Punta Giglio e Banca Etica: “Difendere i luoghi abbandonati”

Non tutti sanno (forse) che perfino Karim Aga Khan, ben prima di interessarsi alla Costa Smeralda, fu ammaliato dal golfo di Porto Conte, i cui estremi sono Capo Caccia e Punta Giglio. Il principe ismaelita, fondatore di Porto Cervo, non poté far nulla sulla costa nord-occidentale della Sardegna perché in quella zona era presente l’aeroporto della struttura militare segreta Gladio, sorta nel 1956, di cui si venne a conoscenza solo molti anni dopo. Ma questa è un’altra storia. 

Quella che vi vogliamo raccontare riguarda Punta Giglio, oasi naturalistica soggetta a vincoli monumentali e paesaggistici, Sito di importanza comunitaria (Sic), Zona speciale di conservazione (Zsc), oggetto di lavori di restauro e rifunzionalizzazione a fini turistici ancora in corso. La cooperativa ‘Il Quinto Elemento’, vincitrice del bando ‘Cammini e Percorsi’, ha pulito l’area, riqualificato sia l’ex caserma (con servizio ristoro da ottanta coperti e venti posti letto) che il museo a cielo aperto, e adesso dovrebbe iniziare i lavori per rendere fruibile la vasca ludica. Ha inoltre ottenuto da Banca Etica un’erogazione pari ad oggi a 896.359,10 euro su 900.000,00 euro complessivi. 

Il direttore della filiale di Sassari, Carlo Usai, ha dichiarato: “La somma è stata messa a disposizione dopo un accurato controllo delle fatture da saldare, che dovevano essere relative all’avanzamento del cantiere e pertanto ammissibili”. Ha inoltre precisato: “I vincoli ambientali delle zone Sic e Zps sono stati evidentemente considerati dagli enti pubblici responsabili di dare le autorizzazioni compatibili con il progetto. Banca Etica ha anche svolto una propria valutazione socio-ambientale che ha dato esiti positivi, anche in base ai dati raccolti dalle associazioni ambientaliste coinvolte, quali Legambiente e Associazioni borghi autentici. Poi, è stata la Soprintendenza a decidere sui lavori, il privato li ha eseguiti con nostro finanziamento”. A convincere Banca Etica è stata anche la tipologia di intervento, che “prevede una co-progettazione pubblico privata con l’obiettivo di finanziare, riqualificare e gestire infrastrutture pubbliche o fornire servizi di interesse pubblico. Credo – ha chiosato Usai – che il recupero del territorio messo in atto risponda sufficientemente all’idea che Banca Etica ha della rigenerazione nel rispetto dell’ambiente e di chi prova a interpretarlo in maniera intelligente, come alternativa all’abbandono o alla cementificazione”. 

La questione ha aperto un dibattito dentro la stessa Banca Etica, e in merito Usai ha ammesso: “È vero che ci sono stati malumori e contestazioni, ne abbiamo discusso e continuiamo a farlo. Alcuni tutt’ora non condividono il progetto, altri hanno forse seguito una narrazione inesatta o generica della vicenda: non è un caso che molti, dopo aver capito realmente ciò che si stava realizzando a Punta Giglio, oggi apprezzino quanto fatto e condividano il progetto. Detto ciò, spero che il dibattito intorno a questo progetto serva ad accendere un faro sui tanti luoghi abbandonati al degrado e all’incuria, e sui quali occorrerebbe attivarsi, discutere, immaginare progetti e cercare risorse per realizzarli”. 

Quest’ultima riflessione in particolare porta a incanalare la vicenda Punta Giglio sotto un’altra luce, quella dello sviluppo locale. Maria Vittoria Migaleddu, ex funzionaria del Ministero degli Affari Esteri e socia di Banca Etica, interviene a riguardo: “Punta Giglio è emblematica di un’idea di gestione del territorio. Chi si è detto contrario all’idea che in un parco non si possano fare dei lavori? Sediamoci a discutere piuttosto su cosa significhi preservare il territorio e quali siano le politiche di gestione a riguardo”. La posizione di molti esponenti infatti non si è rivelata contraria al recupero di siti abbandonati, bensì all’uso e all’ubicazione dei servizi. Tonina Desogos, presidentessa del Comitato di borgata Maristella, ha detto: “Premesso che non siamo stati interpellati come comunità confinante a Punta Giglio, seppur anche norme europee prevedano consultazioni popolari in merito a tematiche ambientali. Da anni esprimiamo la volontà di un recupero a scopo museale in quel di Punta Giglio, con la volontà di far gestire il servizio ristoro alle borgate. Cosa che non è avvenuta”.

Anche Valdo Di Nolfo, consigliere comunale di Alghero, contribuisce in maniera proattiva al dibattito: “La mia posizione non è contraria allo sviluppo di attività turistico-ricettive, ma lo è se in piena zona Sic e soprattutto a cento metri da una falesia a rischio frane. Io credo che il Parco abbia necessità per crescere di luoghi in cui la fruizione turistico-ricettiva vada collegata alla formazione e alla protezione ambientale”.

Laura Fois

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