Crisi Pd, la sfida di Soru: “Se non mi volete, sfiduciatemi. Poi nuove primarie”

Scintille nella Direzione regionale a Oristano: il leader dei dem ha deciso di stare al suo posto malgrado il parere contrario degli ex alleati.

“Esiste un segretario, ed esiste ancora una parte di segreteria che va avanti”. Con questa parole, Renato Soru ha aperto, alle 11 di questa mattina, la Direzione regionale a Oristano, un appuntamento atteso per capire cosa succederà nel Pd dopo che gli ex alleati delle correnti Cabras, Fadda e Lai lo hanno sfiduciato nella sostanza. Prima il 30 gennaio scorso, quando l’area-popolare riformista ha invitato Soru “a prendere atto di non avere più una maggioranza“. Poi nella nota diffusa domenica scorsa, quando il portavoce Giacomo Spissu ha scritto che “l’attuale segreteria è decaduta perché non ha il numero minimo di componenti“, in base all’articolo 24 dello Statuto. Nel mezzo la Direzione di tre sabati fa, nella quale le tre componenti dem hanno di fatto chiesto le dimissioni del segretario.

È evidente che Soru ha cominciato i lavori di Oristano replicando proprio alle dichiarazioni degli ex alleati. E a loro si è rivolto anche nei passaggi successivi. “Il segretario – ha continuato l’eurodeputato – risponde agli elettori delle primarie, non alla Direzione regionale o all’Assemblea. Se è cambiato qualcosa rispetto all’ultimo congresso, serve tornare alle urne”. E ancora: “Mi dicono che il segretario non ha maggioranza. Io rispondo che questo lo si può stabilire con una mozione di sfiducia in Assemblea regionale”.

Soru ha tenuto a precisare che “da parte mia nessuna sfida“, ma dalle prime reazioni filtrate da Oristano pare sia stata presa come tale: nessuno infatti si è iscritto a parlare. Al momento. Perché Soru, per un verso, si è espresso con toni concilianti, anche quando ha affermato che “dobbiamo fare ogni sforzo per stare insieme, le mozioni congressuali sono visioni della stessa comunità e basta leggerle per capire che sono più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono”. Ma nella sostanza, e questo è il secondo aspetto, il messaggio dell’eurodeputato è apparso durissimo: il leader sardo ha deciso di stare al suo posto, nonostante il parere contrario del correntone che a ottobre 2014 gli ha consegnato la guida del partito.

Il leader dei dem ha aggiunto: “Ribadisco che esiste una segreteria e invito le persone di buona volontà a essere disponibili nelle prossime settimane a integrarla per andare avanti”. Soru ha motivato la necessità di proseguire il suo incarico col fatto che “dobbiamo mettere al centro il futuro della Sardegna, non siamo una coalizione di correnti. Abbiamo combattuto la partitocrazia, ora non possiamo accettare la sua degenerazione”.

Soru ha concluso la sua relazione dicendosi “curioso di ascoltare le vostre considerazioni”. Ciò che in Direzione ha fatto scattare il silenzio. E lo stallo. Dal correntone popolare-riformista nessuno sta prendendo la parola, perché “quel che avevano da dire – è stato il ragionamento non ufficiale – è già stato comunicato”.

Al momento non parlano nemmeno dalla minoranza che fa riferimento al senatore Ignazio Angioni. Il gruppo, formato da ex Ds, ex Margherita e renziani della prima ora, da settimane ripete di non voler fare da stampella né a Soru né agli ex alleati. Ma proprio da questo componente possono arrivare i numeri per formare una nuova maggioranza. Con l’una o con l’altra parte. Silenzio anche da parte degli ex civatiani de La Traversata che si sono ugualmente defilati in attesa di un chiarimento all’interno del partito. La Direzione si è data una regola: se entro le 13 nessuno si iscrive a parlare, i lavori vengono chiusi.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

LEGGI ANCHE: Pd, Soru resta. Ma gli ex alleati insistono: “Deve lasciare”

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