L’ultima mossa di Solinas: fuori 8 Dg e la segretaria generale. Spunta alleanza con assessora

Alessandra Carta

La Regione Sardegna ha perso la segretaria generale e otto Dg. Roba da paralisi amministrativa, che si aggiunge al caos del Centro regionale di programmazione, senza guida da gennaio, e all’interregno delle due direttrici indagate, su cui la Giunta di Christian Solinas è obbligata a esprimere una valutazione che ancora non arriva. Eppure il governatore, per settimane, ha giocato sull’ospedale Sant’Elia, salvo poi dire che è stata tutta colpa del Comune di Cagliari (leggi qui). Non solo: la titolare del Personale, Andreina Farris, cui spetta trasformare in contratti le nomine decise dalla politica, a tempo quasi scaduto ha chiesto un parere legale.

La faccenda è complicatissima, anche perché la stessa Farris e Solinas la stanno portando avanti in punta di diritto. Una complicità, quella tra il governatore e l’assessora, che è nell’ordine delle cose, diversamente quest’ultima sarebbe già silurata. Di più: con la catena di comando bloccata all’improvviso, viene difficile immaginare una Regione efficiente. Ragion per cui Solinas, da legale rappresentante dell’ente qual è, non può che essere il regista di tutto.

Gli otto Dg sono finiti fuori gioco il 30 giugno, per scadenza di contratto. Il primo nome della lista è quello di Pasquale Antonio Belloi, ormai ex capo della Protezione civile, per il quale Solinas è a processo con l’accusa di abuso d’ufficio. Belloi, a distanza di quattro mesi, fa la stessa fine della collega Silvia Curto, ex Dg della presidenza, anche lei fortissimamente voluta da Solinas, anche per la sua nomina Solinas è sul banco degli imputati. Come nei ricorsi presentati dallo Sdirs, il sindacato dei dirigenti. Belloi al momento della nomina aveva diretto solo una polisportiva e ugualmente risultava ‘tirato’ il curriculum della Curto. Tanto che il Consiglio regionale, appena prima di Natale 2019, approvò la cosiddetta leggina ‘Salva Dg‘ ritoccando al ribasso i criteri di selezione.

Il mandato da Dg è scaduto pure per Cinzia Lilliu, la direttrice generale della Centrale di committenza che Solinas aveva già provato a mandare via altre due volte, ma alla manager regionale ha sempre dato ragione il giudice del lavoro. Ecco poi Marcella Marchioni, la Dg della Programmazione, Renato Serra, a capo dei Beni culturali, Giorgio Cicalò, alla guida della Pubblica istruzione. Ancora: Piero Teodosio Dau e Antonio Sanna, rispettivamente ex primi dirigenti ai Lavori pubblici e del Distretto idrografico della Sardegna. Infine, Roberto Doneddu, che ha ricoperto lo stesso incarico all’assessorato al Lavoro.

Per decidere sul destino degli otto Dg, la Farris ha chiesto un parere all‘Ufficio legale della Regione il 29 giugno, il giorno prima che scadessero i contratti. Il quesito ha riguardato “la legittimità” su un’eventuale proroga dei direttori generali. L’Avvocatura ha risposto a stretto giro con un “no”. In calce le firme di Giovanni Parisi e Floriana Isola. I quali, in relazione al prosieguo del mandato, parlano di “disciplina non prevista e non conforme alla disposizione legislativa”. Eppure nel 2019 la proroga è stata possibile: addirittura per venti Dg. Era il 18 dicembre. La prosecuzione dell’incarico arrivò con la delibera 51/37. Ed è questo un rompicapo che rimbalza in maggioranza.

Alla mancata proroga degli otto Dg è strettamente legata la recentissima cacciata di Gabriella Massidda, l’ex direttrice dei Trasporti che a inizio anno Solinas ha preferito alla Marchioni come segretaria generale. Questo pur sapendo che il 1° giugno la stessa Massidda avrebbe compiuto 65 anni, quindi sarebbe andata in pensione. Solinas, però, non aveva voluto sentire ragioni e optò per lei. Era la fine di febbraio. Il governatore studiò anche il piano B: proprio per allungare il mandato della Massidda, le concesse la possibilità di lavorare un anno gratis, dal 2 giugno, come la legge prevede per i pensionati ‘ripescati’.

Passati appena quattro mesi, però, viene fuori che il nome della Massidda non va più bene. Da un altro parere legale chiesto dalla Farris, risulta che il limite dei 65 anni non è sormontabile, quindi la Massidda deve obbligatoriamente restare a casa, anche se è disposta a svolgere le funzioni di segretaria generale senza ricevere alcun compenso. La Marchioni torna dunque in pole. Ma a questo punto non è remota che la stessa Massidda, a sua tutela, chiede pure lei un ulteriore parere legale.

Non è finita: la legge 10 sui maxi staff, quella che ha introdotto la figura del segretario generale, prevede tra i compiti l’avvio dell’istruttoria per le nomine dei Dg. Ma siccome la Massidda è decaduta e la norma non prevede un’altra figura a cui affidare i compiti nel caso di funzione vacante, ecco che Solinas giustifica così l’impossibilità di procedere con le sostituzioni degli otto Dg. Si aggiunga che Francesca Piras e Silvia Cocco, rispettivamente a capo della Sanità e del Personale, sono indagate, hanno cioè la spada di Damocle sopra la testa: per via delle stringenti disposizioni previste dall’Autorità nazionale per l’anti-corruzione, sul loro destino si deve esprimere la Giunta (anche se non lo sta facendo). La legge impone infatti “la rotazione del personale nei casi di avvio di procedimenti penali o disciplinari per condotte di natura corruttiva”, come quelli di cui sono accusate la Piras e la Cocco. In concorso tra loro, le due devono rispondere – insieme ad altri indagati – di induzione indebita a dare o promettere utilità (articolo 319 quater); falsità materiale in atti pubblici (articolo 476); falsità ideologica (articolo 479). Ancora: abuso d’ufficio (articolo 323) e rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio (articolo 326).

Ora: in una Regione ben governata, il destino di otto direttori generali in scadenza di contratto, che sono un terzo di quelli in servizio, non si decide a tempo quasi scaduto. Peraltro: a febbraio, insieme alla Curto, non venne rinnovato nemmeno il mandato di Riccardo Porcu, Dg di Innovazione e Sicurezza. Quindi la Farris ovvio che lo sapeva, idem Solinas. Il quale adesso si ritrova adesso con una nuova gatta da pelare. Con la differenza che gli alleati hanno ormai perso la pazienza: la commedia sullo stadio ha insegnato, se mai ce ne fosse bisogno, che Solinas non solo è avvezzo a scaricare le colpe sugli altri, ma anche a cambiare versione nel giro di poche ore.

Alessandra Carta

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