Giovanni Satta è il 60° consigliere regionale della Sardegna: la Giunta delle elezioni, organo interno all’Assemblea legislativa, ha preso atto della sua proclamazione decisa il 14 aprile dall’Ufficio centrale elettorale della Corte d’appello. L’ex sindaco di Buddusò, tuttavia, non può giurare e quindi entrare in carica perché è in carcere con l’accusa di associazione a delinquere per un presunto traffico internazionale di droga.
La Giunta delle elezioni si è riunita questa mattina poco prima che cominciasse la seduta del Consiglio. Ma il caso potrebbe non chiudersi così: contro l’elezione di Satta, candidato alle Regionali del 2014 nella lista dell’Uds in Gallura, resta in piedi il ricorso annunciato da Gianni Lampis, l’esponente dei Fratelli d’Italia che era subentrato al zonafranchista Modesto Fenu.
Satta, dal canto suo, all’indomani del verdetto dell’Ufficio centrale elettorale aveva presentato una richiesta di permesso per giurare in Consiglio regionale. Ma il gip di Cagliari, Giovanni Massidda, l’ha rigettata. Ciò vuol dire che l’ex sindaco, per quando considerato eletto, non percepirà alcun emolumento e non può essere né sospeso per gli effetti della legge Severino (l’associazione per delinquere è causa di temporanea interruzione dell’incarico pubblico) né sostituito. L’Assemblea regionale continuerà a lavorare a ranghi ridotti, con un onorevole in meno (59 anziché 60).
Nel frattempo, domani davanti al Tar della Sardegna si discute il ricorso presentato dall’esponente Udc di Bosa, Alfondo Marras, che sostiene di aver diritto al seggio andato a Gianni Tatti, attuale onorevole Udc e sindaco di Ruinas (Oristano). Questo perché Tatti si era candidato senza dimettersi, nei termini stabili dalla legge, da componente del Cda nell’Ente foreste. E per questo l’onorevole dello scudo crociato è stato dichiarato ineleggibile dal Consiglio di Stato. Marras ha ricorso contro la decisione dell’Assemblea sarda di attendere la definitiva sentenza della Cassazione prima di provvedere all’eventuale sostituzione del consigliere in carica.