Riforma Province, scatterà l’obbligo di riunirsi in Unioni dei Comuni

Serviranno almeno 4 Comuni e 10mila abitanti. Tre le tipologie delle Unioni: normale, montana e metropolitana. Ecco le differenze.

Normali, montane e metropolitane. Saranno di queste tre tipologie le Unioni dei Comuni che andranno a formarsi in Sardegna non appena il riordino degli enti locali diventerà legge. Con un vincolo: l’adesione sarà obbligatoria e dovrà essere fatta entro 90 giorni dall’approvazione della norma. Diversamente avverrà d’ufficio.

La classificazione delle Unioni dei Comuni è prevista all‘articolo 8 del ddl che la Giunta ha approvato a gennaio 2015 su proposta dell’assessore agli Enti locali, Cistiano Erriu. Il resto è storia notissima: a marzo la commissione Riforme del Consiglio regionale ha cominciato a discutere il ddl, dividendosi una volta e un’altra ancora, con annesse guerre interne alla maggioranza.

A prescindere dalla tipologia, a ogni Unione dei Comuni dovranno aderire almeno quattro enti locali e la popolazione totale non potrà essere inferiore ai 10mila abitanti. Attualmente in Sardegna ci sono 34 Unioni dei Comuni, ma cinque non raggiungono la soglia minima di popolazione, quindi la loro composizione andrà rivista. Non solo: ci sono 60 Comuni che non hanno mai aderito ad alcuna Unione, invece dovranno farlo.

La cifra politica del ddl, diviso in 76 articoli, è che nulla è cambiato rispetto a gennaio: le tre tipologie sono previste oggi come allora. Di certo Sassari e Olbia non l’hanno spuntata: le due città del Nord Sardegna avranno sì un riconoscimento come area metropolitana, ma solo all’interno dell’Unione dei Comuni. L’unica Città metropolitana sarà Cagliari.

La differenza è una questione di competenze: Cagliari – che accorperà Sestu, Quartu, Quartucciu, Selargius, Monserrato, Elmas, Capoterra,  Assemini, Sinnai, Settimo, Decimo, Maracalagonis, Pula, Sarroch, Villa San Pietro e Uta – avrà maggiori poteri, previsti all’articolo 34. Si legge: “Alla Città metropolitiana vengono attribuite le funzioni fondamentali della provincia di Cagliari, quelle proprie stabilite dalla presente legge o da altre leggi regionali e quelle attribuite dai Comuni facenti parte della città metropolitana”. In particolare, “adozione e aggiornamento annuale del Piano strategico di sviluppo”, ma anche “elaborazione dello strumento di pianificazione generale” così come “la promozione e la gestione, in forma integrata, dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione”. Ancora: “Mobilità e viabilità, coordinamento dello sviluppo economico e sociale e dei sistemi di informatizzazione”.

Per quel che riguarda le Unioni dei Comuni di area metropolitana, l’articolo relativo alle funzioni non è stato ancora ultimato. Di sicuro non sarà prevista l’esistenza di un Piano strategico territoriale, ma ci sarà al massimo un coordinamento tra Puc. La particolarità della tipologia è che nel territorio devono esistere almeno un porto e un aeroporto. Per questo Sassari si accorperà a Porto Torres ed Alghero, ma anche a Sorso e a Sennori. Olbia, invece, potrebbe fare gruppo con Golfo Aranci, anche se ha i numeri per restare da sola, avendo una popolazione di quasi 60mila abitanti.

Le Unioni dei Comuni montane ricalcano invece le vecchie Comunità montane: servirà un’altitudine minima, fissata in 601 metri, come prevede la legge 1102 del ’71, alla quale fa riferimento lo stesso ddl.

Francesco Agus (Sel), il presidente della commissione Riforme, fa sapere: “La legge è urgente e la prossima settimana voteremo gli articoli per arrivare quanto prima in Aula”. E c’è da pensare, visto i tanti mesi di discussione, che non sarà un cammino senza ostacoli. A domanda precisa sul fatto che ci possano essere franchi tiratori, Agus dice: “Il tempo della discussione c’è stato, ora siamo all’assunzione di responsabilità“.

Insomma, si capirà soltanto in Consiglio se l’accordo in maggioranza reggerà. E, soprattutto, se il Pd ha davvero fatto pace come sembra, oppure ci saranno voti trasversali con l’opposizione. E oltre ai ‘casi Sassari e Gallura’, per i quali si è apertamente schierato il presidente del Consiglio, Gianfranco Ganau, non va sottovalutata la questione Nuoro, rappresentata su tutti dal vicecapogruppo Pd, Roberto Deriu, che per il proprio territorio non si aspetta un ruolo da Cenerentola. Ma qualcosa la chiede pure Franco Sabatini, il consigliere dell’Ogliastra e unico eletto in quota Lanusei-Tortolì.

Come andrà a finire, è difficile prevederlo. Il riordino degli enti locali è comunque fondamentale per far avanzare il centrosinistra sulle altre riforme: senza la ridefinizione delle Province non può essere approvata la riorganizzazione della rete ospedaliera. E anche questo è un ddl fermo da parecchi mesi, dal momento che la Giunta, su proposta dell’assessore alla Sanità, Luigi Arru, lo ha approvato a luglio.

Nella prima fase le Unioni dei Comuni, che avranno tutte un proprio statuto interno, assorbiranno le funzioni delle Province, con due schemi: nel Sulcis, nel Medio Campidano, in Gallura e in Ogliastra, cioè gli enti intermedi istituiti con legge regionale e per questo sopprimibili, il passaggio di competenze riguarderà anche le strade, la viabilità e l’ambiente. Ovvero, le tre funzioni fondamentali delle Province che dove continueranno ad esistere, ovvero a Cagliari, nel Sassarese, a Nuoro e a Oristano, eserciteranno ancora le competenze in materia di pubblica istruzione, viabilità e discariche.

Con uno sguardo più ampio, invece, la riforma degli enti locali prepara a un altro passaggio chiave per il riordino delle autonomie: se a livello nazionale il decreto Monti del 2012 verrà confermato, tutti i Comuni sotto i 5mila abitanti avranno l’obbligo di riunirsi in Unioni, anche per quelle funzioni di competenza municipale.

Alessandra Carta
(@alessacart on twitter)

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