Adesso che nel Pd nazionale hanno pattuito la tregua – dem concordi nel non sostenere né un governo M5s né uno di centrodestra – il partito sardo ha un problema in meno da gestire nel già complicato quadro politico regionale. Domani 4 maggio a Oristano torna a riunirsi l’Assemblea, cioè il parlamentino da 160 che ha il compito di votare un nuovo segretario, qualora quello in carica decida di dimettersi.
La convocazione l’ha decisa lo stesso leader isolano, Giuseppe Luigi Cucca, dopo la riunione del 21 aprile scorso voluta dai soriani e alla quale non ha partecipato la maggioranza che sostiene lo stesso Cucca. Ma la buca data all’appuntamento del mese scorso dai due terzi del partito non va interpretata come un segno di compattezza. Anzi. La componente popolare-riformista, cioè l’area Cabras-Fadda, ha già comunicato al segretario, in più di una occasione, che sarebbe necessario un suo passo indietro, visto il risultato sardo alle Politiche del 5 marzo, col Pd poco sopra il 15 per cento.
Cucca, sostenuto a sua volta da renziani ed ex Ds, non ha alcuna intenzione di farsi da parte. E infatti all’ordine del giorno dell’Assemblea di domani non ci sono le sue dimissioni. Il segretario, eletto ad aprile 2017 anche coi voti dei popolari-riformisti, vuole discutere di alleanze preparatorie alle Regionali del prossimo anno.
Al momento i margini di manovra sono molto ridotti: Cucca sa bene il parlamentino dem ha potere di eleggere un nuovo segretario solo nel caso di una rinuncia volontaria all’incarico. Col voto di sfiducia, invece, la scelta del leader può avvenire solo attraverso il congresso. Per contro, i popolari-riformisti e l’area Soru, che pure insieme avrebbero i numeri per mandare a casa Cucca, non sono nelle condizioni di forzare la mano, non avendo un nome capace di metterli d’accordo.
La componente Cabras-Fadda spinge infatti per il vicesegretario Pietro Morittu, mentre la corrente dell’eurodeputato punta su Dolores Lai, la consulente in Consiglio regionale del presidente Gianfranco Ganau, una organica sino allo scorso marzo alla stessa area popolare-riformista. Poi la decisione di candidarsi alla guida del partito, una mossa che al momento le è valsa solo l’appoggio dei soriani.
Lo scenario più probabile è che domani a Oristano non succeda nulla di sostanziale: quasi sicuramente le tre aree interne si limiteranno a spiegare le rispettive posizioni, equivalenti a un incartamento senza via uscita. A uno stallo che a Cucca conviene, perché nel caso di elezioni politiche anticipate, la sua candidatura in Senato sarebbe riconfermata visto il ruolo di segretario regionale. Cucca, peraltro, è molto vicino all’ex premier Matteo Renzi e questo gli garantisce un’ulteriore blindatura in caso di nuovo voto, così come è successo ai deputati Romina Mura e Gavino Manca che alle urne del 4 marzo hanno incassato l’elezione perché le liste in Sardegna le ha decise Renzi.
Sullo sfondo la proposta dell’ex parlamentare Silvio Lai di costituire un Pd sardo: l’ipotesi resta in campo e Lai domani potrebbe mettere il tema sul tavolo, chiedendo anche l’avvio di una raccolta firme. O anche di un referendum interno, previsto dallo Statuto. Cioè una conta che potrebbe rappresentare, per alcuni versi, l’uscita dalla paralisi perché introdurrebbe un elemento nuovo nel dibattito con la formazione di alleanze anche trasversali rispetto agli attuali schieramenti.
Al. Car.
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