Accise, Mannoni replica ai Riformatori: “Lo avete detto voi stessi che la Regione da sola non può decidere”

Rispondo alla garbata nota con la quale il dottor Franco Meloni ha replicato al mio intervento dal titolo ”Benzina a metà prezzo. Smascherata l’ultima bugia pre-elettorale”. Lo faccio schematicamente, per ragioni di chiarezza, sulla base dei punti trattati dallo stesso dottor Meloni.

Comincio dagli insulti a me addebitati – di cui chiedo scusa se in tal modo è stato letto il mio intervento – per chiarire, preliminarmente, che pur avendo sempre apprezzato il garbo, la serietà e l’impegno politico dell’onorevole Cossa, non ho potuto esimermi, in questo caso, dall’esprimermi con terminologia adeguata (“La solenne bugia elargita ai sardi”) alla vicenda della norma di legge regionale sulle maggiori entrate per le accise dei carburanti e sul presunto prezzo della benzina dimezzato.

Passiamo alle osservazioni di carattere giuridico del dottor Meloni. So bene che lo Statuto sardo può essere modificato, in alcune sue parti, con legge ordinaria dello Stato previa intesa o accordo preliminare con la Regione. Lo si è fatto più di una volta e, da ultimo, come ricorda lo stesso dottor Meloni, con la riforma delle entrate della stessa Regione del dicembre 2006 (legge finanziaria dello Stato del 2007). Ma ciò non esclude che lo Statuto sardo abbia valore, nel suo complesso, di norma costituzionale e pertanto sovraordinata alla potestà legislativa della nostra Regione e, senza adeguate garanzie riconosciute dai principi costituzionali, anche a quella dello Stato.

Ciò sta a significare che le norme statutarie dettate per la Sardegna (anche quelle approvate con legge ordinaria dello Stato) non possono essere modificate con legge regionale come il Consiglio regionale ha tentato invece di fare con il primo comma dell’articolo 1 della legge regionale n. 7 del 21 gennaio 2014. Ciò è noto al dottor Meloni dato che lui stesso è stato il primo firmatario, il 1°settembre del 2009, (cofirmatari i consiglieri regionali Vargiu, Cossa, Dedoni, Mula e Fois) della “Proposta di legge nazionale n. 5“ – da far approvare dal Consiglio regionale per essere poi sottoposta all’esame del Parlamento – dal titolo: “Interpretazione autentica delle norme statutarie relative al pagamento delle accise nel territorio della Regione autonoma della Sardegna”.

Nella relazione di tale proposta di legge i proponenti affermavano : “Appare doveroso, quindi, un intervento solidale del Parlamento che, trasformando in legge l’allegata proposta, darà concretezza al principio di solidarietà tra Regioni ricche e povere”. Era quindi ritenuto necessario nella materia, dallo stesso dottor Meloni e dai cinque consiglieri regionali cofirmatari della proposta, l’intervento legislativo dello Stato. La proposta di legge nazionale n. 5 del 1° settembre 2009 non è stata, tuttavia, né discussa e tantomeno approvata nella scorsa legislatura dal Consiglio regionale nel quale i Riformatori erano in maggioranza. Sul perché della mancata approvazione del disegno di legge gli stessi Riformatori si saranno senz’altro dati una risposta. E così dopo un impegno chiaro e trasparente (la loro proposta di legge nazionale) si è preferito ricorrere, a pochi giorni dalle elezioni, all’espediente dell’inutile norma inserita nella legge finanziaria regionale.

Veniamo, infine alla disposizione, richiamata dal dottor Meloni, contenuta nel secondo comma dell’articolo 8 dello Statuto sardo secondo cui “Nelle entrate spettanti alla regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della regione”, che modificherebbe sostanzialmente la disposizione sulle accise contenuta nello stesso articolo 8 (“le entrate della Regione sono costituite” tra l’altro “dai nove decimi dell’imposta di fabbricazione su tutti i prodotti che ne siano gravati, percetta nel territorio della regione”).

Pur essendo trascorsi quasi 45 anni dalla mia laurea in giurisprudenza ho ancora chiari i concetti di obbligazione e di fattispecie tributaria per poter affermare che le accise sulla benzina prodotta in Sardegna e riscosse negli altri territori dello Stato non costituiscono le “fattispecie tributarie maturate nell’ambito regionale” di cui parla il secondo comma dell’articolo 8 dello Statuto sardo, che si riferisce alle imposte sul reddito delle persone fisiche. Se fosse vero il contrario ci sarebbe da chiedere al dottor Meloni ed ai Riformatori, che se la prendono con Renato Soru per la riforma delle entrate del 2006, cos’abbiano fatto di concreto per rivendicare tale diritto, in questa legislatura appena passata, sia la giunta regionale alla quale partecipavano che il consiglio regionale, nel quale essi erano in maggioranza.

In realtà è noto che la normativa comunitaria, e conseguentemente quella italiana, se ha individuato nel momento della fabbricazione il fatto generatore dell’accisa della benzina, ha tuttavia stabilito che la stessa accisa, disciplinata dal 1993 come imposta di consumo e non più di fabbricazione, diviene esigibile solo all’atto dell’immissione in consumo del relativo prodotto tassato. Le accise costituiscono, quindi, una “fattispecie tributaria” a formazione progressiva che deriva dalla combinazione necessaria di due fatti: a) la fabbricazione; b) ’immissione in consumo. Quest’ultimo elemento perfeziona la fattispecie impositiva ed è in tale momento che “matura” la fattispecie tributaria con la liquidazione e l’esigibilità del tributo, che se disposti in territori estranei a quello della nostra Regione non danno diritto, allo stato delle disposizioni nazionali e comunitarie, ad alcuna entrata per la nostra finanza regionale.

Solo una legge dello Stato, approvata a seguito di un confronto politico con la Regione e su richiesta della stessa, può dunque oggi modificare l’assetto delle disposizioni sulle accise contenuto nel nostro Statuto. Ogni altro mezzo, compresa la scorciatoia della legge regionale, appare pertanto inutile e fuorviante, soprattutto quando alla stessa approvazione della legge non ha fatto seguito, come sarebbe stato conseguente, l’iscrizione in bilancio per il 2014 delle maggiori entrate relative al “nuovo” sistema delle accise.

Carlo Mannoni

 

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