“Dopo un risultato come questo, davanti a un partito che dimezza i voti dalle ultime elezioni, fa parte della vita stessa della politica rassegnare le dimissioni”. Renato Soru commenta così il risultato delle Politiche di domenica che hanno spinto il Pd sotto la temuta soglia del 20 per cento. Alla Camera il partito ha raccolto il 18,72 contro il 25,43 del 2013; al Senato i dem hanno incassato il 19,12 per cento a fronte del 27,44 di cinque anni fa. In numeri assoluti i voti su Montecitorio sono stati 6.134.727 (8.646.034 nel 2013), su Palazzo Madama 5.768.101 (8.400.851 alle precedenti Politiche). Il Pd ne ha persi rispettivamente 2.511.307 e 2.632.750.
Soru è stato contattato telefonicamente dall’Ansa in merito al passo indietro annunciato ieri da Matteo Renzi che però lascerà solo dopo le consultazioni per formare il prossimo Governo e ha anche fissato una serie di condizioni. Pezzi di partito, tra cui il capogruppo in Senato, Luigi Zanda, hanno per questo attaccato duramente Renzi le ribattezzate ‘semi-dimissioni“. Lo stesso Soru sottolinea: “Magari quando si presentano non si cerca di imporre una linea politica per il futuro. Ci si dimette e basta”. L’eurodeputato ha mosso anche un seconda critica verso il segretario nazionale: “Poi non ho trovato molto giusto tirare in ballo il presidente della Repubblica. perché non si è votato l’anno precedente. Non credo neppure che sarebbe cambiato molto”, ha concluso Soru.
La fuga di elettori dal Pd non ha risparmiato la Sardegna, una delle regioni del Sud dove più pesante è stata la sconfitta del partito. Nell’Isola i dem sono fermati al 15,06 (la media tra Camera e Senato) e alla conta dei voti ne hanno persi persi 104.459 sulla Camera e 109.832 sul Senato. Nel 2013 gli elettori erano stati rispettivamente 233.278 e 233.719, domenica 128.819 su Montecitorio e 123.887 su Palazzo Madama. (al. car.)
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[Foto da Sardegna Europa]
