Maxi staff, tutto fermo: ecco perché Solinas è incartato

È a un punto morto l’amministrazione parallela che il centrodestra guidato da Christian Solinas vuole costruire in Regione attraverso settanta nomine politiche, un’infornata da 6 milioni di euro in più all’anno che la Giunta ha voluto attraverso il ddl 107 sui maxi staff trasformato nella legge 10 approvata dal Consiglio lo scorso 25 maggio. La norma è in vigore dal 21 giugno. Ma passati tre mesi abbondanti dalla pubblicazione sul Buras, il Bollettino legislativo della Sardegna, sulla strategia delle assunzioni fiduciarie Solinas e i suoi sono incartatissimi. Su più fronti.

Il problema numero uno riguarda proprio la copertura finanziaria. La scorsa primavera, sull’onda della polemica montata sui social, il presidente della Regione fece sapere di aver dimezzato la spesa: da 6 milioni e 91mila euro annui a 3.589.428, pari a una riduzione di 2.501.527 euro. Tanto che nella legge 10 è la seconda cifra a comparire, l’unica quindi ad avere copertura. Ma scorrendo i 23 articoli del testo normativo, si scopre che le disposizioni normative continuano a prevedere modalità di nomina che valgono 6 milioni di euro, ragion per cui non ci può essere il taglio dei costi annunciato da Solinas.

Lo scorso maggio, quando in Consiglio regionale la discussione della legge 10 era alle battute finali (ci sono voluti mesi per arrivare all’approvazione), il governatore, tramite il suo capogruppo, il sardista Franco Mula, aveva spiegato che l’abbattimento della spesa dipendeva dall’ingaggio dei trentasei addetti negli Uffici di gabinetto degli assessorati. Costo stimato: 2.160.000 euro. Stando alle dichiarazioni fatte in Aula, quei trentasei nuovi assunti sarebbero stati reclutati tra il personale dell’Amministrazione, quindi da lavoratori già a libro paga della Regione. Invece al comma 3 dell’articolo 15 è scritto che possono essere contrattualizzati tutti i lavoratori “degli enti pubblici economici aventi sede nel territorio regionale, i consorzi e le zone industriali”. Questo significa che i trentasei componenti dei Gabinetti verrebbero presi in comando con un esborso ex novo per le casse della Regione. Ciò vuol dire che il costo non sarebbe più di 3.589.428 euro, perché verrebbe spesa almeno una parte di 2.160.000 euro.

A titolo oneroso è anche l’articolo 16 della legge 10. Prevede che “il presidente della Regione, con proprio decreto” possa “assegnare uno o più componenti dell’Ufficio di gabinetto presso tutte le sedi di rappresentanza istituzionale del territorio regionale e quelle di Roma e Bruxelles”. Ricordiamo che con la riforma dei Maxi staff la sola squadra di Solinas, prevista agli articoli 7 e 8, diventerebbe da 40, con ventidue persone in più rispetto alla composizione attuale.

La seconda grana irrisolta riguarda il Segretario generale. Solinas lo scorso luglio ha nominato il presidente del Tar Sardegna, Francesco Scano, che però non ha potuto prendere servizio perché in attesa del via libera da parte del Consiglio della presidenza della giustizia amministrativa (Cpga). Ma l’organo di autogoverno per i giudici di Tar e Consiglio di Stato ha stoppato l’ingresso di Scano in Regione per motivi di opportunità. Del resto il presidente del Tribunale regionale dovrebbe diventare il capo amministrativo di un’istituzione rispetto alla quale ha emesso sentenze. Rispetto a quel provvedimento, il 69enne Scano ha presentato delle controdeduzioni su cui il Cpga si esprimerà l’8 ottobre.

Nel frattempo gli Uffici della Regione, sollecitati da Solinas, stanno provando a superare l’impasse. Una delle opzioni sul piatto è far ottenere a Scano il pre-pensionamento. Ma così facendo non sarebbe risolto il paletto dell’opportunità sollevato dal Cpga, in quando il presidente del Tar non farebbe alcuna pausa tra la sua funzione giudicante e il ruolo amministrativo in Regione. Non solo: con un trattamento in quiescenza, storcerebbe il naso la Corte dei Conti che un anno fa si era espressa su un identico quesito promosso in Abbanoa dalla Commissione per il controllo analogo sul compenso chiesto e ottenuto dall’ex presidente Gabriele Racugno. La Sezione di controllo presieduta da Donata Cabras scrisse che la prestazione professionale di chi riceve già una pensione “va resa a titolo gratuito”. Non solo: “La vigente formulazione non lascio spazi per soluzioni ermeneutiche divergenti dal chiaro disposto normativo”.

Tra otto giorni si saprà se Scano è riuscita a spuntarla. Di certo il precedente di un giudice del Tar del Lazio non sembra sfruttabile da Solinas perché in quel caso il reclutamento è avvenuto nel Consiglio regionale e non in Regione. L’uno è organo legislativo, l’altro esecutivo.

Senza la possibilità di nominare il segretario, è bloccato l’intero sistema delle nomine politiche, visto che la prima figura amministrativa della Regione avrebbe il compito di indicare i tre capi di dipartimento, altra novità introdotta dalla legge 10, e avviare l’istruttoria sulle nomine dei Dg, come recita l’articolo 2 al comma F. Il risultato è che per ora è tutto congelato, la Regione pare imbalsamata in attesa di più verdetti incrociati.

Alessandra Carta

(@alessacart on Twitter)

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