Ugo Cappellacci e quella curiosona di Michela Murgia

Michela Murgia è una curiosona. Ugo Cappellacci l’ha tacciata di scarsa competenza politica e lei, che potrebbe candidarsi alla presidenza della Regione, ha umilmente raccolto l’assist domandando consigli proprio al governatore. Alla sua maniera, ovviamente. Che suonava più o meno così: “E lei a quali competenze ha fatto ricorso per raccattare la sequela di figure barbine per cui sarà ricordato?”.

Tra i fatterelli archiviati da Michela Murgia alla voce ‘grandi successi della competenza’: la presidenza della Sardinia gold mining (con annesso disastro ambientale), la letterina sulla Zona franca spedita con orgoglio sovranista alla Commissione europea (“Ma noi non c’entriamo nulla”, fu la risposta) e lo slogan ‘Sardegna: tutta un’altra storia’ scippato al Consorzio Grana padano (che pure ha concesso l’uso in comodato gratuito dopo due risate e una ghinghetta all’assessore Crisponi, che ne vantava la paternità un anno dopo la registrazione del Consorzio).

Lesa maestà, apriti cielo: il presidente impugna il cellulare e su Facebook risponde per le rime. Sulla Sardinia gold mining precisa che “rassegnò le dimissioni denunciando l’azienda e rinunciando a compensi di una certa importanza, proprio perché già a suo tempo” espresse “fondati dubbi circa l’effettivo rispetto degli obblighi in materia ambientale”. Questa è una tesi che Cappellacci ripete da anni. O meglio, da quando qualcuno gli ricordò che tra il 2001 e il 2003 presiedeva una società di pirati, intenti a sventrare le colline tra Furtei e Serrenti sostituendo alla terra il cianuro. Per rendersi conto di quello che stava accadendo ci ha messo un anno e mezzo, per cancellare questa bruttissima esperienza dalla biografia pubblicata sul sito della Regione, invece, son bastati pochi secondi.

Non male nemmeno la difesa d’ufficio sulla lettera inviata a Bruxelles per informare gli austeri uffici della Commissione europea dell’imminente istituzione della Zona franca integrale. “Nessun errore”, continua a ripetere Cappellacci. Piuttosto, una decisione dettata dall’”ambizione di confrontarci con l’Unione europea”, un “atto di sovranità”. E infatti ad Heinz Zourek, numero uno della Direzione generale fiscalità e unione doganale devono esser tremati i polsi, leggendo quelle righe vergate dal presidente della Regione. Poi per fortuna si deve essere reso conto del qui pro quo: “Noi con la zona franca non c’entriamo niente. Ah, poi, guardi che Livigno e Campione non sono zone franche. Così, volevo farglielo sapere”.

Infine, all’ultimo punto, c’è l’imbarazzante vicenda dello slogan scippato al Consorzio Grana padano, il famoso “tutta un’altra storia”. Una tragica barzelletta, con l’assessore Crisponi che minaccia di querelare i ‘derubati’, ovvero il Consorzio. E non solo la Regione ha continuato a usare lo slogan come niente fosse, ma pochi giorni dopo il fattaccio, su Panorama, l’assessore Crisponi si vantava pure di aver scornato il Consorzio. Dopo una settimana l‘house organ berlusconiano titola: “La brutta figura di un assessore al turismo”. La giornalista che si era bevuta la sbruffonata di Crisponi aveva incredibilmente avuto la brillante idea di sentire anche il direttore generale del Consorzio, Stefano Berni, e raccontare com’erano andate sul serio le cose. Questa è l’immagine che della Sardegna, dei suoi amministratori e delle loro competenze, l’assessore regionale al Turismo ha dato all’Italia. Ma su questo Cappellacci niente sa perché, scrive, non è “esperto in materia”. Ecco perché ha nominato Crisponi.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

 

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