Quando Solinas ‘salvinizzava’ il Psd’Az: il pranzo di Sardara è una resa dei conti

Si aggiungono nomi e dettagli alla mutazione del cerchio magico di Christian Solinas, un avvicendamento di amicizie che in buona parte spiega il banchetto di Sardara. Perché il 7 aprile scorso, nel ristorante di Sardegna Termale, con un tam tam di inviti partito da Gianni Corona, uno dei tre soci della struttura, ex dem folgorato sulla via del centrodestra, i primi a darsi appuntamento sono stati i fedelissimi della prima ora di Solinas. Uomini del presidente che in questi due anni e mezzo di legislatura sono stati scaricati lentamente ma inesorabilmente, per far spazio a nuovi solidalizi.

Al netto del fatto che il blitz della Finanza a Sardara è stato possibile per una ‘soffiata’ dal chiaro sapore politico, una rilettura in filigrana degli eventi porta dritti allo stesso Solinas. Serve il calendario alla mano. La notizia di Sardara è venuta fuori il 9 aprile, pubblicata da L’Unione Sarda. Ancora non si conoscevano i nomi dei partecipanti. Il presidente della Regione fa silenzio per un giorno. Poi l’11 aprile, messo alle strette da Progressisti e M5s che già dal 10 aprile chiedevano al governatore di “chiarire o dissociarsi“, Solinas dà segni di vita. Ma non ci mette la faccia (come suo solito quando butta male). Il presidente si affida al capo Ufficio stampa, Ignazio Artizzu. Emblematico un lancio Ansa di quel giorno, che recita così. “Secondo fonti vicina alla presidenza, Solinas esprime sconcerto e disappunto per una vicenda che si è consumata a sua totale insaputa e resa ancora più grave perché avvenuta in un momento di grande sofferenza per i cittadini sardi, costretti a sacrifici e limitazioni a causa della pandemia“.

La strada della resa dei conti nel cerchio magico del presidente è imboccata quel giorno. Quando i giornali cominciano a pubblicare la lista dei presenti, Solinas sa già tutti i nomi dei partecipanti al pranzo. Il tentannamento di chi prima nega di esserci stato e poi è costretto ad ammetterlo, si inserisce esattamente nel solco della paura di un provvedimento, come Solinas ha annunciato quello stesso 11 aprile attraverso Artizzu. Cuor di leone, infatti, non se ne sono visti: si è andati dal “ho mangiato solo un pezzo di pane”, come detto dal comandante della Forestale, Antonio Casula, alla versione corretta dal portavoce di Solinas, Mauro Esu (“Non c’ero”. Anzi, “c’ero ma non al pranzo”). O come ha fatto il general manager dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, Giorgio Sorrentino: “Ero lì ritenendo si trattasse di un incontro che avrebbe riguardato più direttamente la mia azienda” (ieri Sorrentino si è dimesso insieme alle altre due manager che lo affiancavano, Paola Racugno e Roberta Manuntza).

E se la Sardegna fantasticava su Sardara in bilico tra il pranzo dei massoni e la spartizione degli incarichi, il governatore pensava invece a come intessere la ‘vendetta’ per lo sgarbo ricevuto. Alle terme è stato fatto un pranzo  escludendo Solinas. Tant’è: il governatore, eterno attendista, uno con un tanto così di pelo sullo stomaco, dapprima voleva fare tutto da solo. Precisamente pensava di silurare i ‘traditori’ usando un emendamento del Dl 107 sui maxi staff. Ma non aveva calcolato che così la Regione avrebbe dovuto pagare un anno di stipendio malgrado il benservito. Quindi ai giornali che hanno voluto abboccare, Solinas ha fatto credere di aver mandato le lettere. Non era vero. La partita dei procedimenti disciplinari – e non può essere diversamente – l’ha presa in mano la Dg del Personale, Silvia Cocco, anche perché alcuni contratti dei dirigenti li ha firmati lei. La responsabilità è la sua. La fedina penale soprattutto.

Il pranzo di Sardara è il logorio di una serie di rapporti personali incrinati. Sulla comunicazione, per esempio, Solinas non chiede quasi più nulla a Esu ma fa mandare tutto da Artizzu. Nell’Ufficio di gabinetto di Solinas non è più come un tempo nemmeno tra il governatore e il consulente Christian Stevelli, messo abbastanza da parte dopo la sconfitta alle Comunali di Quartu. Eppure Solinas pur di avere Stevelli in squadra si è beccato a fine 2019 un avviso di garanzia (tuttora in piedi) per abuso d’ufficio (poi se n’è aggiunto anche un secondo, sempre per nomine fatte).

Nella lista degli scaricati da Solinas c’è anche Giancarlo Acciaro, il sardista che negli anni Novanta centrò l’elezione a Montecitorio nella lista della Lega. Acciaro è stato decisivo nel far stringere a Solinas l’alleanza con Matteo Salvini. Il governatore, però, non l’ha mai ‘ricompensato’: gli ha negato un assessorato che sembrava sicuro  per rifilargli un posticino da consigliere nel Cda di Sogeaal, società che gestisce lo scalo di Alghero. Periferia politica. Da lì il potere si vede coi binocoli.

Eppure Acciaro è stato uno degli uomini ‘usati’ da Solinas per spaccare il Psd’Az a Sassari, il cuore del partito sino a qualche anno fa. Ne sanno qualcosa sia l’ex grande capo sardista, Giacomo Sanna, che l’attuale presidente Antonio Moro. Anni fa Sanna e Solinas si allearono al congresso di Cagliari nel 2012: allora il soriano pentito Paolo Maninchedda aveva intenzione di contare qualcosa nei Quattro Mori, ma lo fecero fuori. Ma passati tre anni, il sodalizio politico tra Solinas e Sanna si è dissolto: nel congresso successivo, ad Arborea nel 2015, Solinas prese in mano il partito mettendo in minoranza Sanna. Allora gli Esu (oltre a Mauro anche il fratello Stefano, attuale consulente dell’assessore agli Enti locali e all’Urbanistica) facevano tutti parlare del cerchio magico di Solinas.

A Sardara c’era Bastianino Spanu, capogruppo del Psd’Az a Porto Torres, altro sardista ‘usato’ da Solinas nel Sassarese per fare fuori Sanna e Moro. In quegli anni anche Stevelli girava la Sardegna con la spilletta dei Quattro Mori sulla giacca, da commissario di sezione (qui la salvinizzazione del Psd’Az da parte di Solinas). Sempre allora Stefano Esu, che si era fatto le ossa con le alleanze collaborando nella legislatura 2009-2014 con il consigliere regionale Efisio Planetta, era ugualmente un intoccabile di Solinas.

Oggi i più fidati consiglieri del presidente sono due. Uno fa base a Cagliari ed è Nanni Lancioni, il consigliere regionale senza il quale il governatore non si muove da Villa Devoto; l’altro è il senatore-ortopedico Carlo Doria, arrivato nell’entourage di Solinas grazie ad Acciaro. Doria è stato candidato da Solinas – al posto di Moro – alle Suppletive 2020 per il Senato, nel collegio del Nord. Il ‘professore delle ossa’ è anche docente universitario e a Cagliari si fa vedere di tanto in tanto. L’ultima volta ha accompagnato a Villa Devoto la viceministra Alessandra Todde.

La legislatura in corso, cominciata a marzo 2019, è al giro di boa. Mancano altri due anni e mezzo perché finisca. Chissà quante altre volte Solinas cambierà cerchio magico. Di sicuro, se dovesse passare il Dl 107 (la vergogna del doppiopesismo, il trionfo del moralismo con gli errori degli altri), l’infornata di amici sarebbe garantita al mille per mille. Sei milioni di euro per sessanta nomine, compreso un autista attraverso una riforma che ha l’obiettivo di dare “un nuovo impulso all’azione amministrativa“. La speranza è che la Procura ci metta il naso.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share