Molto più di un gossip, di una boutade, di una battuta lanciata lì per vedere l’effetto che fa. A Palazzo si rincorre con sempre maggiore frequenza l’ipotesi di una candidatura di Gavino Mariotti alle Regionali del 2024. Lui è il rettore di Sassari, quello che all’inaugurazione dell’anno accademico, nel 2021, ha voluto Antonio Razzi, ex senatore che ha difficoltà a parlare correttamente l’italiano (il Magnifico non ha mai spiegato perché mai abbia deciso di invitarlo).
Risale a qualche mese la prima voce su una possibile corsa di Mariotti. Si disse allora che il stesso rettore, con qualche telefonata agli amici, stesse sondando il terreno. Ma nessuno lo raccontava ufficialmente. Poi è successo che la Giunta di Christian Solinas, ormai un mese e mezzo fa, ha cominciato a dire di non essere d’accordo alla fusione degli aeroporti di Alghero e Olbia (poi il fondo F2i Ligantia è andato avanti lo stesso). Tanto che l’assessore Antonio Moro, titolare dei Trasporti, in una delle tante sparate per contestare l’operazione di Ligantia, ha fatto sapere che la Regione aveva messo in piedi una cabina di regia con l’ateneo di Sassari per studiare il sistema della mobilità nell’Isola.
Se esista un incarico formale di collaborazione tra Giunta e Università del nord-ovest, non è dato saperlo. È invece certo che Mariotti, all’improvviso, è comparso al fianco di Moro. Così a Sassari, il 20 maggio, quando l’esponente dell’Esecutivo ha presentato un disegno di legge che stanzia svariate milionate di euro a sostegno del trasporto isolano. Obiettivo: “Aiutare i vettori, attivare nuove rotte e abbattere i costi aeroportuali”. Per inciso: al momento sono solo promesse elettorali, l’unica certezza sono i buchi di ore nei voli, altro che diritto dei sardi alla mobilità, come vogliono far credere Solinas e Moro.
Il legame di Mariotti col Psd’Az di Solinas è doppio: esiste un’amicizia personale tra lo stesso rettore e il presidente, il quale in quell’ateneo si è laureato in Giurisprudenza. Lì insegna pure Carlo Doria, il parlamentare trombato alle Politiche del 2022 e riciclato col Solinas bis nell’Isola con la delega alla Sanità. Giusto perché la sconfitta alle urne va ricompensata. Moro, invece, da sassarese qual è, è della partita per ragioni geografiche e di cuore.
A Palazzo si ripete che la candidatura di Mariotti può essere un’opzione in campo. Del resto il governatore, malgrado finga di voler correre a tutti i costi alle Regionali del 2024, ha troppe indagini aperte per rischiare di far tornare la Sardegna al voto, nel caso in cui venisse condannato. È a processo per l’abuso d’ufficio nelle nomine della ex Dg Silvia Curto e dell’attuale direttore generale della Protezione civile, Pasquale Antonio Belloi. Il capo della Giunta è poi sotto inchiesta per la vicenda delle docenze nelle università UniLink di Roma e Tirana in Albania. L’accusa è corruzione. C’è anche il filone del rudere a Capoterra venduto da Solinas a peso d’oro. Insieme al presidente sono indagati l’ex Dg Roberto Raimondi, il consulente in Regione, Christian Stevelli, e l’imprenditore Roberto Zedda.
Un mese fa la terza indagine, sempre per le nomine in Regione, con ventuno avvisi di garanzia spediti dal pm Andrea Vacca. Solinas è tra questi. La Procura ipotizza, a vario titolo, l’abuso d’ufficio, il falso, l’indebita induzione e la turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente. Tutti reati che in caso di condanna, anche sono in primo grado, fanno scattare la sospensione dall’incarico. Solinas, più verosimilmente, dice di essere in campo per aumentare il prezzo di un proprio passo indietro con l’obiettivo di garantirsi una pista di atterraggio. Il presidente, a parte la politica, non ha un lavoro e in più deve restituire il mutuo da 800mila euro, chiesto per comprarsi la casa al Poetto di Cagliari.
Ancora da Palazzo filtra che una eventuale candidatura di Mariotti sia una guerra aperta al sindaco del capoluogo, Paolo Truzzu, che in teoria in Comune potrebbe fare altri cinque anni. Ma essendo un Fdi, la forza politica del momento, viene dato con insistenza come candidato alla presidenza, proprio per via del grande consenso che ha il partito di Giorgia Meloni.
Un fronte di scontro aperto da Solinas contro Truzzu anche in vista delle Regionali 2024 non è una novità. Il sindaco di Cagliari non è stato inviato dal governatore al matrimonio a fine 2021. C’è poi la guerra sullo stadio di Cagliari, perché Solinas – un po’ come ha fatto Moro sulla fusione degli aeroporti, da mattina a sera si è detto in disaccordo col progetto del Comune suggerendo lo spostamento della struttura sportiva da Sant’Elia alla periferia di Su Stangioni.
Insomma, tanti segnali che sembrano tasselli di uno stesso puzzle e dove ci sono le tracce delle divisioni interne. Anche pesanti. Solinas, del resto, in questa legislatura si è dimostrato incapace di essere un leader. Il governatore non si è mai dimostrato in grado di tenere in mano i fili del centrodestra. Ha fatto dispetti e dispettucci qua e là, anche non facendosi trovare dagli alleati (si legga l’intercettazione sulla rabbia dell’ex assessora Alessandra Zedda, raccontata dall’ex Dg Massimo Temussi e dall’onorevole Stefano Tunis). Ma non si è mai distinto per autorevolezza.
[Foto dal sito dell’Università di Sassari]