Doveva essere l’appuntamento politico clou di inizio estate. Invece il rimpasto della Giunta non si farà. Non ora, almeno. L’indiscrezione filtra dall’entourage di Francesco Pigliaru, quando i cambi nella squadra di governo regionale sembravano imminenti, stando al ruolino di marcia che il centrosinistra si era dato in primavera. Precisamente a metà aprile, mese in cui venne sfatato il tabù del rimpasto e dopo un dibattito interno alla maggioranza si decise di rinviare la discussione a dopo le amministrative.
Il niet al rimpasto immediato significa molte cose negli assetti della politica sarda. Intanto: Pigliaru tiene a far sapere di non aver intenzione di lasciarsi dettare l’agenda da nessuno. E infatti, a recuperare le cronache di quei giorni, l’ultima dichiarazione in merito la rilasciò proprio il governatore, il 18 aprile scorso: in una nota scrisse che sul check degli assessori “le decisioni spettano al presidente della Regione”.
Pigliaru, dunque, sta riannodando quel filo, senza arretrare rispetto al pressing fatto partire il 13 aprile da Renato Soru che, in qualità di segretario sardo Pd, aveva convocato la prima riunione di coalizione. Peraltro: quello stesso giorno – e non sembrò una coincidenza – nel palazzo di viale Trento il capo della Giunta chiamò a raccolta i parlamentari di centrosinistra.
Fatto che sta venerdì 17 aprile, sempre in viale Trento, ci fu una sorta di incontro chiarificatore tra Pigliaru e Soru, seguito, per tutta la settimana successiva, da una serie di manovre interne al centrosinistra che resero visibile la mappa delle alleanze tra i pro-Pigliaru e i pro-Soru. Il leader del Pd, dal canto suo, aveva dato per certo il check della Giunta.
Adesso, a due mesi da quella girandola di summit e frizioni, il governatore ha deciso di ribadire che la definizione della tempistica spetta a lui, come da Statuto. Questo non significa che Pigliaru escluda a priori eventuali sostituzioni di assessori. Ma vuole evitare che esse avvengano in modo tale da apparire il frutto di pressioni esterne.
Nel Pd, partito al quale appartiene anche il governatore, l’indiscrezione sulla mossa di Pigliaru sembra essere già arrivata. Specie tra i Dem che fanno riferimento ad Antonello Cabras e a Paolo Fadda, ovvero due delle tre componenti che formano la maggioranza insieme ai soriani, ma rispetto ai quali la distanza è netta (l’ultimo segnale è arrivato sui temi dell’energia, quando in Direzione regionale è mancato il numero legale).
In questo scenario, vien da sé che i primi alleati di Pigliaru siano i cabrasiani e i faddiani. Ma col presidente risultano schierati, senza farne mistero, pure il Partito dei Sardi dell’assessore Paolo Maninchedda e il Centro Democratico del deputato Roberto Capelli. Cioè i partiti che, per quanto li riguarda, non paiono intenzionati a rimettere in discussione la loro rappresentanza all’interno della Giunta.
Resta solo da capire se ci saranno reazioni rispetto alla scelta di Pigliaru che, al momento, mette al riparo tutti gli assessori da eventuali cambi di delega o da siluramenti. E con molta probabilità sarà così sino all’autunno, periodo nel quale il capo dell’Esecutivo potrebbe dare il via al rimpasto che nella stessa maggioranza, specie se si guarda ad alcune nomine tecniche, viene considerato necessario. Ma senza ingerenze esterne, è il messaggio che parte da viale Trento.
Alessandra Carta
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