di Guido Paglia
A voler essere raffinati, si potrebbe citare una massima di La Rochefoucauld: “L’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù”. Ma forse, parlando della politica sarda, è più conveniente qualcosa di più brutale, stile Wikipedia: “L’ipocrisia è l’atto di mentire consapevolmente per attirare favori sociali”. Perché ciò che sta avvenendo sul tema delle candidature alla presidenza della Regione, non può essere inquadrato al di fuori di un’orgia di ipocrisie incrociate. All’interno del centrosinistra, come pure nelle file del centrodestra.
Scendiamo nel dettaglio. La trasferta-lampo di Elly Schlein doveva servire a smentire che la designazione di Alessandra Todde per la poltrona di Villa Devoto, fosse una decisione calata dall’alto, cioè dai vertici romani di Pd e M5s. Mission impossible e prima ipocrisia conclamata. Invece di spiegare come mai proprio lei che fu eletta solo grazie alle primarie dei gazebo, la segretaria del Pd non ha saputo e voluto rispondere all’unica richiesta giusta avanzata da Renato Soru (criticabile invece per la protervia con cui vuole a tutti i costi far perdere il centrosinistra con la sua patetica autocandidatura in opposizione alla Todde).
E’ al corrente, la Schlein, che esiste una legge statutaria regionale che all’articolo 8 prevede proprio le “elezioni primarie”? Ne ha chiesto conto ai vari Comandini e Meloni? Macché, quisquilie ormai dimenticate… Per carità, le responsabilità sono anche del centrodestra, dal momento che la legge è del 2013 e Solinas si è ben guardato di portare avanti i relativi adempimenti normativi (esattamente come peraltro aveva fatto il suo predecessore Pigliaru).
Già, il centrodestra. Anche dall’altra parte della barricata, l’ipocrisia la fa da padrona. Con un Salvini che fa finta di sostenere la ricandidatura del presidente uscente, pur sapendo perfettamente che significherebbe sconfitta sicura. E con un partito come Fratelli d’Italia, probabilmente destinato a diventare la forza politica più rappresentativa pure in Sardegna, che non sa uscire dalle beghe interne per ufficializzare la scelta del proprio candidato, limitandosi a bocciare Solinas. Anche qui, si aspetta ora di sapere quale sarà la scelta di Giorgia Meloni. Toccherà al sindaco di Cagliari, Truzzu? Possibile, ma nessuno ancora se la sente di fare previsioni. E mancano solo cento giorni al voto.
Sullo sfondo, restano sondaggi più o meno segreti o misteriosi. Sapete come mai, cari elettori sardi? Perché danno indicazioni piuttosto divergenti dalle posizioni dei partiti. Esistono infatti possibili candidati particolarmente graditi, all’interno dei due schieramenti, che non vengono presi in considerazione. Forse perché, semplicemente, offrono maggiori garanzie di quel “campo largo” che non guarda solo a destra o a sinistra, ma anche al centro. Cioè a quella quota di elettori che determina sempre il successo dell’uno o dell’altro schieramento. Con tanti saluti alle ambizioni di M5S e “terzopolisti”.