Comunali 2016, le regole del voto tra sbarramenti e premi di maggioranza

Sardegna al voto tra turno unico, eventuali ballottaggi, sbarramento al 3%, premio di maggioranza al 40, voto disgiunto e doppia preferenza di genere.

Sbarramento al 3 per cento e premio di maggioranza col 40 per cento. Sono questi gli spartiacque del 5 giugno nei sei Comuni sopra i 15mila abitanti che tornano alle urne per le Amministrative 2016. Ovvero, Cagliari, Olbia, Carbonia, Capoterra, Monserrato e Sinnai, dove il 19 giugno è previsto il ballottaggio nel caso in cui nessun candidato sindaco ottenga il 50 per cento più uno dei voti (maggioranza assoluta). Diverse le regole nei 93 centri sotto i 15mila residenti interessati dalla tornata elettorale: qui la partita si decide in un solo turno (salva parità). Ogni aspirante primo cittadino è infatti appoggiato da un’unica lista e quella che raccoglie più preferenze (anche sotto il 50 per cento, è il criterio della maggioranza relativa) si aggiudica in automatico i 2/3 dei seggi disponibili.

La soglia minima del 3 per cento nei Comuni sopra i 15mila abitanti riguarda sia le liste uniche che le coalizioni. Superare lo sbarramento serve per entrare nella ripartizione dei seggi che, in due casi, vengono attribuiti totalmente col sistema proporzionale (metodo D’Hondt). Ciò succede quando una lista o una coalizione raggiunge la maggioranza assoluta (50 per cento più uno dei voti) o quando le stesse non superano il 40. Nella fascia intermedia, tra il 40,01 e il 49,9 per cento, scatta invece il premio di maggioranza che dà diritto al 60 per cento dei seggi totali. In questo caso il metodo D’Hondt si segue solo per assegnare il restante 40 per cento dei posti in Consiglio.

All’interno di ogni coalizione che ha raggiunto il 3 per cento esiste poi un ulteriore sbarramento del 2 per cento che i partiti alleati devono raggiungere per avere diritto a un seggio. Tuttavia capita che il sistema proporzionale confligga con la stessa soglia minima richiesta dalla legge. Questo perché a ogni seggio, sempre secondo il metodo D’Hondt, corrisponde un quoziente, cioè un numero minimo di voti e che si ottiene dividendo quelli totali per i posti da assegnare. Può quindi accadere che le preferenze raccolte da un partito non bastino a raggiungere la soglia, seppure nel totale valgano il 2 per cento. In questi casi si calcolano i resti, ovvero i voti senza quoziente. E quando sono troppo bassi, si resta fuori dalla ripartizione dei seggi. Il quoziente è diverso per ogni coalizione.

Nei Comuni sopra i 15mila abitanti, l’attribuzione dei voti avviene al primo turno, mentre nel secondo si decide la ripartizione dei seggi. Con una regola: il candidato sindaco che vince al ballottaggio ha sempre diritto al premio di maggioranza, a meno che la lista o la coalizione avversarie non abbiano superato al primo turno il 50 per cento dei voti totali espressi. In questo caso scatta la cosiddetta anatra zoppa, un classico caso di ingovernabilità salvo cambi di alleanze. Si ha anatra zoppa anche quando al secondo turno vince un candidato sindaco appoggiato da una lista o una coalizione che ha preso meno del 40 per cento.

In buona sostanza, la differenza tra i Comuni sotto i 15mila abitanti e quelli sopra, è che nei centri più piccoli i voti della lista coincidono con quelli del sindaco, il quale non rischia l’ingovernabilità grazie al sistema maggioritario nell’attribuzione dei seggi. Nei Comuni più grandi, invece, la matematica del metodo D’Hondt non assicura una composizione favorevole dell’Assemblea civica. Questi disequilibri, che poi sono sorprese elettorali, dipendono anche da un altro elemento: nei centri sopra i 15mila residenti è previsto il voto disgiunto, cioè la possibilità di dare la preferenza al candidato consigliere di una coalizione e al candidato sindaco di un altro cartello elettorale.

Dal 2012 esiste anche la doppia preferenza di genere che permettere di votare insieme due consiglieri: un uomo e una donna. L’opzione è valida solo nei Comuni sopra i 5mila abitanti e i candidati prescelti devono obbligatoriamente appartenere alla stessa lista.

Il 5 giugno a Cagliari si vota pure per la Municipalità di Pirri: è un parlamentino territoriale con un presidente e 19 componenti (qui i candidati). Sempre nel capoluogo con questa tornata elettorale cambia la composizione dell’Assemblea: quella uscente aveva 40 componenti, la nuova ne conterà 34. Riduzione anche su Olbia, dove il Consiglio passa da 40 a 28. Nessuna variazione, invece, per Carbonia, Capoterra, Monserrato e Sinnai che rimangono a quota 20.

In Sardegna, prima che il 7 maggio scorso scadesse la presentazione delle liste, i Comuni chiamati alle urne erano 101. Ma ad Anela nel Sassarese e ad Austis in Barbagia non sono state presentate liste. I rispettivi Municipi saranno governati da un commissario nominato dalla Regione.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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