistra entrò in guerra per la scelta del direttore generale. Allora – era settembre – Pigliaru si assunse l’onore di rischiare: nominò il manager ligure Fulvio Moirano non cedendo alle pressioni dei partiti che volevano a tutti i costi un Dg sardo. Quella strategia ha dato ragione a Pigliaru: sulla Asl unica non ci sono state conseguenze politiche. C’è poi da considerare il fatto che i partiti, adesso, stanno chiedendo altro tempo per fare calcoli al proprio interno, non perché siano emersi problemi di natura programmatica.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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