Fluorsid, c’è anche la truffa: gesso inquinato venduto a imprese estere

Spunta il caso del “gesso inquinato” nell’inchiesta Fluorsid: secondo il gip Cristina Ornano la spa vendeva il materiale mischiandolo con rifiuti da discarica.

Si intitola “La truffa in danno degli acquirenti nigeriani”, il capitolo che il gip Cristina Ornano dedica “all’illecito smaltimento, mediante vendita, di materiale inquinato”. Nello specifico si tratta di gesso per l’edilizia, prodotto dalla Fluorsid con gli scarti delle lavorazioni. Così a pagina 91 dell’ordinanza che ha fatto finire in carcere i vertici della spa di Tommaso Giulini, patron del Cagliari Calcio, più il titolare, un dipendente e un ex lavoratore delle ditte esterne. In tutto sette arresti, di cui cinque in carcere e due ai domiciliari (qui tutti i nomi). L’inchiesta è in mano al pm Marco Cocco.

Il caso della truffa riguarda “il deposito – in origine per il gesso – denominato Vecchia laveria“, scrive il Gip. È l’area di circa cinque ettari sequestrata ieri contestualmente agli arresti. Si trova ad Assemini, nella località di Terrasili. Il terreno è proprietà di Ignazio Collu e Pietrina Lussu, si ricava dall’ordinanza.

LEGGIGip su Fluorsid: “Illecitamente smaltita anche una sostanza mortale”

Ancora il giudice per le indagini preliminari: “La società Fluorsid risulta autorizzata a rimuovere e smaltire, anche commercialmente, il materiale ivi depositato e sedimentato sul presupposto che sia costituito da solfato di calcio e fluoruro di calcio (il gesso appunto). Era vietato lo smaltimento di qualsiasi altro tipo di rifiuto. Come si è visto però – continua il Gip – dopo la sua riapertura e specialmente dal 2014-2015 in poi, la Vecchia laveria è stata utilizzata non quale deposito e stoccaggio di materiale ancora commerciabile, ma come una vera e propria discarica, attraverso il sistematico interramento di fanghi acidi e rifiuti pericolosi e tossico-nocivi derivati dalla lavorazione industriale della Fluorsid”.

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La compravendita del gesso inquinato è stata accertata dalla Procura di Cagliari con le intercettazioni, telefoniche e ambientali, “dalle quale si è acquisita ulteriore conferma sul fatto che tali sottoprodotti siano il risultato della miscelazione di rifiuti non più suscettibili di normale utilizzo commerciale”, ha scritto ancora il Gip. Invece “detti materiali sono stati venduti ad acquirenti ignari, anche extraeuropei, ai quali all’atto di acquisto veniva mostrato del gesso ‘buono’, appena prodotto nel corso della normale produzione Fluorsid, ma poi in sede di caricamento sulla nave veniva consegnato materiale estratto da Terrasili, miscelato a quello ‘buono'”.

Di questo ‘trucchetto’ ne parla, in una intercettazione di maggio 2016, uno dei dirigenti Fluorsid arrestati, Alessio Farci, ingegnere responsabile della produzione. Farci discute col collega Luca Pistis (non indagato) che è il capo del settore vendite. Pistis riferisce a Farci quando sarebbe arrivato nello stabilimento Fluorsid “quello che prende il gesso per la Nigeria”. Ma in azienda erano attesi anche alcuni acquirenti della Lettonia e quelli della Lafarge, colosso francese nella produzione di calcestruzzi, cemento e intonaci. Proprio sul manager che per il gruppo transalpino trattava con la Fluorsid, Pistis dice che è “uno Zurigo, di gesso non ne sa un ca…”.

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Il Gip scrive ancora: “Analoghe operazioni sono state mese in atto anche nei mesi successivi, con protagonista sempre il Farci. Orbene – si legge ancora nell’ordinanza -: al di là della truffa perpetrata contro gli acquirenti nigeriani, ciò che qui interessa è il materiale preso da Terrasili e definito da tutti i protagonisti della Fluorsid e delle ditte esterne di Bollani come ‘immondezza’, ‘merda’, ‘merderia’ ed espressioni similari. Materiale – conclude il Gip – non certo rispondente alle qualifiche tecniche richieste per i gessi, tanto che per poterli spacciare agli acquirenti si rendeva necessario organizzare più volte quella messinscena emersa dalle conversazioni intercettate”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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