Punta Giglio, una storia di documenti e silenzi attorno all’oasi

Per capire il motivo per cui si sia arrivati a un dibattito così intenso, non privo di polemiche, per la vicenda di Punta Giglio bisogna fare un passo indietro. Negli anni ‘70 è stata la docente di botanica Franca Valsecchi ad avere per prima l’idea di un parco, vista la ricchezza di biodiversità. Il dibattito, poi, è cresciuto non solo tra studiosi, come il biologo Toni Torre, e si è anche allargato alla collettività, con due risultati: la costituzione nel 1991 del ‘Comitato per il Parco Naturale di Porto Conte’ e, nel ‘94 la vittoria in campagna elettorale di una coalizione che univa forze locali di sinistra e del movimento ambientalista, guidata da Carlo Sechi.

 Joan Oliva, attuale presidente del Comitato ‘Punta Giglio Libera’, era al tempo consigliere comunale e ricorda: “In Italia è un caso raro che una comunità solleciti le istituzioni per fare una legge istitutiva del Parco. Noi l’abbiamo fatto. La nascita del Parco regionale di Porto Conte si deve infatti a una legge regionale degli anni ‘90, su proposta dell’onorevole Gavino Diana, discussa anche dal Consiglio comunale di Alghero di allora, e approvata all’unanimità. Per questo, come comunità che ha sempre avuto un ruolo attivo, ci sentiamo beffati – prosegue Oliva -, anzitutto perché ci eravamo illusi che il progetto, di cui la giunta precedente con Mario Bruno primo cittadino aveva iniziato l’iter, decadesse nei termini. Visto che non si era arrivati neanche a convocare il tavolo tecnico”. 

A questo proposito, l’ex sindaco di Alghero, Mario Bruno, attualmente consigliere di minoranza, ha precisato: “Il Demanio dello Stato mi aveva sottoposto nel 2017 un progetto con partnership qualificata (Anci, Mibact, Legambiente, Touring Club, Fondazione con il Sud, Cittadinanza Attiva), che dava ampie garanzie sul rispetto dei vincoli di interesse storico-artistico e paesaggistico. Nonostante avessimo fatto una battaglia storica per ottenere il bene demaniale di Punta Giglio in proprietà, Stato e Regione non ne tennero conto. Quel bene di Punta Giglio – aggiunge Bruno – non sarebbe stato neanche più fruibile in piena sicurezza: lo ha affermato la Soprintendenza nella conferenza di servizi che ha autorizzato l’intervento a Punta Giglio, lo scorso ottobre; l’Agenzia del Demanio aveva perfino affisso negli anni cartelli che sancivano la pericolosità di quel sito. Ho smesso di fare il sindaco un anno e mezzo prima della scadenza del progetto”.

Intanto la destra, dai banchi di opposizione, si opponeva al progetto. Quando, all’indomani delle amministrative del 2019 le vince con un’ampia coalizione a sostegno di Mario Conoci, cambia idea. L’attuale sindaco di Alghero non solo non ha fatto decadere il progetto, che era in scadenza, ma ha dato avvio agli iter autorizzativi. In realtà l’Agenzia del Demanio, leggendo il Protocollo d’Intesa, non obbligava l’amministrazione, bensì le società. Che fretta c’era? E perché il primo passo lo fa il Comune?

Ma c’è di più, come afferma Paola Correddu, esponente del ‘Comitato Punta Giglio Libera’: “In un documento di fine marzo 2021 firmato dal direttore del Parco Mariano Mariani, si afferma che il Demanio trascurò in modo colpevole il fatto che il compendio risultasse sito nel Parco regionale soggetto a vincoli. Quindi riconosce quello che il Comitato sostiene da mesi: il bando del demanio non poteva né doveva comprendere Punta Giglio in virtù di quelle tutele’. Qualche riga sopra, Mario Bruna afferma che il Demanio fosse a conoscenza dei vincoli. A chi giova questo rimbalzo di responsabilità?

Certo è che Punta Giglio non è solamente un rifugio dell’avifauna migrante secondo la direttiva ‘Uccelli’ dell’Unione Europea (2009/147/CE), ma è risaputo che la falesia sia a rischio frane. L’ultima proprio quest’anno, a luglio 2021, periodo in cui la cooperativa ‘Il Quinto Elemento’, vincitrice del contestato Bando ‘Cammini e Percorsi’, stava effettuando lavori con tanto di Caterpillar.

Sardinia Post ha ricevuto, in seguito al primo articolo dell’inchiesta, la replica del presidente dell’Azienda Speciale del Parco Raimondo Tilloca (a cui ha risposto il nostro direttore), ma ha richiesto ancora prima un’intervista al direttore Mariano Mariani, per ora senza successo. Lo stesso per il sindaco Conoci. 

In quella lettera, tra l’altro, il presidente Tilloca parla per la prima volta di “procedura di appalto per l’affidamento dei lavori di restauro e riqualificazione”. Il Quinto Elemento, allora, ha vinto un appalto o un bando statale? Troppi interrogativi, ancora senza risposta. (2-continua)

Laura Fois

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