“Benzina a metà prezzo”. Smascherata l’ultima bugia pre-elettorale

Come era facilmente prevedibile  il governo nazionale ha deliberato, nella giornata di ieri, di impugnare la disposizione della legge finanziaria regionale per l’anno in corso (legge regionale  n. 7 del 21 gennaio 2014) che prevede maggiori entrate per Regione in materia di imposte di fabbricazione, ovvero di accise sui carburanti.

La norma impugnata, discostandosi radicalmente dalla previsione di legge  contenuta nell’articolo 8 (primo comma,  lettera d) del nostro Statuto,  secondo cui le entrate della Regione sono costituite, tra l’altro “dai nove decimi dell’imposta di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati, percetta nel territorio della regione”,  ha invece  previsto che “nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche le imposte di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati generate nel territorio regionale anche se riscosse nel restante territorio dello Stato”.

La distinzione tra le due norme sta nella differenza sostanziale dei termini utilizzati dal legislatore: quello statutario si riferisce alle accise “percette” ovvero riscosse nel territorio della nostra Regione attraverso il consumo di carburanti, mentre la norma  approvata a gennaio dal consiglio regionale pone come fonte di entrata per la Regione tutte le accise che siano “generate”, attraverso la produzione dei carburanti nel nostro territorio ancorché “percette”, ovvero riscosse, nel restante territorio statale.

Qualunque studente di giurisprudenza sa, però, che la Regione non può, con una propria legge, modificare le disposizioni del proprio Statuto che è norma di rango costituzionale e che può essere modificato esclusivamente  da una legge di analogo livello. Gli studenti che hanno superato l’esame di diritto tributario e di diritto internazionale sanno, a loro volta, che per la direttiva comunitaria n. 2008/118/CE del 16 dicembre 2008 –  che ha stabilito che le accise costituiscono tributi armonizzati a livello comunitario e quindi non derogabili dagli stati membri –   l’accisa diviene esigibile “al momento dell’immissione in consumo”, e non certo al momento della sua “generazione”, legata alla produzione, pur con le differenti accezioni che la direttiva attribuisce al termine “consumo”.

A che pro, allora, questo azzardo legislativo se non quello di una ennesima, spregiudicata e ingannevole mossa elettorale proposta da centro destra ed alla quale non hanno però  fatto mancare il loro sostegno, al momento del voto in aula, anche i gruppi di opposizione nella scorsa legislatura?

Dopo l’approvazione della disposizione di legge,  non pochi consiglieri regionali  in lizza per le successive elezioni della Regione, avevano salutato entusiasticamente il prestigioso traguardo raggiunto all’ultimo momento dal nostro Consiglio regionale, che sul tema si era espresso all’unanimità nel contesto di una legge finanziaria approvata dopo una discussione durata ben un’ora e mezzo.

C’è chi aveva parlato di maggiori entrate per la Regione di almeno un miliardo,  mentre i  Riformatori, autori  della proposta di legge, avevano parlato in altri momenti di un incremento delle entrate regionali prossimo addirittura ai tre miliardi. C’era stato poi chi, e non solo tra i Riformatori,  aveva addirittura annunciato la riduzione di almeno il 50 per cento del costo dei carburanti nella nostra Isola.

Abituati alla favola della “Zona franca integrale” che Cappellacci aveva raccontato alla Sardegna per un paio d’anni,  ecco ora, dunque,  l’altra favola, di minore impatto, magari, ma assai stuzzicante per l’elettore che doveva decidere a chi attribuire il proprio voto. In un colpo solo,  la benzina a prezzo quasi simbolico e nuove e cospicue entrate per il bilancio regionale.

Non erano passati che pochi minuti dalla divulgazione della notizia dell’impugnativa governativa che si sono levate alte, naturalmente, le voci indignate sulla tradita autonomia regionale  da parte dei Riformatori seguiti con non meno enfasi dal solito Cappellacci. Per il consigliere regionale Cossa la norma impugnata “consentirebbe alla Sardegna di tagliare le accise sui carburanti e dunque di far avere ai sardi la benzina a metà prezzo” mentre per Cappellacci, che crede di essere ancora in campagna elettorale, “con il ricavato delle maggiori entrate per le accise  avremmo destinato nuove risorse alle infrastrutture e avremmo abbassato il costo della benzina in Sardegna”.

Mi spiace dare del bugiardo a qualcuno, ma la favola della benzina a metà prezzo è stata l’ennesima e solenne bugia elargita ai sardi dai due esponenti del centrodestra sardo. La norma impugnata non contiene, infatti, alcuna disposizione in termini di riduzione delle accise sui carburanti. Non la contiene anche perché in base alle norme di ordine costituzionale vigenti non è nei poteri della Regione disporre riduzioni del prezzo dei carburanti.

Di quali riduzioni di prezzo parlano allora i due? Forse è il momento di passare dalla sceneggiata alla realtà e di intraprendere un reale confronto con lo Stato in termini di entrate regionali, come il Presidente Pigliaru ha già annunciato.

Carlo Mannoni

Leggi anche:

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Accise, Mannoni replica ai Riformatori: “Lo avete detto voi stessi che la Regione da sola non può decidere”

 

 

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