Salvini a Cagliari: “Non vi chiedo il voto, ma cuore e testa per cambiare l’Italia”

“Non vi chiedo il vostro voto. Perché il voto va e viene. Io vi chiedo qualcosa di più: il cuore e la testa per cambiare l’Italia e insieme ce la possiamo fare: anche la Sardegna viene maltrattata da decenni”. Matteo Salvini sceglie Cagliari la sua prima uscita pubblica nell’Isola da aspirante leader del centrodestra alle Politiche di marzo. Il capo leghista ed eurodeputato non parla mai di candidatura, ma i mille arrivati alla Fiera hanno tutti tra le mani un cartello preparato dall’organizzazione: lo sfondo è blu con la scritta “Matteo Salvini premier”.

Il numero uno delle camicie verdi parla per mezz’ora abbondante, dalle 17,55, dopo che nel palco si sono alternate seconde e terze file del partito, mentre lo stesso eurodeputato stava in platea a farsi selfie. Sono intervenuti Salvini a Cagliariil parlamentare toscano Claudio Borghi, il commissario regionale Eugenio Zoffili, il coordinatore dei giovani leghisti Andrea Grippa e quello isolano Andrea Piras. I big della politica sarda snobbano invece l’evento: si sono solo il senatore Emilio Floris e il suo delfino in Forza Italia, il consigliere regionale Stefano Tunis. Qualche sedie più indietro l’ex eurodeputata e sindaca di Lula, Maddalena Calia, anche lei con un passato azzurro. E sono proprio loro a riconoscere, tra le persone sedute in platea, molti (ex?) elettori di centrodestra.

Salvini usa la solita ricetta per scaldare la folla, cominciando dai “clandestini perché non stanno sfuggendo dalla guerra – dice -, ma ce la portano in casa nostra. È un dovere accogliere donne, bambini e ragazzini se arrivassero dalla Siria, ma così non è. Lo vedete anche voi: siamo invasi da persone che passano le giornate negli hotel senza fare nulla tutto il giorno. Questo è anche un business per alcuni italiani, ma noi lo fermeremo quando saremo al Governo, chiedendo loro conto di ogni euro intascato. Lo Stato – va avanti Salvini – dimentica che prima del diritto a emigrare, esiste quello a non emigrare. Io mi sento responsabile ogni volta che un giovane sardo lascia questa terra bellissima per andare a cercare un lavoro fuori. Noi della Lega difendiamo il principio del buon padre di famiglia: prima vengono gli italiani”.

Di politica regionale, però, il leader leghista quasi non parla. Aveva fatto solo un passaggio appena arrivato alla Fiera, alle 16,20, sollecitato dalle domande dei giornalisti. “Mi appello a tutte le forze autonomiste della Sardegna – ha detto – che hanno sempre meno voglia di dialogare con Roma e Bruxelles“. E quando dalla platea gli chiedono si spendersi per trasformare l’Isola in zona franca totale, lui dribbla. Seduta nelle prime fila c’è anche Maria Grazia Randaccio, la fondatrice dell’omonimo movimento regionale, che urla: “Esiste già, esiste già”. Salvini risponde: “Inutile signora che lo ripete sei volte. Io comunque sono come San Tommaso: se non vedo, non credo. Anche l’articolo uno della Costituzione è legge, eppure in Italia l’occupazione è un’emergenza”.

Per il resto Salvini si sofferma solo gli obiettivi di governo a livello nazionale. “E sono pochi punti perché noi non siamo come quelli di sinistra che si fanno vivi per le elezioni e poi spariscono. La Lega vuole tagliare le tasse e dare lavoro. Noi cancelleremo la legge Fornero, il redditometro e gli studi di settore. Noi vogliamo anche i crocifissi nelle scuole e chi viene in Italia – continua tornando sull’argomento dei migranti – deve adeguarsi alle nostre regole. Altrimenti ritorni a casa sua. Andremo a prenderli uno ad uno per mandarli via, quelli che non hanno il diritto di stare qui”.

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In platea applaudono e quando Salvini chiede se sanno “perché la sinistra vuole approvare lo Ius soli”, in coro rispondono: “Peri i voti”. E lui: “Bravi. Il Pd ha capito che gli italiani non votano più da quella parte e allora cerca gli stranieri. Eppure mio figlio mi dice che ai suoi compagni di scuola non italiani non interessa la cittadinanza: stiamo parlando di bambini che hanno ugualmente la possibilità di giocare, studiare ed essere curati”.

Salvini racconta quindi di emozionarsi ogni volta che sente “No potho reposare cantata da Andrea Parodi” e aggiunge che “stasera tiferò per il Cagliari (partita in notturna al Sant’Elia)”. Poi l’attacco alla Boldrini che “pensa di tutelare le donne solo perché parla di ministra, assessora e falegnama, noi invece vogliamo gli asili nido gratis e la castrazione chimica per chi stupra le donne e violenta i bambini”.

Il leader della Lega lascia per ultimi i “valori del nostro partito: ordine, legalità, rispetto, disciplina e totale sostegno alle forze dell’ordine. Sempre e comunque”. Un’apertura che in serata fa diffondere al sindacato della Uil Polizia una nota: “All’onorevole Salvini – si legge – abbiamo affidato un mini dossier sulla situazione degli agenti a Cagliari e nel Sulcis tra carenze di organico, invecchiamento del personale e disagi”. Tra i tanti punti messi nero su bianco anche “il progetto per una nuova caserma per il Reparto mobile, fermo da 22 anni. Dato che la sicurezza è spesso oggetto delle personali battaglie dialettiche di Salvini – dice il segretario Marco Grandi -, il suo aiuto potrebbe essere utile per risolvere i problemi”. Alle 18,40 Salvini saluta Cagliari. Dalla Fiera vanno via alla spicciolata.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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