Sanità, disavanzo a 750 milioni nel 2018: ecco la genesi

Questa la ricostruzione della giunta Pigliaru: “Nelle Asl sarde il costo della produzione è cresciuto del 15 per cento dal 2008 al 2014”.

È la genesi dei 750 milioni di deficit nella sanità isolana: tutto ruota intorno al cosiddetto fabbisogno standard fissato dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), ovvero la quota di stanziamento che ogni anno deve essere attribuita alle Regioni a copertura dell’assistenza medica e ospedaliera. “L’ultimo assegnato alla Sardegna è stato pari a 2 miliardi e 816 milioni, con una crescita annuale dell’1,7 per cento dal 2008 al 2014: questo a fronte di un costo della produzione che nelle Asl è aumentato invece del 15 per cento nello stesso arco temporale”.

Di qui la voragine dei conti illustrata oggi dal presidente Francesco Pigliaru e dagli assessori Luigi Arru (Sanità) e Raffaele Paci (Programmazione), contestualmente alla presentazione del piano triennale di rientro da 328 milioni. Obiettivo: rimettere i bilanci in ordine, “raggiungendo livelli di spesa sostenibili attraverso una serie di interventi strutturali, come la razionalizzazione della rete ospedaliera (-115 milioni), ma anche la riduzione delle tariffe ai fornitori (-32 milioni), l’avvio della centrale unica di acquisto (-69 milioni) e il taglio della spesa farmaceutica (-113 milioni).

Stando ai numeri della Giunta, solo nel 2014 “il disavanzo prodotto – spiega Paci – è stato di 54 milioni, mentre nel 2015 si attesterà a quota 368“. E quando alla terna dell’Esecutivo è stato fatto notare che le Asl sono governate da un anno dal centrosinistra, Arru ha osservato: “È evidente che non si dispone di alcuna bacchetta magica, ma serviranno tre anni per invertire una cattiva gestione reiterata nel tempo”.

Nei 750 milioni di disavanzo stimato è stato inserito anche ‘l’aumento naturale’ dei servizi ospedalieri. Paci spiega: “Essendo le prestazioni sanitarie altamente specialistiche, il loro costo cresce annualmente. E noi questa maggiore spesa non solo l’abbiamo calcolata, ma la metteremo nel bilancio pluriennale della Regione, diversamente i conti delle Asl saranno sempre in affanno”. Per il 2016, è stato previsto un aumento naturale di 45 milioni che sale a 65 nel 2017 e arriva a 99 milioni nel 2018.

Pigliaru ha chiamato i 750 milioni”un disavanzo patologico, frutto di inefficienze alle quali stiamo ponendo rimedio. La correzione della spesa sanitaria è un classico investimento per il futuro: gli effetti non sono immediati, ma è un intervento strutturale necessario perché sta erodendo la finanza regionale”. Il percorso è cominciato “col monitoraggio trimestrale dei conti – ricorda Arru -, e si tratta di un percorso col quale abbiamo potuto individuare i flussi finanziari maggiormente fuori controllo”.

Senza il piano di rientro, “nel 2018 il deficit della sanità sarda avrebbe raggiunto i 907 milioni”, si legge in una slide allegata ai dati sul piano triennale di rientro. E dalla Giunta, a domanda precisa, si dicono anche pronti a “prevedere sanzioni per quei dirigenti medici che hanno superato i costi standard previsti dalla legge”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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