Pigliaru ai sindaci: “In tutta l’Ue 10 città metropolitane. Assurdo 2 in Sardegna”

La risposta del governatore ai primi cittadini che ancora chiedono di istituire più Città metropolitane, oltre quella di Cagliari.

“In Sardegna ci sarà una sola Città metropolitana, a Cagliari”. Il punto lo ha (ri)messo Francesco Pigliaru nel vertice di mezzogiorno sulla riforma delle Province.

Al tavolo di viale Trento, c’era una delegazione di sindaci che, in rappresentanza di Anci (Associazione dei Comuni) e Cal (Consiglio per le autonomie locali), stava di nuovo chiedendo modifiche rispetto alla ‘questione metropolitana’, tema che nelle settimane scorse sembrava definitivamente chiarito. Invece negli ultimi giorni le fasce tricolori del Centro e del Nord Sardegna sono tornate a mobilitarsi, sino all’incontro odierno. Ma Pigliaru, insieme all’assessore Cristiano Erriu, ha chiuso ancora una volta alla possibilità di moltiplicare gli enti. Le uniche revisioni ammissibili riguarderanno le Unioni dei Comuni, diventate un altro nodo del riordino dopo le ulteriori modifiche fatte dalla commissione Riforme del Consiglio regionale al testo iniziale della Giunta (quel dl 176 approvato a gennaio 2015).

Sono rimasti in sala Giunta per tre ore e mezzo, i primi cittadini e il governatore. Pigliaru era seduto tra Erriu e il presidente della commissione consiliare, Francesco Agus (Sel). Per l’Anci hanno partecipato Pier Sandro Scano e Umberto Oppus, mentre il Cal era rappresentato da Giuseppe Casti ed Emiliano Deiana. Al vertice pure le fasce tricolori dei Comuni in guerra: su tutti Nicola Sanna (Sassari), Gianni Giovannelli (Olbia) e Andrea Soddu (Nuoro). Presente anche il vicecapogruppo Pd, Roberto Deriu.

Pigliaru ha invitato la delegazione a guardare gli assetti nel resto dei Paesi Ue per capire peso e valore delle Città metropolitane. “Se ne contano dieci in tutta Europa – ha ricordato il capo della Giunta -, sarebbe assurdo che solo in Sardegna ne istituissimo due”. E siccome in questi mesi Sassari, Olbia e Nuoro hanno rivendicato il riconoscimento della Città metropolitana anche per motivi economici (e non solo per ragioni di prestigio), Pigliaru ha detto: “È un obiettivo di questa maggioranza portare avanti una seria pianificazione anche sui centri di medie dimensioni. Non lasceremo indietro nessuno, nemmeno i paesi più piccoli. La crescita deve essere per tutti. Ma per arrivare al miglior governo dei territori – ha spiegato il governatore – occorre riformare il sistema delle autonomie locali”.

In quest’ottica, Pigliaru ed Erriu sono sostenitori delle Unioni dei Comuni che saranno di tre tipologie (metropolitane, montane e normali) e dovranno essere riunire almeno 10mila abitanti. Nella riforma varata dalla commissione consiliare, è previsto che le Unioni gestiranno le competenze municipali, ad esclusione dell’anagrafe,  nel caso in cui non ci sia un dirigente. Questo nell’ottica del risparmio. Tuttavia, la soluzione di centralizzare le funzioni secondo una dimensione sovracomunale non è piaciuta ai sindaci dei centri più piccoli che temono di perdere fette di autodeterminazioni, e quindi di potere, e hanno aperto il caso con l’Anci e il Cal.

Su questo è facile immaginare che si saranno ancora cambi nel Capo II della riforma che disciplina le Unioni dei Comuni (dall’articolo 7 al 19) . Lo stesso Pigliaru ha precisato: “C’erano dei malumori sinceri, per questo abbiamo riaperto il confronto. I problemi irrisolti non fanno bene alla Regione”. Non solo: in serata la delegazione che ha incontrato Pigliaru ed Erriu è attesa all’ultimo piano del palazzo di via Roma, per una riunione col presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, e i capigruppo di maggioranza e di opposizione. Si tratterà di calendarizzare una serie di incontri, a partire da domani, per concordare gli emendamenti da portare direttamente in Aula, dove l’esame della riforma comincia il 9 dicembre (non sono ammessi ulteriori passi in commissione).

Insomma, è un cammino sofferto quello che sta accompagnando la nuova legge sulle autonomie locali e non si escludono colpi di scena in Consiglio. Resta il fatto che Pigliaru, in caso di ribaltoni, per esempio sulle Città metropolitane, ha già detto che si dimetterà. E con lui l’intera assemblea, eventualmente, dovrà andare a casa.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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